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Bossi vota FI. Salvini rompe il silenzio elettorale

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La corsa elettorale è terminata. Le urne sono aperte e i giochi sono fatti. Iniziato il voto per le europee, i leader corrono ai seggi, ma tra un tweet e l’altro, con i social che come sempre rimangono terra di nessuno, cioè senza regole o divieti precisi, oltre all’immancabile rottura del silenzio elettorale, arriva l’affondo del leader storico del Carroccio Umberto Bossi contro la Lega targata Salvini. “Mi ha telefonato Bossi con voce molto arrabbiata e mi ha detto: ‘Fai sapere in giro che io voto Reguzzoni’ che come sapete si presenta come candidato indipendente di Forza Italia”.

A dare l’annuncio della scelta di campo di Bossi è Paolo Grimoldi già parlamentare e segretario della Lega lombarda che assicura: “A Bossi Vannacci non piace assolutamente”. Mentre Marco Reguzzoni si dice soddisfatto dell’annuncio di Bossi anche perché “dimostra la mia coerenza”. Ed è “una soddisfazione che da sola vale tutta la campagna elettorale”.

“Bossi ha chiesto a tutti noi di votare Reguzzoni – incalza un altro leghista della prim’ora Matteo Brigandì – e noi siamo d’accordo” perché “la Lega non sta più facendo la Lega” e perché “non vogliamo morire fascisti”. Ma la Lega è protagonista di questa prima chiamata alle urne anche per la rottura del silenzio elettorale da parte di Matteo Salvini e del generale Roberto Vannacci. Se infatti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, mantiene una linea più sobria, aggirando il silenzio solo con un video su Instagram in cui mangia delle ciliegie della ‘Varietà Giorgia’, il vicepremier è molto più diretto. Vestito completamente di scuro, Salvini dichiara di aver votato messo “la decima” per il suo partito, anziché la X. Poi spiega che quello che si dà alla sua Lega “è un voto per la pace”. “Gli italiani, votandoci, possono fermare i venti di guerra” assicura.

Quindi dà una stoccata agli alleati di governo: “Mi aspetto un ottimo risultato per la Lega, sicuramente superiore alle politiche e superiore a Forza Italia”. E sui social il generale non è da meno. In un video su facebook, con il ‘sole nero’ alle spalle e l’annesso richiamo alla ‘Decima Mas’ invita a votare per lui e per il partito di Salvini. Richiamo a cui invece il presidente del Senato, Ignazio la Russa, replicando a un cronista che gli chiede un commento sulla ‘X Mas’, sembra mettere uno stop: “Non si scherza sulle cose serie”. La rottura del silenzio elettorale scatena l’ira delle opposizioni che con uno dei leader di Avs, Angelo Bonelli, chiede l’intervento del Viminale. “Piantedosi intervenga immediatamente e sanzioni Salvini e Vannacci” è il suo appello. Meloni al seggio, dove la accolgono 4 scrutatrici donna, ricorda il silenzio elettorale, lanciando però l’appello a votare perché con queste elezioni “si decidono i nostri prossimi 5 anni in Europa”.

Quasi tutti i leader, forse per dare il buon esempio in una tornata che deve fare i conti con la grande incognita dell’affluenza, si presentano subito ai seggi. La segretaria Pd Elly Schlein vota a Bologna, dove aspetta pazientemente il suo turno in fila prima di entrare in cabina e le si rompe la punta della matita. Matteo Renzi, candidato per ‘Stati Uniti d’Europa’ e Carlo Calenda, leder di Azione candidato con ‘Siamo Europei’, si presentano a votare, il primo a Firenze e il secondo a Roma, con i figli maggiorenni al seguito. La figlia di Renzi, Ester, ha appena compiuto 18 anni. “E’ emozionante la prima volta al seggio con Giulio al suo primo voto”, dice Calenda ai cronisti che lo attendono fuori dal seggio. “Che grande conquista la democrazia!” afferma Renzi. Alle urne anche Emma Bonino che vota a Roma accompagnata dal segretario di Più Europa, Riccardo Magi. Il presidente del M5S Giuseppe Conte esprime la sua preferenza a Roma ma il suo invito a presentarsi alle urne lo fa anche lui sui social. Postando la sua foto con la scheda elettorale tra le mani scrive: “Io ho votato e voi? Buon voto a tutti e a tutte”.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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