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Cronache

Buona condotta e svuotacarceri, Misseri libero a febbraio

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 Michele Misseri, lo zio di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa nell’estate del 2010 ad Avetrana (Taranto), festeggerà il suo settantesimo compleanno da uomo libero. Tra poco più di un mese, infatti, lascerà il carcere di Lecce per fine pena dopo aver scontato la condanna ad otto anni di reclusione per la soppressione del cadavere della nipote. Resteranno in carcere, dove scontano la pena definitiva dell’ergastolo, sua moglie Cosima Serrano e sua figlia Sabrina, ritenute le assassine di Sarah. La conferma arriva dal difensore di Misseri, l’avvocato Luca Latanza: “Verso la fine di febbraio Misseri sarà di nuovo un uomo libero”. L’imputato, aggiunge il legale, beneficerà della riduzione della pena per buona condotta e della norma ‘svuotacarceri’ che abbatteranno di oltre un anno la detenzione, il cui termine era inizialmente previsto nel 2025.

Misseri – secondo la sentenza della Cassazione – avrebbe avuto un ruolo solo dopo la morte della nipote: sarebbe stato incaricato da moglie e figlia di far sparire il corpo della 15enne da casa Misseri, dove avvenne il delitto. Misseri, quindi, caricò in auto il cadavere e lo gettò in un pozzo in campagna. Dopo circa 40 giorni, travolto dal rimorso, prima simulò di aver trovato in campagna il cellulare di Sarah, poi confessò il delitto. Al pubblico ministero raccontò di aver molestato e assassinato la nipote e di aver nascosto il cadavere in una cisterna interrata per la raccolta di acque piovane in ‘contrada Mosca’, nelle campagne di Avetrana.

Spiegò che Sarah gli appariva in sogno tutte le notti e gli diceva di aver freddo, che il pozzo in cui l’aveva abbandonata era gelido. Le sue parole, per la prima volta, dopo 40 giorni di mistero fitto, risolsero il giallo sulla scomparsa della quindicenne, risalente al 26 agosto del 2010. Quel giorno Sarah doveva raggiungere a piedi, attorno alle 14, la casa in via Deledda della cugina Sabrina, con la quale doveva andare al mare. Percorse quasi 500 metri e scomparve.

Dopo una settimana dalla confessione, Michele Misseri ritrattò e in un altro interrogatorio drammatico coinvolse nel delitto la figlia Sabrina. La 22enne giurò di essere estranea ai fatti, disse di non aver fatto nulla a Sarah, ma fu arrestata e poi condannata assieme alla mamma. Il padre ritrattò ancora una volta la sua versione dei fatti e disse di essere l’unico responsabile del delitto. I giudici non gli credettero. A scatenare il delitto – secondo le sentenze – furono rivalità sentimentali e dissapori tra Sabrina e Sarah. Dopo l’ergastolo inflitto a moglie e figlia, Misseri ha continuato a dire di aver ucciso lui Sarah e che all’ergastolo ci sono due innocenti. C’è da aspettarsi, quindi, che appena sarà scarcerato continuerà a ribadire questa sua verità.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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