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Cairo, calcio italiano ha debito di 5.7 miliardi, situazione delicata

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“Il calcio italiano oggi ha un debito di 5,7 miliardi di euro, 900 milioni solo nell’ultimo anno. La situazione è molto delicata: il calcio ha dato contributi importanti alla collettività (qualcosa come un miliardo all’anno) senza ricevere nulla”. Lo ha detto il presidente Torino Fc e Rcs MediaGroup, Urbano Cairo, intervenendo agli “Stati generali del calcio italiano”, nell’ambito del Festival dello sport di Trento. Il calcio italiano, è stato detto, genera 11,3 miliardi di euro di indotto complessivo, di cui 6 miliardi di produzione diretta. “Dopo la pandemia la situazione è peggiorata notevolmente per la chiusura degli stadi, la riduzione degli investimenti degli sponsor, il market trading dei calciatore è calato. La situazione generale va riformata: i costi sono cresciuti in maniera incredibile. Ora si può discutere di nuovi stadi e investimenti, ma la prima regola forte è quella di contenere i costi”, ha specificato Cairo.

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Riforma Figc: incontri a Via Allegri, Serie A chiede più autonomia

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Il primo incontro di una serie decisiva si è tenuto oggi in Via Allegri, sede della Figc. Obiettivo: riformare lo statuto della Federcalcio, con una proposta da discutere nel consiglio federale del 28 ottobre e votare poi nell’assemblea del 4 novembre. Il presidente Gabriele Gravina e i rappresentanti delle componenti del calcio italiano si sono riuniti per iniziare un percorso di rimodulazione della governance. Sebbene non siano ancora state discusse percentuali o pesi elettorali, si è trattato di una riunione tecnica e preliminare per impostare il lavoro che verrà affrontato nelle prossime settimane.

Serie A: richieste di maggiore peso e autonomia

Tra le voci più influenti, quella della Serie A, che chiede un maggiore peso e autonomia nella governance del calcio. Il confronto odierno ha riguardato solo concetti generali, ma già la prossima settimana, il 18 ottobre, è previsto un nuovo incontro per entrare nel merito delle questioni. Tra i temi caldi vi sono la riforma del sistema legislativo che regola il calcio e il riconoscimento dell’importanza economica e sociale del settore, come sottolineato da vari presidenti di club.

Il debito del calcio italiano e le richieste delle società

Il presidente del Torino, Urbano Cairo, ha lanciato un grido d’allarme sulla situazione finanziaria del calcio italiano. “Il nostro sistema ha un debito di 5,7 miliardi di euro, di cui 900 milioni solo nell’ultimo anno”, ha dichiarato al Festival dello Sport di Trento. Anche Paolo Scaroni, presidente del Milan, e i presidenti di Inter e Lazio, Giuseppe Marotta e Claudio Lotito, hanno condiviso la preoccupazione, chiedendo maggiori tutele per le società. Le richieste includono una percentuale sulle scommesse, l’inserimento del calcio nel decreto crescita e una norma sugli stadi.

Conclusione: la palla ora al Governo

Le società di Serie A chiedono un sistema legislativo che rispetti le specificità del calcio professionistico, ben diverso dal dilettantismo. “Non chiediamo soldi”, ha sottolineato Marotta, “ma un sistema che ci riconosca come un mondo diverso”. Ora il Governo è chiamato a rispondere alle richieste delle società per sostenere un settore vitale per l’economia e la cultura del paese.

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L’ultima di Marotta: il sistema non rispetta l’Inter dal punto di vista politico’

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“Dobbiamo considerare il mondo del calcio come fenomeno sociale e imprenditoriale: siamo contribuenti importanti e dobbiamo essere ascoltati. È l’intero sistema che non ci rispetta dal punto di vista politico”. Lo ha detto Giuseppe Marotta, presidente dell’Inter, prendendo la parola in videocollegamento agli “Stati generali del calcio italiano”, organizzati al Festival dello sport di Trento. “Chiediamo al sistema legislativo di riconoscere il mondo del calcio nel suo insieme, ricordando anche che non è unitario, perché c’è quello amatoriale e quello professionistico, e sono molto diversi. Spesso i costi che abbiamo non sono nemmeno dati dalla gestione: il costo del lavoro è tra il 50 e il 60% per ogni società (dato che i compensi dei calciatori si raddoppiano per i contributi fiscali e previdenziali). Una cosa insostenibile per qualsiasi impresa”, ha precisato.

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Dalla Roma alla Nazionale, Pellegrini momento nero

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La serata dell’Olimpico con la maglia della Nazionale doveva essere l’occasione del riscatto per Lorenzo Pellegrini. E invece si è trasformata in una sorta di incubo per il capitano della Roma, protagonista, in negativo, nel pareggio finale contro il Belgio. L’espulsione ha condizionato gli azzurri e soprattutto ha dato nuova linfa al Belgio che in superiorità numerica ha rimontato due gol. Una crisi, quella di Pelegrini, che sembra non conoscere sosta. Ai fischi dell’Olimpico giallorosso si sono aggiunti quelli dell’Olimpico targato Italia; e non basta la difesa del ct Luciano Spalletti che lo ha fortemente voluto in azzurro e che ieri sera ha glissato sull’episdio dell’espulsione parlando di “errori pagti a caro prezzo”, a mitigare l’amarezza. I detrattori di Pellegrini sono tornati a farsi sentire con forza sui social. L’inizio della stagione è stato assai complicato per il capitano giallorosso, complici anche prestazioni poco brillanti. Pellegrini poi è finito nell’occhio del ciclone dopo l’esonero di Daniele De Rossi e la frattura con l’ambiente romanista sembra ormai insanabile: i fischi dell’Olimpico sono divenuti all’ordine del giorno, prima e durante le partite.

 

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