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Calcio e tv, lo scudo antipirateria ferma Google Drive

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Un bersaglio sbagliato. Nella rete del Piracy Shield, la piattaforma antipirateria messa a punto dalla Lega Serie A e adottata dall’Agcom con l’obiettivo di fermare i siti streaming illegali delle partite di calcio, è finito uno dei servizi più utilizzati dagli utenti del web che non è certo tra quelli che dovrebbero essere bloccato. Si tratta di Google Drive, la piattaforma per archiviare e condividere dati in cloud, come segnalato dal sito specializzato Wired, che ha anche verificato il blocco di una delle cache di Youtube. La notizia è stata poi ripresa da Repubblica.it e ha provocato le reazioni delle associazioni dei consumatori e del mondo politico.

L’Autorità per le Comunicazioni non si è ancora espressa, ma sta verificando quanto accaduto. Qualcosa non ha funzionato nel processo usato dallo scudo. Sono i broadcaster che detengono i diritti a segnalare i siti che trasmettono illegalmente i loro contenuti, che poi vengono automaticamente bloccati entro 30 minuti, in base alla legge 93 del luglio 2023, dai provider. Ma tra questi domini è finito erroneamente anche quello di Google Drive, che non era evidentemente presente nella lista degli indirizzi che non devono essere fermati. L’inconveniente è successo ieri sera, poco prima che iniziasse Juventus-Lazio, provocando meno danni di quelli che avrebbe potuto fare in un giorno feriale, quando centinaia di migliaia di lavoratori fanno uso di Drive.

Sono state, comunque, molte le segnalazioni degli utenti della piattaforma, utilizzata da aziende e istituzioni pubbliche. Già nei mesi scorsi è accaduto un inconveniente analogo, ma il Piracy Shield nei primi mesi di utilizzo ha comunque consentito di bloccare molti siti pirata e, anche sulla scia di questi numeri, il Parlamento sta valutando un’ulteriore stretta alla pirateria. Due emendamenti di FI e FdI al Dl Omnibus, approvati in Commissione al Senato, prevedono che anche i fornitori di servizi Vpn e Dns rientreranno tra i soggetti cui l’Agcom può ordinare di disabilitare l’accesso ai contenuti diffusi abusivamente; inoltre si obbligano i prestatori di servizi di accesso alla rete di segnalare immediatamente le “condotte penalmente rilevanti” all’autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria, pena “la reclusione fino ad un anno”.

La piattaforma antipirateria potrà, inoltre, bloccare gli indirizzi Ip anche quando l’attività fuorilegge è solo “prevalente” e non esclusiva. Le norme hanno già provocato la protesta degli operatori telefonici, che le reputano troppo drastiche. Ora è il Codacons ad annunciare la presentazione di un esposto alla Procura di Roma, chiedendo il sequestro del sistema Privacy Shiled. “Quanto accaduto – afferma l’associazione dei consumatori – è gravissimo e rappresenta un precedente pericoloso a danno di una platea enorme di soggetti”.

La deputata Giulia Pastorella, vicepresidente di Azione, ha reso noto che presenterà un’interrogazione urgente al governo e chiederà che Agcom venga convocata in Commissione Trasporti e Telecomunicazioni. “È l’ennesimo inaccettabile blocco arbitrario e senza senso arrivato in questi mesi – afferma – Cosa deve succedere perché Agcom sospenda la piattaforma? Deve andare offline qualche servizio vitale?”. Proteste analoghe arrivano anche da M5S con il deputato Antonio Caso e dal Pd con il senatore Lorenzo Basso.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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