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Cambio rotta su Covid, verso commissione d’inchiesta

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Stop alle misure restrittive che ci hanno accompagnato negli ultimi due anni di pandemia. La premier Giorgia Meloni, nel suo discorso per la fiducia alla Camera, ha annunciato un deciso cambio di rotta affermando che l’Italia non replicherà il modello restrittivo contro il Covid messo in atto in passato, ed ha anche chiesto maggiore chiarezza sulla gestione della crisi pandemica. Si istituirà dunque una commissione d’inchiesta parlamentare ad hoc: la conferma arriva da Fdi. Due pdl in tal senso erano già stati presentati da Iv e Lega. Nessun riferimento da parte della premier, invece, al proseguimento della campagna vaccinale. Un elemento che ha provocato l’immediata risposta dell’ex ministro della Salute Speranza: “Spiace che Meloni non sia uscita ancora dalla campagna elettorale. Neanche una parola sui vaccini che sono stati il fattore fondamentale per chiudere la fase più dura. Ha forse ancora paura di scontentare i no vax?”. Secondo il presidente della Federazione degli ordini dei medici, Filippo Anelli, il discorso della Meloni va letto in modo preciso: “ha fatto un ragionamento di carattere generale e ha puntato molto sulla libertà individuale. Oggi viviamo il tempo della responsabilizzazione e in questa fase – ha aggiunto – è una posizione che come Fnomceo condividiamo”. Quanto alla commissione d’inchiesta, già ad aprile 2021 Fdi aveva ufficialmente chiesto la calendarizzazione di una proposta di legge Meloni-Lollobrigida-Bignami sull’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid e sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale. La logica della commissione di inchiesta, viene sottolineato da Fdi, non è punitiva verso i sanitari che hanno tenuto in piedi il sistema in un momento drammatico ma vuole mettere in mora chi in quella fase ha pensato ad arricchirsi, ad esempio sulle mascherine. Un’inchiesta che ha coinvolto Domenico Arcuri, Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19. La Procura di Roma aveva infatti aperto le indagini sull’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine – un affare da 1,25 mld di euro – effettuato con l’intermediazione di alcune imprese italiane, mascherine risultate irregolari in grandi quantità. Lo scorso marzo sono state però archiviate le accuse di corruzione e peculato per Arcuri e per l’ex commissario si ipotizza una richiesta di rinvio a giudizio solo per abuso d’ufficio. Ma sono anche altre le inchieste sul campo: da quella della Procura di Lodi sull’ormai famoso ‘paziente 1’, indagato per epidemia colposa e poi archiviata, fino alle indagini milanesi, da poco riaperte, sulle centinaia di morti allo storico Pio Albergo Trivulzi. La commissione d’inchiesta potrebbe inoltre affrontare la questione del mancato rinnovo negli anni del piano pandemico nazionale, poi rinnovato durante la gestione del ministro Roberto Speranza. Plaude all’annuncio di una commissione d’inchiesta Italia Viva: “Non faremo mancare il nostro apporto al governo su questo punto”. Una pdl in tal senso era già stata presentata proprio da Iv, ed oggi anche la Lega ribadisce la richiesta: “Nella scorsa legislatura, la Lega per prima ha presentato una pdl per istituire una Commissione di inchiesta sull’operato del Governo Conte II. Ora, l’abbiamo ripresentata. Bene FdI, dichiara Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera. Si dice concorde con l’avvio di una commissione d’inchiesta anche l’infettivologo Matteo Bassetti, che invita inoltre a passare dalle parole ai fatti nell’eliminazione di misure come la quarantena dei positivi asintomatici. Ma sullo stop alle misure restrittive è pronta la replica dell’ex ministro Speranza: “Il modello italiano ha messo sempre al centro la tutela del diritto alla salute e la centralità dell’evidenza scientifica”.Intanto, scade tra pochi giorni – il 31 ottobre – l’obbligo di mascherine in ospedali e Rsa, e su questo tema si attendono le decisioni del neo ministro Schillaci. Resta anche l’obbligo, fino al 31 dicembre, della vaccinazione Covid per il personale sanitario: in questo caso, un cambiamento della norma richiederebbe un intervento del Consiglio dei ministri. Sullo sfondo anche la richiesta, più volta ribadita dall’ex sottosegretario leghista alla Salute Andrea Costa, di eliminare la quarantena per i positivi asintomatici, tuttora in vigore ma ridotta a 5 giorni.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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