Una professoressa del liceo Foscarini di Venezia ha insultato con parole offensive su Facebook le Frecce tricolori che lunedì scorso hanno sorvolato Venezia durante la cerimonia in piazza San Marco con il presidente Sergio Mattarella e il ministro Guido Crosetto. Quando stamane la dirigente scolastica Alessandra Artusi ha scoperto che l’insegnante del suo istituto aveva definito l’orgoglio dell’Aeronautica italiana “Frecce tricolori di m….” è rimasta senza parole. “Me ne sto occupando da stamane – dice la preside – è un fatto molto grave e insensato”. Un episodio che potrebbe portare a delle sanzioni, non solo all’interno delle mura scolastiche. “Sto compiendo le verifiche per quanto di mia competenza – sottolinea Artusi – e non è escluso che possano essere presi provvedimenti disciplinari”.
Il clamore suscitato dall’insulto ha spinto la prof Elena Nonveiller ad abbassare il tiro e a moderare i toni. “E chi ha offeso le forze armate? Ce l’ho con l’inquinamento acustico e atmosferico (gas serra) provocato – contrattacca oggi con un nuovo post – nonchè con la pericolosità (non solo per le persone fisiche ed edifici, ma anche per animali, specialmente volatili e uccelli migratori) per non parlare dei costi”. Uno sfogo ambientalista, insomma, o quasi.
“Si ipotizza pure che io nelle mie classi non faccia altro che parlare male delle Forze armate (sic!). Ma quando mai? – replica – Viviamo in un regime o cosa? Mi pare proprio di sì”. Una spiegazione che non ha convinto Raffaele Speranzon, vicepresidente vicario dei senatori di Fratelli d’Italia e componente della Commissione Difesa di Palazzo Madama, secondo il quale “quanto accaduto va oltre ogni decenza”. In ogni caso la bellicosa prof ha totalizzato sino ad ora un centinaio di commenti al post, tutti a suo favore. In realtà di mugugni social durante i voli di prova avvenuti in centro storico nei giorni precedenti sono stati decine, soprattutto per la preoccupazione che una città fragile come Venezia potesse subire dei danni.
I funerali di Santo Romano, il giovane diciannovenne tragicamente scomparso nella notte tra venerdì e sabato a San Sebastiano al Vesuvio, hanno toccato profondamente la comunità locale. L’ultimo addio è stato caratterizzato da applausi e lacrime che hanno accompagnato il feretro fuori dalla chiesa, dove i familiari e gli amici di Santo erano presenti in prima fila.
Una cerimonia commovente e solenne
In prima fila, accanto ai familiari, c’erano anche i compagni di squadra del Micri Calcio, con cui Santo giocava come portiere. Vestiti con la divisa blu della squadra, i giovani hanno dimostrato un affetto sincero e un profondo senso di perdita per un ragazzo che molti descrivono come solare e determinato.
Nell’omelia, il vescovo ausiliare di Napoli, Francesco Beneduce, ha espresso un duro monito: “Signore, paralizza le mani di chi vende pistole così facilmente e a così poco prezzo. Perché questo è un prezzo che non si misura” – parole forti che hanno risuonato tra i presenti, sottolineando il dolore e l’impotenza di fronte alla tragedia. A concelebrare la messa sono stati anche don Tonino Palmese, don Enzo Cozzolino, padre Maurizio Patriciello e padre Fedele Mattera, conferendo alla cerimonia un’aria di rispetto e solennità.
La presenza delle istituzioni e la solidarietà della comunità
Alla cerimonia erano presenti anche i gonfaloni della Regione Campania, del Comune di San Sebastiano al Vesuvio (con il sindaco Giuseppe Panico) e della città di Casoria, rappresentata dal sindaco Raffaele Bene. Anche all’esterno della chiesa, una folla di persone si è raccolta per offrire il proprio sostegno alla famiglia e agli amici di Santo, dimostrando quanto profondo sia il legame con questo giovane che ha lasciato un segno indelebile.
Un appello ai giovani
Al termine della cerimonia, Michele Visone, presidente del Micri Calcio, si è rivolto ai giovani presenti, lanciando un messaggio chiaro: “I nostri no non prendeteli come una negazione, non giratevi dall’altra parte” – un invito alla riflessione, rivolto a una generazione spesso esposta a rischi e influenze pericolose. Le parole hanno risuonato forti, sottolineando l’importanza di scegliere percorsi di vita positivi e di opporsi alla violenza.
Un addio pieno di emozioni
Una cara amica di Santo ha condiviso i ricordi dei momenti felici trascorsi insieme, regalando a tutti un’immagine dolce e commovente del giovane. Le lacrime e un lunghissimo applauso hanno chiuso la cerimonia, un addio struggente che lascia in tutti un vuoto difficile da colmare.
La scomparsa di Santo Romano apre una riflessione profonda sulla facilità con cui armi pericolose circolano nelle mani sbagliate. Un tema su cui la comunità di San Sebastiano al Vesuvio si interroga e su cui invita a una presa di posizione forte, per prevenire altre tragedie.
“E’ un delinquente. Se ha un cuore, una coscienza deve andare dai carabinieri e costituirsi”. Così Antonio Campa, di 65 anni, marito di Anna Caroppo, la 70enne travolta e uccisa lunedì scorso da un’auto pirata alla periferia di Minervino di Lecce. Nel giorno dei funerali, Campa lancia un appello all’automobilista che si è dileguato senza prestare soccorso. L’uomo racconta i momenti che hanno preceduto la tragedia, dell’auto in panne lasciata poco fuori Giuggianello e della decisione di fare rientro a casa a piedi a Minervino, distante poco più di un chilometro, senza aspettare l’arrivo dell’amico a cui aveva telefonato per essere aiutato.
“C’era ancora visibilità sulla strada – spiega Campa, non riuscendo a trattenere le lacrime – e così ho pensato che avremmo fatto prima ad arrivare a piedi. Camminavamo, uno dietro l’altro, sul ciglio della strada. A un tratto ho sentito un tonfo e subito dopo ho trovato mia moglie agonizzante. Non mi ero reso conto di niente. Dico solo che era impossibile che l’automobilista non ci abbia visto . E’ senza cuore”. Intanto, i primi risultati delle indagini dei carabinieri sui pezzi di carrozzeria dell’auto pirata persi per strada a seguito dell’impatto porterebbero ad una utilitaria di colore scuro. (
Urinava per strada senza accorgersi che di lì passava una volante che si è immediatamente fermato scoprendo così che era irregolare in Italia, con permesso scaduto il 2021, e gravato da un ordine di esecuzione di pena detentiva da scontare per droga. E’ accaduto ieri sera, alle 22 in via Giordano Bruno. Il protagonista è un 29enne di origine nigeriana che durante i controlli ha affermato di provenire dalla Francia e di essere arrivato ad Ancona solo qualche mese fa. Ma gli accertamenti l’hanno inchiodato. Condotto in Questura è stato prima denunciato per la sua condizione di irregolarità sul territorio e per atti contrari alla pubblica decenza (art. 726 c.p) e successivamente arrestato e condotto presso il Carcere di Montacuto in esecuzione dell’ordine pendente.