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Cronache

Caccia al tesoro del clan dei Casalesi/fazione Schiavone, sequestrati beni per altri 50 milioni di euro ed eseguite altre 35 misure cautelari

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La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli ha ordinato ad ufficiali e agenti di polizia giudiziaria della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta e del Nucleo Investigativo Centrale del D.A.P. di eseguire ordinanze di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 35 persone (per 17 nella forma più afflittiva del carcere, per altre 17 in quella degli arresti domiciliari e in un caso al solo obbligo di presentazione alla PG), nonché a decreti di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di curo.
I provvedimenti cautelari, eseguiti nelle provincie di Napoli, Caserta, Roma, Bari e Lecco, sono state emessi, in due distinti procedimenti, dal Giudice per le Indagini preliminari su richiesta di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di persone ritenute gravemente indiziate, a vario titolo, dei delitti (partecipazione all’associazione di tipo mafioso denominata “clan dei casalesi” e, segnatamente, alla fazione capeggiata dal detenuto Schiavone Francesco, estorsione, intestazione
fittizia di beni, turbativa d’asta, corruzione e riciclaggio, con l’aggravante della agevolazione mafiosa) individuati nell’ambito di indagini finalizzate alla ricostruzione di condotte ed interessi riconducibili alla predetta organizzazione mafiosA in settori economici di grande rilievo, quali quelli degli appalti per i servizi della rete ferroviaria e di pavimentazione stradale. Gli accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Operativo di Napoli della D.I.A., in collaborazione con il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Caserta, hanno consentito di individuare complessi meccanismi di riciclaggio e di illecita interposizione negoziale, come tali considerati al fine del sequestro preventivo di quote societarie e immobili.
Contestualmente, è stata eseguita dai Carabinieri di Caserta altra misura cautelare, emessa in separato procedimento, nei confronti di un avvocato e del responsabile di un’agenzia bancaria, poiché gravemente indiziati di aver rivelato ad uno degli indagati l’esistenza delle indagini.

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Cronache

Scarcerato imprenditore che accusa Psoe di tangenti: ho prove

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L’imprenditore Victor de Aldama, imputato nel cosiddetto ‘caso Koldo’ sulle presunte tangenti nei contratti milionari per le mascherine durante la pandemia di Covid, ha lasciato questa sera il carcere madrileno di Soto del Real, dov’era detenuto per un’altra inchiesta relativa a una frode di idrocarburi. Del Aldama è stato scarcerato dopo aver ammesso oggi davanti al giudice istruttore del caso Koldo di aver pagato commissioni per 250.000 euro all’ex ministro di Trasporti, José Luis Abalos, e per 100.000 euro a Koldo Garcia, consulente di Abalos, per la compravendita di mascherine nel peggiore periodo della pandemia.

Ha denunciato anche di aver pagato 15.000 euro al numero 3 del Psoe, l’ex responsabile di organizzazione, Dantos Cerdan, che lo ha negato e ha negato di conoscerlo. In dichiarazioni ai cronisti fuori dal centro penitenziario, de Aldama ha fatto riferimento alle sue affermazioni riguardo al presidente del governo, Pedro Sanchez, che – a suo dire – aveva voluto conoscerlo per ringraziarlo di quanto aveva fatto a favore di imprenditori spagnoli in Messico. “Mi ha chiamato delinquente e personaggio” ha detto l’imprenditore riguardo al premier, che oggi ha definito “totalmente false” le accuse.

“Quante prove vuole, non deve preoccuparsi il signor Sanchez, avrà prove di tutto quello che è stato detto”, ha aggiunto. E, alla domanda se l’incontro con il premier, documentato in una foto pubblicata il 3 novembre dal quotidiano El Mundo, fosse stato fortuito, ha replicato: “Naturalmente non lo era”. L’imprenditore è indagato in due diverse inchieste in capo al tribunale dell’Audiencia Nacional: una presunta truffa di idrocarburi, per la quale fino a oggi è stato in carcere preventivo; e il così detto ‘caso Koldo’ per i contratti pubblici milionari per la fornitura di mascherine durante la pandemia.

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Cronache

Dati rubati: Del Vecchio jr: ho chiarito la mia posizione

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“Sono soddisfatto dell’interrogatorio in quanto ho potuto chiarire la mia posizione. Auspico che la giustizia faccia il suo corso e che il prima possibile venga richiesta l’archiviazione dell’inchiesta a mio carico per l’insussistenza dei reati contestati”. Lo ha dichiarato dichiarato Leonardo Maria Del Vecchio al termine dell’interrogatorio reso ai pm della Dda di Milano e della Dna, nell’ambito dell’indagine su una presunta rete di cyber spie che ruotava attorno alla Equalize, e nel quele è indagato. L’imprenditore aveva chiesto di essere interrogato per chiarire e difendersi dalle accuse,

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Cronache

Femminicidio di Francesca Deidda a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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