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Calciomercato, si raffredda la trattativa tra Napoli e Psg per Osimhen

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Sembrava fatta e invece la trattativa tra il Napoli e il Paris Saint Germain su Osimhen è ancora in pieno corso, anzi con dubbi. Il club parigino del miliardario Nasser Al-Khelaïfi e del tecnico Luis Enrique sta infatti vivendo un blocco nel cuore della squadra in cui, come riferisce oggi il quotidiano francese L’Equipe sia Kolo Muani che Gonzalo Ramos, due attaccanti messi dal club sul mercato, non vogliono lasciare la squadra, cercando di convincere il tecnico.

Uno stop che ha rallentato le trattative con il Napoli che stava parlando con il Psg per concedere uno sconto sui 130 milioni della clausola, vendendolo però non sotto i 100 milioni che il Napoli è pronto a reinvestire. In Francia la trattativa è quindi data rallentata, con Osimhen che aspetta risposte ed è pronto a volare a Parigi. L’attaccante nigeriano ha partecipato al ritiro a Dimaro conoscendo il nuovo tecnico Conte, ma non ha giocato le due amichevoli per evitare infortuni e ieri alla fine del ritiro ha salutato i tifosi del Napoi a Dimaro, come in un addio. Ora però tutto torna in dubbio.

Intanto il tecnico Conte aspetta, dopo la fine del ritiro di Dimaro, l’arrivo dei nazionali per la seconda parte a Castel di Sangro, in Abruzzo, da giovedì. In arrivo anche Giovanni Di Lorenzo, che ha riacceso il suo affetto per Napoli in una sua lettera e su cui oggi ha parlato il suo procuratore Mario Giuffredi.

“Dopo la vittoria dello scudetto – ha detto Giuffredi – Giovanni si è trovato con cambi radicali di allenatore, del ds Giuntoli andato via e c’è stato anche un presidente De Laurentiis molto più vivo nella società. Nessuno si aspettava di fare un campionato da decimo posto. Da parte di Di Lorenzo e dei compagni di squadra, sono stati vissuti momenti difficilissimi, ma pensavano che a un certo punto sarebbero riusciti a rialzarsi, invece le cose peggioravano e ci fu frustrazione, delusione. E’ un ragazzo che ha passato un’annata difficile, che mai pensava di vivere. Di Lorenzo si è anche sostituito un po’ ai dirigenti, prendendo parte di tantissimi problemi, non di natura calcistica, tra la società e la squadra. Parlavo sempre con lui e mi disse che se fosse arrivato Antonio Conte sarebbe rimasto, era l’unico allenatore che poteva farlo rimanere”.

Giuffredi narra anche di un episodio: “In Fiorentina-Napoli Di Lorenzo – spiega – non va a giocare la partita, resta in camera perché non stava benissimo; a fine partita, quando la squadra va a prendere il treno, il pullman passa a prendere Di Lorenzo in albergo, provano a chiamare il ragazzo che non risponde al telefono. I dottori entrano nella stanza e trovano il ragazzo collassato. E’ stato un episodio dovuto al tanto stress. Il giorno dopo, invece, si ritrova scritto sui giornali che Di Lorenzo ha finto di star male perché aveva un accordo con la Juventus e non voleva andare alla partita. Non poteva esserci cosa più ingenerosa di questa. Di quella situazione c’è rimasto male perché, nonostante il club sapesse dell’accaduto, nessuno della società abbia fatto una smentita a quelle voci infondate”.

Il manager ha citato anche la sostituzione di Di Lorenzo a pochi minuti dalla fine dell’ultimo match in campionato che gli ha portato i fischi del Maradona “cambio deciso – spiega il procuratore – da un allenatore che ha fatto una roba neanche nella fantasia più assoluta si può pensare di fare”. Il manager racconta anche di inizio difficile di Di Lorenzo nel rapporto con il nuovo ds Manna “poi è arrivato Conte – spiega – che mi ha incontrato, mi ha ascoltato lamentarmi per un’ora poi si è posto come un campione, ha capito tutto ciò che era successo. Ci ha dato ragione su determinati aspetti e si è affiancato a me e a Di Lorenzo e che ha fatto di tutto per rimettere tutto a posto”.

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Spalletti: stasera i miei sono stati dei giganti

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“Stasera i ragazzi hanno giocato una grande partita, sono stati dei giganti”: Luciano Spalletti è ancora più tranquillo della vigilia. E dice: “Io non cambio idea dopo una o due partite perse, sapevo di poter costruire una nazionale forte”. “Sbattersi su e giù per il campo contro questi avversari qui è arduo – ha detto il ct dopo il trionfo al Parco dei Principi contro la Francia – l’hanno fatto con grande dignità e forza. Quando ho accettato la Nazionale pensavo di poter fare una squadra forte, non cambio idea dopo una o due partite perse. Perché penso di poter trovare 20 calciatori forti, che giocano da squadra”.

Il centrocampo? “Ricci ha fatto vedere di avere valori che possono farlo diventare top a livello internazionale. Tonali lo conoscevamo, aveva già fatto vedere il suo valore: abbiamo ritrovato un giocatore fortissimo”. Poi, il gol preso dopo 14′ sullo svarione di Di Lorenzo: “Il gol che abbiamo preso – dice – è sempre un po’ la stessa roba, in una stessa partita si può fare una follia, e poi gol, azioni importanti…abbiamo sbagliato tanti fraseggi, si poteva fare anche di meglio. Ma sono stati dei giganti, hanno fatto cose grosse dal punto di vista fisico contro delle belve, perché loro sono belve e noi siamo stati squadra in qualsiasi momento della partita. Poi devi anche avere fortuna. Non portarsi dietro i rimpianti è fondamentale, perché ti costringono a fare altri errori”. La svolta? “In questi giorni ho visto ritmi negli allenamenti che prima non avevo visto, quindi anche la condizione fisica è determinante”.

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L’Italia riparte, ribalta la Francia e vince 3-1

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Uno Spalletti tutto nuovo, un’Italia finalmente convincente, un’impresa straordinaria contro i nemici dell’ultimo quarto di secolo: gli azzurri ribaltano al Parco dei Principi nella prima di Nations League una Francia che li aveva quasi presi in giro con un gol di Barcola dopo soli 14 secondi, rievocando i fantasmi dell’Europeo disastroso. Sembrava una passeggiata in Bleus, invece l’Italia ha vinto 3-1, e non si è squagliata nella tiepida serata parigina, nonostante il clamoroso svarione di Di Lorenzo. Ha cominciato a macinare gioco, Ricci in mezzo al campo, Tonali e Frattesi come due pilastri accanto a lui, ottimi Calafiori e Bastoni, buoni Pellegrini e Cambiaso, generoso Retegui. Non è una finale, non è una partita che di colpo cambia i valori in campo. Ma non è neppure un semplice inizio col passo giusto: una lezione a Deschamps e Mbappé, travolti davanti ai loro tifosi al Parco dei Principi, è qualcosa di molto più significativo.

Lo shock ha la rapidità e l’effetto di un fulmine. Sono trascorsi solo 14 secondi, gli azzurri stanno giocando la loro prima palla tra i fischi di prammatica dello stadio. Un’esitazione fatale di Di Lorenzo, che riporta ai momenti più infelici degli Europei, apre la strada a Barcola, l’idolo di casa. Ha la scelta di servire qualche compagno o provarci, propende per il diagonale di destro sul quale Donnarumma non può fare niente. Un inizio da mani nei capelli per l’Italia di Spalletti, da festa a sorpresa per i Bleus di Deschamps, che legano la loro impresa ad un record: il gol più veloce nella storia della nazionale francese. L’Italia non si scoraggia ma i primi 10′ fanno tremare le gambe ad ogni ripartenza francese, soprattutto con Kylian Mbappé che imperversa sulla fascia di un frastornato Di Lorenzo. Al 6′ il segnale che l’Italia non si arrende: iniziativa di Pellegrini, da Cambiaso la palla arriva in area dove Frattesi di testa la stampa sulla traversa.

La Francia continua a cercare il raddoppio, Donnarumma para su Mbappé ma dopo un quarto d’ora il ritmo si abbassa e l’Italia comincia a ragionare con il 3-5-1-1 messo in campo da Spalletti, Pellegrini preferito a Raspadori sotto punta, dietro a Retegui. A tratti gli azzurri giocano meglio degli avversari. Retegui suona la carica al 26′, con un tiro debole che fa però sporcare i guanti a Maignan. Passano 4′ e arriva il capolavoro di Di Marco, che scambia con Tonali senza far toccare terra al pallone e spara dalla sinistra dell’area sul palo opposto: pareggio e partita che finalmente riparte. L’Italia si sente finalmente protagonista e non teme più i francesi, Ricci sembra più ispirato quando gioca basso, Frattesi e Tonali al contrario, sempre pericolosi quando attaccano.

Dietro Calafiori prende le misure ad Olise e la musica cambia. Il secondo tempo si apre con un’occasione di Raspadori, subentrato nella ripresa a Pellegrini. Poi, al 6′, il gol di Frattesi, che nasce da un erroraccio di Fofana, fino a quel momento forse il migliore dei suoi. Perde palla a centrocampo, l’azione va subito molto veloce in profondità, Retegui la serve all’accorrente Frattesi che ribalta i francesi. La Francia non sembra avere ispirazione per reagire e al 14′ la salva Maignan su colpo di testa di Frattesi, l’ultima prodezza dell’interista prima di uscire dolorante dopo uno scontro. Deschamps cambia ancora, fuori Fofana e Olise, entrano il neoromanista Koné e Dembelé. I bleus premono, Kanté e Dembelé entrano duro, ma 1′ prima della mezz’ora la chiude Raspadori su un centro di Udogie, neoentrato, che si era involato sulla sinistra. Anche stavolta, tutto troppo veloce per i Bleus, che sono riusciti a rubare il tempo agli azzurri soltanto per 14 secondi. La nuova nazionale ha voltato pagina, come aveva annunciato Spalletti. Il ct ha superato di slancio la sua “bruttissima” estate, avviandosi di corsa verso un bellissimo autunno.

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Sinner: teso ma molto felice per finale Us Open

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Jannik Sinner vola in finale agli Us Open di New York. “E’ una bellissima sensazione, sono teso ma molto felice di scendere in campo ed è un bilanciamento che dovrò trovare domenica. Qui a New York mi sono trovato bene e ho giocato sempre meglio, di partita in partita. Ora proverò a fare quel che posso in finale”. Sconfitto in semifinale il britannico Jack Draper al termine di un match particolarmente duro (oltre tre ore di gioco), il campione altoatesino si presenta ai microfoni di Supertennis per commentare il successo che lo proietta nella seconda finale Slam della sua carriera: “La partita era complicata – spiega Sinner – e lui ha servito molto bene. Ho avuto molte chances di breakarlo. Non ci sono riuscito ma mentalmente oggi sono stato forte perché lui stava giocando una grande partita che a un certo punto è diventata anche molto fisica. Siamo calati tutti e due di attenzione e sono contento di essere riuscito a breakarlo nel terzo, il che mi ha portato ad una vittoria un po’ più veloce, ma queste sono partite in cui puoi perderti in un attimo e sono contento di averla vinta”.

Adesso arriva la finale. “Sono stato più volte in questa situazione, ma una finale Slam da una sensazione diversa. Quando giochi una partita la domenica, in qualsiasi torneo, vuol dire che hai fatto un ottimo torneo. In queste giornate si prova a giocare al meglio ma anche a divertirsi perché sono giorni davvero speciali. Mi ricordo quando ho giocato la mia prima grande finale a Miami contro Hurkacz in cui non riuscii a gestire nulla. Poi piano piano sono riuscito a gestire quei momenti sempre meglio”.

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