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Caiazza: toghe rispettano norme, errore affidarsi a Corte Ue

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“I magistrati non dovrebbero esporsi così. Ma hanno le loro idee politiche e le esprimono”. Così alla Stampa l’ex presidente dell’Unione Camere Penali Gian Domenico Caiazza (nella foto di Imagoeconomica in evidenza).

“È vero che nel nostro Paese esiste una forte politicizzazione di una parte della magistratura – aggiunge – Ed è altrettanto vero che alcuni magistrati sono protagonisti di iniziative giudiziarie condizionate da opinioni politiche. L’anomalia di una forte politicizzazione è un fatto indiscutibile”. Rispetto al caso dei migranti trattenuti in Albania, afferma che i magistrati “non potevano disattendere la sentenza della Corte di giustizia europea per cui non è ammissibile la qualificazione ibrida di Paesi sicuri.E sia l’Egitto sia il Bangladesh hanno una qualificazione ibrida in quanto ritenuti sicuri a eccezione di alcune categorie di persone come dissidenti politici ed omosessuali. I giudici di Roma quindi non potevano porsi al di sopra della Corte europea. In questo caso non ci troviamo di fronte a un’opzione politica dei giudici di Roma, ma all’applicazione di una legge europea. Il problema, semmai, è un altro. Non si dovrebbe affidare a un giudice della Corte europea la qualificazione di Paese sicuro, perché si tratta di una valutazione politica. Ma questo è un problema che si deve affrontare e risolvere a livello europeo, non certo con il decreto annunciato dal governo Meloni. I giudici del Tribunale di Roma, lo ribadisco, non potevano fare altro”.

“Sono rimasto molto sorpreso dalle parole di Nordio – dice poi – Forse Nordio non ha letto la sentenza della Corte di giustizia europea? La sua mi pare una reazione rabbiosa e propagandistica che fa breccia in certa opinione pubblica”.

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Mazza: Saviano insultò Meloni, perché dovevo invitarlo alla Buchmesse di Francoforte?

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“Abbiamo portato a casa il risultato. Siamo stati costretti a un po’ di slalom, tra qualche pregiudizio e qualche polemica meschina ma alla fine abbiamo fatto volume e ci siamo fatti belli”. Così a Repubblica il commissario governativo per la Buchmesse di Francoforte Mauro Mazza. Mazza (nella foto Imagoeconomica in evidenza) parla dell’esclusione di Saviano: “A fine gennaio-inizio febbraio ho ricevuto una lettera da un gruppo di tv tedesche. Volevano sapere se Saviano avrebbe fatto parte della delegazione. Avevo sotto una lista di 300 nomi, gli ho detto che non mi risultava e che potevano invitarlo loro. Quella lista non l’ho composta io. Sono nomi proposti dall’Associazione italiana editori”.

Poi “ho proposto io Franchini, Culicchia, Conte. Si può pretendere dal commissario Mazza, nominato da Meloni, di battersi per inserire uno scrittore che l’ha definita ‘bastarda’? Mi si chiede troppo. Non ho fatto quella battaglia, non l’ho voluta fare. Perché avrei dovuto?”.

“Poi abbiamo provato a invitarlo ma lui non ha accettato. Fare lo psicologo non rientrava nei miei compiti”. Lo ha invitato Boos, direttore della Buchmesse: “Boos sapeva già da prima che Saviano sarebbe comunque venuto a Francoforte ma ha fatto il furbettino, ha fatto finta di non saperlo per poi fare il bravo e correre in soccorso. Pensavo che Saviano fosse un fante non avevo capito che era un santo, che non ci si poteva scherzare. La verità è che la stagione d’oro di Saviano è passata, non ha più i lettori di una volta”. Hanno declinato anche Pietrangelo Buttafuoco e Marcello Veneziani: “Il nannimorettismo ha contagiato anche la destra evidentemente. Avranno pensato che si notavano di più se non venivano. Erano entusiasti, poi al primo refolo di vento hanno cambiato direzione”.

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La Russa ai magistrati: la destra vuole governare, le toghe ci rispettino

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“Se un pezzo di magistratura agisca mosso da finalità politiche? Può darsi che ci siano singoli casi, ma non sono la regola. Penso piuttosto che alcuni magistrati vogliano affermare la propria visione della società e della politica attraverso la giurisdizione”. Così a Repubblica il presidente del Senato Ignazio La Russa. “Nei casi grigi – prosegue – a volte si intende affermare la propria visione del mondo. Questa lettura forse può spiegare la sentenza sul centro in Albania”.

Alla domanda se creda che un pezzo di magistratura voglia far cadere il governo, risponde: “La destra, che vuole governare, vorrebbe rispetto per le prerogative della politica. Ed è per questo che dobbiamo chiarire questa zona grigia. Perché altrimenti non si capisce quale sia il confine tra le funzioni della giustizia e quelle della politica. Insieme, in modo concorde – maggioranza, opposizione, magistrati – dobbiamo perimetrare questi ambiti. La lite non funziona”.

“A chi spetta definire esattamente i ruoli della politica e della giustizia? Alla Carta costituzionale. In passato tutto sembrava funzionare. Dopo Tangentopoli non è più stato così. Se la Costituzione non appare sufficientemente chiara, si può chiarire meglio. Una riforma complessiva del Titolo IV? Perché no? Potrebbe essere utile una riforma che faccia maggiore chiarezza nel rapporto tra politica e magistratura. Così non funziona” “Una sentenza si può criticare. Nordio l’ha definita abnorme. Significa: fuori dalla norma”.

Su Meloni e la mail del magistrato afferma: “L’ha solo ripubblicata, senza commentarla. E ha fatto bene”. Rispetto alla frase di Salvini sui giudici e gli stupri degli immigrati afferma: “La frase non mi è piaciuta. Ma statisticamente è proprio come dice Matteo. Poi si poteva dire in modo più elegante, ma la sostanza non cambia”. “Si vuole inviare un messaggio ai trafficanti: se venite illegalmente rischiate di finire in Albania. Li scoraggia. Non sono soldi buttati, ma investiti per invertire una tendenza. C’è la paura di diventare il ventre molle dell’Europa”.

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Campania 2025: Fico e Manfredi pronti alla sfida per il post-De Luca

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Roberto Fico ha già fiutato il vento del cambiamento in Campania, e si prepara a mettere le mani avanti. «Io sono abituato a rispettare le regole. Finché c’è la regola dello stop dopo due mandati nel mio partito non posso candidarmi. Se cambia, vedremo», ha dichiarato l’ex presidente della Camera, aprendo di fatto alla possibilità di una sua candidatura se il limite dei due mandati venisse eliminato. La partita per il post-De Luca è ormai aperta, e il nome di Ficoè già sul tavolo, insieme a quello di Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, nonostante le dichiarazioni di circostanza dei diretti interessati.

Il dopo De Luca è iniziato ufficialmente, e l’endorsement di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, durante il programma Piazzapulita ha segnato una svolta decisiva. Le parole di Schlein, «Tutti sono utili, nessuno è indispensabile e nessuno è eterno», sembrano aver chiuso la porta a un possibile terzo mandato per Vincenzo De Luca, attuale governatore della Campania. La sua ambizione per un terzo mandato è stata di fatto archiviata, dando il via libera a nuovi candidati nel campo progressista.

In un sabato piovoso a Napoli, figure di spicco del Partito Democratico, del Movimento Cinque Stelle e della sinistra si sono incontrate, chiamati dall’eurodeputato Sandro Ruotolo. L’incontro ha sancito una sorta di coalizione progressista, con l’obiettivo di riproporre l’alleanza che ha portato alla vittoria di Manfredi a Napoli. Fico ha sottolineato l’importanza di questo percorso condiviso: «Non ci si improvvisa, quello è un percorso che abbiamo costruito insieme e per tempo».

Gaetano Manfredi, anch’egli citato come possibile successore di De Luca, ha ribadito la necessità di partire dall’alleanza attuale, senza frammentazioni interne: «In Campania bisogna partire dall’alleanza che c’è. Non possiamo dividerci». Manfredi ha poi tracciato un bilancio dei 10 anni di governo di De Luca, evidenziando sia luci che ombre, sottolineando che non tutto è andato bene, ma nemmeno tutto è andato male.

Al Nazareno, sede del Partito Democratico, c’è aria di rivalsa. Marco Sarracino, deputato e responsabile per il Mezzogiorno, ha lanciato un messaggio chiaro: «Facciamo un’operazione verità, perché la verità è sempre rivoluzionaria». Secondo Sarracino, è De Luca a essersi messo fuori dal partito, ma il governatore non sembra intenzionato a fare un passo indietro. De Luca, infatti, ha più volte ripetuto che si candiderà comunque, sebbene per farlo dovrà modificare la legge elettorale.

La sfida è aperta, e con il supporto di una coalizione progressista che comprende PD, Cinque Stelle, e sinistra, sia Ficoche Manfredi potrebbero essere candidati forti per il futuro della Campania. Tuttavia, il governatore uscente De Lucanon cederà facilmente il suo posto, promettendo di vendere cara la pelle fino alla fine.

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