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Cronache

Bozzoli latitante in fuga con moglie e figlio ricercato in tutto il mondo

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Mentre lui, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario, resta in fuga con moglie e figlio, a parlare sono i parenti. Il padre Adelio giura: “non so dove sia”, ma il suocero Daniele ai carabinieri fa mettere a verbale: “sarebbe in una zona imprecisata della Francia”. Ma di Giacomo Bozzoli ancora nessuna traccia. È ricercato e il suo nome è nel database delle forze dell’ordine a livello nazionale e internazionale. La Procura oggi ha disposto pure il Mae, il mandato di arresto europeo. Per i vicini di casa di Soiano del Lago, nel Bresciano, “non si vede da dieci giorni” ma non risulta che abbia soggiornato in alberghi italiani. Moglie e figlio hanno il passaporto, a lui non è mai stato ritirato ma sarebbe scaduto e non rinnovato.

Negli ultimi sei mesi non ha mai preso un aereo. C’è chi scommette su una latitanza studiata nell’arco dei nove anni che hanno separato l’inizio della vicenda dalla sentenza definitiva di lunedì. Chi lo ha conosciuto in questi nove anni spiega che “la decisione su cosa fare deve prenderla solo lui”. La sua fuga potrebbe essere però solo temporanea e legata ad un momento particolare: il compleanno del figlioletto proprio in questi giorni di inizio luglio. Poi, dopo questi ultimi momenti di libertà in famiglia, il 39enne bresciano che per ogni grado di giudizio ha ucciso lo zio Mario l’8 ottobre 2015 gettandolo nel forno della fonderia di cui era proprietario, potrebbe costituirsi in carcere. Forse al Verziano, penitenziario bresciano meno duro rispetto al più sovraffollato d’Italia Canton Mombello.

Ma restano solo ipotesi, voci, supposizioni. E poi ci sono i dati certi, a partire dagli ultimi avvistamenti. Alle 5:51 del 23 giugno è stato infatti registrato un passaggio della Maserati Levante intestata a Giacomo Bozzoli dal portale Valtenesi di via Marconi a Manerba, due minuti più tardi da quello di Desenzano e uno successivo alle 6.03 sempre a Desenzano del Garda sotto il varco che porta all’ingresso in A4. Ma non si sa se sia entrato in autostrada. Il Telepass non ha segnalato accessi, così come i telefoni hanno smesso di essere attivi. Da qualche ora Giacomo Bozzoli è latitante dopo che il presidente della prima sezione penale Roberto Spanò – il primo giudice a condannarlo – ha firmato il decreto di latitanza. Da lunedì dopo la lettura della sentenza della Cassazione sono risultate vane le ricerche nella villa di Soiano – intestata al fratello Alex, indagato per falsa testimonianza nell’ambito dell’inchiesta bis – dove Giacomo vive dal 2015 con moglie e figlio, ma anche nell’azienda di Bedizzole creata con il padre e il fratello, nell’abitazione di Marcheno del genitore e anche ad Ortisei, dove i Bozzoli hanno una casa, non è stato trovato.

Così è scattato prima il decreto di latitanza e ora anche il mandato d’arresto europeo firmato dalla procura sulla scorta di quanto riferito dal suocero che agli inquirenti ha indicato la Francia come meta di un viaggio di cognato, figlia e nipotino. Adelio, padre sempre al fianco di Giacomo, invece nega di sapere di piani di fuga. Adelio, che da teste in aula nel processo di primo grado usava in continuazione l’avverbio “sinceramente” come a voler convivere i giudici delle sue parole, a Repubblica che lo ha incontrato in mattinata fuori dall’azienda ha detto: “Se sapessi dov’è ora mio figlio andrei a dirgli che è il momento di pensare solo alla sua famiglia, al mio nipotino. Ognuno può immaginare cosa prova un padre che vede il proprio figlio innocente condannato all’ergastolo dopo nove anni di processi. La sua scomparsa è una sorpresa, oltre che un incubo, anche per me”.

Adelio ha sempre proclamato l’innocenza di Giacomo così come Antonella, la compagna del 39enne. Dipendente della galleria d’arte di famiglia sentita nel corso del processo di primo grado la donna rispondendo alla domanda del pm: “signora, lei è convinta dell’innocenza di Giacomo?”, rispose: “Assolutamente sì”. Convinta fino a seguirlo nella sua disperata fuga dal carcere a vita.

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Falso carabiniere tenta una truffa ad una donna, arrestato dai veri carabinieri

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Non riesce la truffa ai danni di una donna da parte di un ventenne campano arrestato dai carabinieri di Osimo. Il giovane ha telefonato alla signora di Osimo fingendosi un maresciallo dei carabinieri per spiegare che il marito era rimasto coinvolto in un incidente e che sarebbe stata contattata da un avvocato. Per evitare la querela, avrebbe dovuto pagare alla controparte 8mila euro. La donna non si è lasciata ingannare, ha mantenuto il contatto telefonico, e attraverso la madre, ha contattato i Carabinieri della Compagnia di Osimo che, in brevissimo tempo, hanno organizzato un servizio di osservazione e, dopo aver atteso l’uomo nell’abitazione della donna per riscuotere quanto chiesto, lo hanno arrestato. Sono ancora in corso le indagini per dare un nome ai complici dell’arrestato in flagranza di reato per tentata truffa aggravata. Le indagini proseguono per individuare i suoi complici. Non dovendosi applicare misure cautelari, ad arresto convalidato, l’uomo, incensurato, è stato posto in libertà. Il provvedimento eseguito costituisce misura precautelare e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

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Investe e uccide donna a Camposano, l’arrestato è un vigile urbano: tasso alcolemico alto

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Diminuzione della capacità di eseguire compiti semplici, stato di rilassamento.  Poi gradualmente l’alterazione della percezione degli spazi, mutamenti nella personalità, perdita di prontezza nella reazione agli stimoli, abbassamento della soglia di attenzione.
Sono i primi segnali del corpo quando la concentrazione di alcol nel sangue oscilla tra i 0,5 e 1 g per litro.
Con l’aumentare dei bicchieri, sale la soglia da 1 g/l fino a 2.
Qui la coordinazione è pregiudicata, inizia il biascicamento, subentrano vertigini, nausea. Le capacità motorie e cognitive sono già compromesse. Mettersi alla guida in questo stato è terribilmente pericoloso. Ed è vietato dalla legge già dalle prime avvisaglie elencate. Il tasso alcolemico del 26enne incensurato che questa notte avrebbe investito e ucciso una sua coetanea era di 1,7 g/l .

E’ successo nella tarda serata di ieri nel comune di Camposano.  Una donna passeggia in via Croce San Nicola insieme alle due nipotine di 10 e 7 anni.  Lungo lo stesso senso di marcia è arrivata la suzuki splash guidata dal 26enne che avrebbe preso in pieno la 27enne di Camposano, sbalzandola in un terreno, oltre un muro alto 1 metro e mezzo.  La donna è morta sul colpo, le due bimbe sono miracolosamente illese ma in stato di shock.  L’uomo alla guida si è fermato e poco dopo sono arrivati i carabinieri della compagnia di Nola.  Accompagnato in ospedale, gli è stato rilevato un tasso alcolemico pari a 1,7 g/l.  E’ stato arrestato per omicidio stradale e sottoposto ai domiciliari in attesa di giudizio.

Secondo quanto si è appreso, è un vigile urbano l’investitore con tasso alcolemico superiore alla norma ritenuto responsabile dell’omicidio stradale avvenuto a Camposano, nel Napoletano, dove ha perso la vita una donna di 27 anni che era con i suoi nipotini di 10 e 7 anni. L’uomo, ora agli arresti domiciliari, è titolare di un contratto di formazione e presta servizio da 6-7 mesi, nel comune di Portici (Napoli).

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Cantante scomparsa, giardiniere di nuovo indagato per omicidio

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Per la morte di Greta Spreafico, la donna di 53 anni di Erba (Como), scomparsa nel delta del Po rodigino il 4 giugno 2022, dopo l’archiviazione del caso sarebbe di nuovo indagato Andrea Tosi, 58 anni, giardiniere di Porto Tolle (Rovigo), questa volta non soltanto per distruzione e occultamento di cadavere, ma anche per omicidio preterintenzionale. L’emittente Telelombardia – riferiscono i quotidiani veneti – nei giorni scorsi ha diffuso il contenuto di un’intercettazione in cui Tosi risponde “ma sì, sono stato io” alla domanda di una terza donna che gli chiedeva, riferendosi a Sperafico: “Tu non l’hai uccisa vero?”

Sono intercettazioni risalenti all’ottobre 2022, successive alla scomparsa ma già presenti nel fascicolo della procura della Repubblica di Rovigo prima dell’archiviazione. All’epoca non erano state ritenute attendibili. La donna, conosciuta come cantante rock, si trovava in Polesine per vendere la casa del nonno a un cugino, ma si sono perse le sue tracce due giorni prima della data in cui era stato fissato il rogito. Il suo corpo non è mai stato ritrovato e neanche l’auto che utilizzava, una Kia Picanto. L’avvocato della famiglia Spreafico nei mesi scorsi però ha fornito alla Procura nuovo materiale, tra cui comunicazioni tra Tosi e l’ex compagno della donna scomparsa, Gabriele Lietti. Il caso è stato riaperto, c’è stato un nuovo sopralluogo nell’abitazione di Greta Spreafico, all’interno sono state ritrovate le chiavi dell’auto e un capello impigliato in una maglia di colore verde gettata nel bidone dell’umido. Il tutto è ora al vaglio del Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Parma.

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