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Cambio di leadership nella sezione di epidemiologia dell’EUPHA: Angelo Maria Pezzullo succede a Stefania Boccia

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Alla 17esima conferenza della European Public Health Association (EUPHA) si è celebrato un momento significativo per la sezione di epidemiologia della salute pubblica. Durante la sessione “Join the Network”, si è ufficializzato il passaggio di testimone tra Stefania Boccia, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e Angelo Maria Pezzullo (nella foto in evicenza con Stefania Boccia), napoletano di 33 anni, anch’egli della stessa università.

Un passaggio di testimone che guarda al futuro

Questo passaggio di leadership rappresenta un momento di continuità e rinnovamento per la comunità scientifica dell’EUPHA. Stefania Boccia, riconosciuta per il suo impegno e i risultati ottenuti come presidente di sezione, ha ricevuto il plauso dei colleghi per il suo lavoro instancabile. Sotto la sua guida, la sezione ha consolidato il suo ruolo strategico nella promozione della salute pubblica in Europa.

Dalla sua, Angelo Maria Pezzullo porta una nuova energia e una visione innovativa. La sua nomina a Presidente di sezione riflette non solo il riconoscimento delle sue competenze accademiche e professionali, ma anche la fiducia che la comunità ripone nella sua capacità di guidare il settore verso nuove sfide.

Un grazie a Stefania Boccia, un benvenuto ad Angelo Maria Pezzullo

Durante la cerimonia, la comunità dell’EUPHA ha espresso la propria gratitudine a Stefania Boccia per il suo contributo prezioso, sottolineando il suo ruolo centrale nello sviluppo della sezione. Allo stesso tempo, è stata accolta con entusiasmo la nuova presidenza di Angelo Maria Pezzullo, considerato una figura promettente per il futuro dell’epidemiologia della salute pubblica.

Un nuovo capitolo per la salute pubblica

Con questo cambio di leadership, l’EUPHA si prepara a un nuovo capitolo, rafforzando il suo impegno nella ricerca e nell’implementazione di strategie innovative per migliorare la salute pubblica a livello europeo. La comunità scientifica guarda con fiducia alla capacità di Angelo Maria Pezzullo di affrontare le sfide che attendono il settore, continuando a promuovere collaborazione e crescita.

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Esteri

Scheletro di dinosauro gigante venduto a 6 milioni

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Il piu’ grande scheletro di dinosauro mai messo all’asta in Francia, che misura 22 metri di lunghezza, e’ stato venduto sabato nella regione di Parigi per oltre sei milioni di euro. L’acquirente anonimo e’ un collezionista che ha detto di voler affidare lo scheletro di apatosauro, un erbivoro gigante, a un museo, secondo Collin du Bocage e Barbarossa. “Si tratta di una delle offerte piu’ alte per uno scheletro di dinosauro in Francia”, ha dichiarato Olivier Collin du Bocage. Con il 75-80% delle ossa originali, questo imponente esemplare e’ il piu’ grande dinosauro mai messo all’asta in Francia.

Lo scheletro del gigantesco erbivoro, che da vivo pesava circa venti tonnellate e si pensa abbia raggiunto i 45 anni di eta’, ha trascorso l’estate nell’aranciera del castello di Dampierre-en-Yvelines, a circa cinquanta chilometri a sud-ovest di Parigi, dove si e’ svolta la vendita. I resti di questo apatosauro, soprannominato Vulcan, sono stati scoperti nel 2018 nel Wyoming, negli Stati Uniti, dove la legge consente ai privati di acquisire concessioni nella speranza di scavare ossa preistoriche. Gli scavi si sono svolti tra il 2019 e il 2021 e sono stati finanziati da un investitore francese. Il fossile, composto da 300 ossa, e’ stato poi spedito in Francia per essere restaurato. Secondo i termini del contratto di vendita, il futuro proprietario si impegna a dare ai paleontologi l’accesso al dinosauro per poterlo studiare.

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Economia

Boom d’entrate. Manovra, ripescati Tfr e salario minimo

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Balzano le entrate fiscali e contributive nei primi nove mesi dell’anno e si allenta la pressione sul governo in vista della sessione di bilancio che sta per entrare nel vivo alla Camera. Dopo le inammissibilità degli emendamenti si passa ai ripescaggi e rientrano in pista due temi caldi: uno di maggioranza, cioè la riapertura del semestre di silenzio-assenso per conferire il Tfr e uno delle opposizioni, ovvero il salario minimo. La buona notizia, che per ora non dice molto di più sulle coperture per le modifiche alla manovra, viene dalla Ragioneria dello Stato. L’erario fa il pieno di entrate e incassa 33,5 miliardi in più nei primi nove mesi dell’anno.

Imposte e contributi portano un +5,6% di gettito. Solo il fisco fa incassare 27,9 miliardi, con una crescita del 6,5% rispetto all’anno scorso, mentre il gettito contributivo frutta 5,5 miliardi in più crescendo del 2,9%. Influiscono positivamente gli incassi dell’Irpef, molto probabilmente legati alla maggiore occupazione, ma anche le imposte pagate sul reddito e sugli utili delle società. Segnano poi una crescita del 29%, con un aumento che vale 2,4 miliardi, gli incassi relativi all’attività di accertamento e controllo, nei quali vengono contati anche i versamenti della rottamazione quater. Il buon andamento delle entrate fa brindare la maggioranza, in particolare il partito della premier.

“Questi risultati testimoniano una solida azione fiscale e smentiscono le accuse infondate di una fantomatica tolleranza verso l’evasione”, sottolinea il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti. E il collega Saverio Congedo, capogruppo in Commissione Finanze, spiega come i dati della Ragioneria smentiscano “la solita narrazione della sinistra”. Intanto, le opposizioni segnano un primo risultato nella Manovra: l’emendamento unitario presentato da Pd, M5S, Avs, Az e Iv, che punta a introdurre una disciplina sul salario minimo legale, è stato riammesso nella lista di quelli che verranno esaminati dalla Commissione Bilancio della Camera. Dopo essere stato dichiarato inammissibile per materia, oggi è rientrato dopo il ricorso presentato dai partiti e accolto dalla Commissione.

Il salario minimo è uno dei 5 temi sui quali l’opposizione prova a muoversi compatta in risposta alla legge di bilancio del centrodestra. Gli altri sono la sanità pubblica, anche con la richiesta di abolire il tetto alle assunzioni, l’estensione dei congedi paritari, l’automotive, la ricostruzione dell’Emilia Romagna. Il Pd al Senato denuncia anche il “totale disimpegno nel contrasto a mafie e corruzione” nella legge di bilancio, visto che sono stati quasi azzerati il fondo di sostegno alle P.A che subiscono minacce e quello per il sostegno ai Comuni commissariati per mafia, mentre in un provvedimento collegato viene abrogato il rating di legalità promosso da Anac, lo strumento per garantire trasparenza negli appalti. Tra gli emendamenti riammessi – circa 70 sui 1300 cassati – c’è anche quello caro a Lega e FdI che punta al rafforzamento dei fondi pensione. Propone l’apertura di un nuovo semestre per la scelta da parte del lavoratore di spostare il trattamento di fine rapporto dall’azienda alla previdenza complementare con la regola del silenzio-assenso.

In assenza di un’indicazione da parte del lavoratore, passati i 6 mesi, il datore di lavoro trasferisce il Tfr ai fondi pensione. Anche l’emendamento di Noi Moderati sullo stesso tema è stato riammesso, perché gli interventi sono “coerenti rispetto alle misure in materia di previdenza complementare” contenute nella legge di bilancio. Con tutta probabilità gli emendamenti salvati finiranno nella lista dei segnalati, cioè quelli su cui puntano i partiti, attesa per mercoledì alle 12. Una prima tranche dei 600 attesi arriverà già nella giornata di martedì. Probabilmente servirà un’ulteriore scrematura prima di arrivare al numero definitivo di quelli che verranno messi in votazione.

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Economia

Cgia, in Italia 118mila imprese sono a rischio usura

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Sono quasi 118mila le imprese italiane che si trovano a rischio usura, in crescita rispetto all’anno scorso di oltre 2.600 unità, dopo anni in cui erano in calo. Lo denuncia oggi l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia). Si tratta prevalentemente di artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e di conseguenza segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia, il che preclude a queste attività di accedere a un nuovo prestito. A livello provinciale, il numero più elevato di imprese insolventi si concentra nelle grandi aree metropolitane. Al 30 giugno scorso, Roma era al primo posto con 10.827 aziende: segue Milano con 6.834, Napoli con 6.003, Torino con 4.605 e Firenze con 2.433.

In termini percentuali, il peggioramento ha interessato innanzitutto Benevento con il +17,3% di imprese sofferenti (+97 in valore assoluto), poi Chieti con +13,9% (+101), Savona con +12,4% (+62), Rieti con +11,8% (+25) e Lecce con +11,4% (+179). L’area più “a rischio” è il Sud, dove si contano 39.538 aziende in sofferenza (pari al 33,6% del totale), il Nordovest con 29.471 (25%), il Centro con 29.027 (24,7%) e infine il Nordest con 19.677 (16,7%). Ad eccezione degli anni caratterizzati dalla crisi pandemica, dal 2011 ad oggi i prestiti bancari alle imprese italiane sono crollati. A fronte dei 1.017 miliardi di euro erogati verso la fine del 2011, nota la Cgia, siamo scesi ai 711,6 del febbraio 2020. Dopo l’incremento durante il periodo Covid, che ad agosto 2022 aveva innalzato lo stock erogato a 757,6 miliardi, è ripresa la riduzione, e a settembre di quest’anno si è attestato a 667 miliardi. In 12 anni, rispetto al picco massimo erogato nel 2011, le imprese hanno perso 350 miliardi di prestiti bancari, pari al -52,4%.

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