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Brasile: Musk paga le multe di X e Moraes ordina sblocco dei suoi conti

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Il social network X – ha informato la Corte suprema brasiliana (Stf) – pagherà tutte le multe rimanenti di 4,76 milioni di euro (28,6 milioni di reais). Per consentire il versamento, il giudice Alexandre de Moraes ha ordinato alla Banca centrale verdeoro di sbloccare i conti bancari della piattaforma di Elon Musk in Brasile. Nella sua decisione, Moraes spiega che X ha chiesto che fosse inviata una nuova lettera alla massima autorità monetaria per regolarizzare la situazione della piattaforma, autorizzando la ricezione di bonifici internazionali per poter pagare gli importi dovuti.

Questo perché la Corte suprema è stata informata che la multa verrà pagata con fondi propri provenienti dall’estero. Moraes ha inoltre chiarito che già l’11 settembre scorso aveva ordinato lo sblocco dei conti bancari e delle attività finanziarie di X, ma la decisione non era stata rispettata. Per questo, nel pomeriggio, il giudice ha anche chiesto alla Banca centrale di spiegare il mancato rispetto della sua decisione precedente.

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Esteri

Ex agente segreto italiano muore in Tunisia: alcol artigianale letale, altri tre ricoverati in gravi condizioni

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Un cittadino italiano, ex agente segreto ormai in pensione, è deceduto a Hammamet, nel nord-est della Tunisia, dopo aver ingerito una bevanda alcolica artigianale simile al nocino. La bevanda, ottenuta dalla fermentazione di noccioli di pesco in alcol etilico, si è rivelata fatale. Oltre alla vittima, altri tre italiani sono stati ricoverati al centro antiveleni di Tunisi, con uno di loro in coma farmacologico e in condizioni critiche.

Tutti gli uomini coinvolti erano ex membri del servizio di intelligence italiano, oggi in pensione. Secondo le prime ricostruzioni, questi ex agenti avevano partecipato in passato alle indagini che portarono all’arresto in Tunisia, lo scorso agosto, di Angelo Salvatore Stracuzzi, soprannominato “re del calcestruzzo”. Stracuzzi, 57 anni, era stato indagato in due operazioni antimafia denominate “Progresso” e “Progresso 2”, anche se non è mai stato condannato. Nel 2016, la Guardia di Finanza aveva confiscato suoi beni per un valore di 19,5 milioni di euro.

Attualmente, Stracuzzi è detenuto in Italia per presunti reati di trasferimento fraudolento di valori, turbata libertà degli incanti ed estorsione, aggravati dal metodo mafioso.

Le fonti della Farnesina e dell’intelligence italiana hanno confermato che si è trattato di un incidente legato al consumo di alcol artigianale, ma il Copasir ha chiesto chiarimenti per indagare ulteriormente sulla vicenda.

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Scandalo Re Juan Carlos: nuove rivelazioni su video compromettenti scuotono la monarchia spagnola

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Le rivelazioni sul passato di Re Juan Carlos, 86 anni, noto per essere stato un Casanova impenitente, stanno scuotendo profondamente la Spagna, anche tra i più ferventi sostenitori della monarchia. La notizia che l’esercito spagnolo abbia assistito in silenzio per anni alle sue scappatelle è emersa recentemente, portando alla luce un quadro di sorveglianza e complicità che coinvolge i vertici militari.

La scorsa settimana, la rivista olandese Privé ha pubblicato alcune vecchie fotografie che ritraggono il sovrano mentre bacia la conduttrice televisiva Bárbara Rey. Le immagini risalgono al 1994, quando Juan Carlos I era ancora sul trono, ben prima della sua abdicazione in favore del figlio Felipe VI nel 2014. La sua abdicazione fu causata da una serie di scandali economici che colpirono la Real Casa dei Borboni.

Le accuse più clamorose arrivano però dal colonnello Amadeo Martínez Inglés, che ha servito per quarant’anni nelle forze armate spagnole. In un’intervista al periodico El Plural, il colonnello ha affermato che “Juan Carlos ha dormito con centinaia di donne diverse” e ha rivelato l’esistenza di video compromettenti delle relazioni intime del re. Questi video, secondo Martínez Inglés, coinvolgerebbero non solo Bárbara Rey, ma anche altre celebrità spagnole. Le riprese sarebbero state fatte dai servizi segreti militari, che avrebbero monitorato costantemente il re per motivi di sicurezza nazionale.

Video compromettenti e omertà militare

Il colonnello ha dichiarato che “l’esercito ha filmato re Juan Carlos con le sue amanti” e che molti alti ufficiali ne erano a conoscenza. “Ci sono anche gli audio”, ha rivelato Martínez Inglés, aggiungendo che alcuni di questi materiali potrebbero essere venduti a cifre altissime. L’esercito non solo avrebbe sorvegliato il re, ma i video sarebbero stati visionati e discussi privatamente tra i membri delle forze armate, alimentando un clima di omertà e voyeurismo tra gli ufficiali.

La Casa Reale e la monarchia spagnola oggi

La Casa Reale non ha ancora commentato queste accuse, ma all’interno del Palacio de la Zarzuela a Madrid, convivono due re: l’emerito Juan Carlos e l’attuale regnante Felipe VI, che ha cercato di dare un volto più moderno alla monarchia. Il contrasto tra il regno di Juan Carlos, erede designato da Francisco Franco, e quello di Felipe VI riflette due modi molto diversi di interpretare il ruolo monarchico.

Mentre Juan Carlos fu un baluardo della democrazia spagnola durante il colpo di stato del 1981, il suo comportamento personale ha sempre destato critiche, in particolare per i numerosi tradimenti alla moglie, la regina Sofia di Grecia, che ha sempre mantenuto un dignitoso silenzio.

Scandali e conseguenze per la monarchia

Le rivelazioni del colonnello Martínez Inglés hanno aperto una nuova pagina negli scandali legati alla figura di Juan Carlos. L’accusa che gli alti ufficiali dell’esercito fossero complici o spettatori di questi episodi scandalosi getta ulteriori ombre sulla monarchia e su parte dell’establishment militare spagnolo.

Con il rischio che nuovi video e immagini compromettenti possano emergere, la monarchia spagnola si trova nuovamente al centro dell’attenzione mediatica. La vendita delle fotografie scattate dal figlio di Bárbara Rey, Ángel Cristo Jr, è solo uno dei potenziali sviluppi di uno scandalo che sembra lontano dal concludersi.

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Biden fa scudo a Israele ma non riesce a frenare Bibi

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Joe Biden continua a garantire il suo scudo militare a Israele anche contro l’Iran ma è sempre più umiliato e irritato da Benyamin Netanyahu, che affonda ripetutamente i suoi sforzi per una tregua approfittando della sua debolezza di ‘lame duck’ a fine mandato e dell’ultimo mese di campagna elettorale americana. Sperando magari che rivinca il suo amico Donald Trump o di incassare tutto il possibile prima che venga eletta Kamala Harris.

Ogni volta che la Casa Bianca chiede una soluzione negoziata o un cessate il fuoco, prima a Gaza e poi in Libano, Bibi sfida apertamente il leader Usa rafforzando e allargando la sua offensiva, quasi sempre senza consultarsi o avvisare in anticipo l’alleato americano: dall’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran a quella del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah a Beirut, decisa mentre il commander in chief lanciava con Parigi una proposta di tregua di 21 giorni in Libano. Superata anche l’ultima apparente linea rossa, un’invasione di terra in questo Paese.

Tanto da indurre il dipartimento di stato Usa a preannunciare la mossa israeliana nel tentativo di circoscriverne la portata, suscitando l’irritazione di Israele per la “fuga di notizie” che ha messo in pericolo le sue truppe. “Ciò è stato fatto nonostante gli Stati Uniti sostengano l’operazione. Per noi tuttavia è chiaro che sono preoccupati e quindi hanno reso pubblica l’operazione per cercare di limitarla”, ha dichiarato un alto dirigente israeliano coperto da anonimato alla tv pubblica Kan del suo Paese. Uno sgambetto tra alleati che la dice lunga sullo stato dei loro rapporti. Il presidente vede allontanarsi sempre di più la speranza di una de-escalation, ora che l’Iran ha deciso di attaccare.

“L’amministrazione Biden è rimasta in gran parte spettatrice degli eventi, fornendo a Israele i mezzi militari per condurre queste operazioni ma è stata ripetutamente colta di sorpresa dalle sue azioni”, spiega Brian Katulis, senior fellow del Middle East Institute per la politica estera Usa. Il presidente del resto non ha mai usato la leva della sospensione delle forniture militari a Israele, tranne una volta in maggio. Ma ora è troppo tardi e inopportuno nell’ultimo mese di campagna elettorale, dove non può che continuare a ribadire il diritto dell’alleato a difendersi, garantendogli protezione come ha fatto stasera e minacciando Teheran di gravi conseguenze, mentre i suoi ripetuti appelli alla tregua cadono nel vuoto.

Così il Pentagono ha rafforzato la postura in Medio Oriente con due portaerei, caccia F-22, F-15E, F-16, A-10 e alcune migliaia di soldati, mettendo in allerta tutte le forze della regione. Ma mentre Biden convoca il consiglio per la sicurezza nazionale con la sua vice per affrontare la minaccia dell’attacco di Teheran e dalla Situation Room ordina all’esercito Usa di abbattere i missili iraniani, Trump ha gioco facile nell’attaccare entrambi: “Il mondo è in fiamme e sta andando fuori controllo. Non abbiamo una leadership, nessuno che gestisca il Paese. Abbiamo un presidente inesistente, Biden, e una vicepresidente completamente assente, Kamala Harris, che è troppo impegnata a raccogliere fondi a San Francisco… e a organizzare finte foto opportunity. Nessuno è al comando e non è nemmeno chiaro chi sia più confuso: Biden o Kamala”.

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