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Esteri

Boris Johnson smonta e rimonta il governo, ora è più rosa

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Terremoto nel governo Tory britannico di Boris Johnson, che ha giocato oggi la carta di un mega rimpasto per cercare di rilanciarsi di fronte alle nuove incognite sanitarie, economiche e sociali che il Regno Unito si appresta ad affrontare nei prossimi mesi. E ai segnali di affanno mostrati dagli ultimi sondaggi. L’operazione facce nuove (o seminuove) si e’ consumata piu’ o meno nei tempi previsti dai media e in barba alle mezze smentite ufficiali di una settimana fa; ma in una dimensione ancor piu’ ampia rispetto alle attese. Con non pochi siluramenti in tronco e la retrocessione di Dominic Raab dagli Esteri alla Giustizia (seppure compensata dall’ascesa da numero 2 de facto a vicepremier de jure della compagine, carica vacante da anni nel Paese). Oltre che con un rafforzamento delle quote rosa segnato – alla testa di due dicasteri chiave – dalla conferma della controversa Priti Patel all’Home Office (Interni) e dalla promozione di Liz Truss dal Commercio Internazionale al Foreign Office al posto di Raab: seconda donna a diventare capo della diplomazia di Sua Maesta’ in assoluto dopo l’effimera esperienza della laburista Margaret Becket fra il 2006 e il 2007 sotto Tony Blair. L’impostazione ideologica dell’esecutivo non appare destinata in effetti a cambiare granche’ in un Paese nel quale il Pil e’ tornato a crescere di buona lena, ma non senza ombre che vanno dalle incertezze sui piani invernali anti Covid all’impatto delle restrizioni revocate e della scommessa vaccinale sul gia’ pesante bilancio di morti per pandemia, dalle polemiche sull’incremento delle tasse per finanziare sanita’ e welfare ai tagli del meccanismo assistenziale dell’Universal Credit. A testimoniarlo contribuisce proprio l’immagine delle due donne forti emergenti del team: Patel e Truss (a cui resta affidato pure il portafogli delle Pari Opportunita’, annesso per la prima volta agli Esteri), entrambe in fama di falco e di storiche pretoriane della Brexit. Mentre Raab, brexiteer liberale, si dovra’ accontentare della poltrona di vice, associata a quella di ministro della Giustizia e Lord Chancellor, dopo essere finito nell’occhio del ciclone per la gestione del ritiro dall’Afghanistan e per essere stato sorpreso dalla caduta di Kabul in mano ai Talebani mentre si trovava in vacanza al mare a Creta. Fra le altre caselle di rilievo, BoJo ha mantenuto forse obtorto collo nel ruolo di cancelliere dello Scacchiare, con ampi poteri sul Tesoro, sulle Finanze e sui cordoni della borsa del governo, il 40enne rampante Rishi Sunak (di origini indiane proprio come Patel in un collettivo che resta a forte impronte multietnica): una figura gradita all’establishment e che qualcuno ritiene possa provare prima o poi a fargli le scarpe al numero 10 di Downing Street. Mentre ha fatto cadere le testa di Gavin Williamson, rimosso dal vertice dell’Istruzione dopo le tante critiche ricevute su scuola e pandemia e sostituito da Nadhim Zahawi (radici curdo-irachene), promosso per aver coordinato con grande successo la campagna sui vaccini da viceministro ad hoc. Fuori pure il moderato Robert Buckland, caduto alla Giustizia per risultati giudicati insufficienti sulla riforma carceraria; e il chiacchierato Robert Jenrick, sfiorato da qualche scandalo come ministro delle Aree Urbane e degli Enti Locali, pure centrale sul fronte dell’emergenza Covid. Ad ereditare le competenze di Jenrick sara’ Michael Gove, dottor sottile delle parrocchia Tory e coprotagonista con Johnson della campagna referendaria per il divorzio dall’Ue del 2016, la cui stella torna a brillare – dopo il tradimento inflitto allo stesso Boris 5 anni fa e la mezza pace successiva – con un accumulo inedito di cariche che si aggiungono a quella di cancelliere del Ducato di Lancaster. Per il resto vanno segnalate le conferma alla Sanita’ di Sajid Javid, rientrato da poco nella compagine dopo lo scandalo che ha travolto Matt Hancock, e alla Difesa di Ben Wallace. Nonche’ l’ascesa di un’altra donna, Nadine Dorries, da sottosegretaria alla Sanita’ a ministra della Cultura, dei Media e dello Sport al posto di Oliver Dowden (che va all’Ufficio di Gabinetto): accomunata a Johnson dal fatto di essere passata come lui, nella primavera del 2020, attraverso l’odissea di un contagio da Covid-19.

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Esteri

Arresto di Sansal incendia i rapporti Francia-Algeria

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Si infiammano i rapporti già tesi tra la Francia e l’Algeria per la sorte di Boualem Sansal, lo scrittore algerino che da qualche mese ha ottenuto anche la nazionalità francese. Da sabato scorso, quando è stato arrestato all’aeroporto di Algeri, non si sa più nulla di lui. Settantacinque anni, da 25 impegnato da scrittore contro il potere di Algeri e i cedimenti all’integralismo islamico, potrebbe – secondo fonti algerine – essere processato per “violazione dell’unità nazionale e dell’integrità nazionale del Paese”. Preoccupati i familiari, gli amici, i sostenitori, mobilitata la stampa e il mondo degli intellettuali francesi, silenzioso il governo di Parigi con l’eccezione di Emmanuel Macron, che ieri sera ha espresso pubblicamente la sua forte preoccupazione.

L’arresto di uno degli intellettuali più critici contro il potere di Algeri ha inasprito i già tesi rapporti tra Francia ed Algeria, che avevano fatto toccare proprio nelle scorse settimane nuovi picchi per la visita di Macorn in Marocco e i toni di grande vicinanza col regno di Mohammed VI. Oggi anche l’editore francese Gallimard, che pubblica le opere di Boualem Sansal fin dall’uscita del suo libro più famoso, ‘Le serment des barbares’ (Il giuramento dei barbari), si è detto “molto preoccupato” e ha chiesto la “liberazione” dello scrittore. “Sgomento” ha espresso per l’arresto di Sansal anche la sua casa editrice italiana, Neri Pozza.

Dopo l’intensificarsi della pressione mediatica sulla sorte dello scrittore, l’Algeria è uscita oggi duramente allo scoperto attraverso la sua agenzia di stampa, accusando Parigi di essere covo di una lobby “anti-algerina” e “filo-sionista”. L’agenzia Aps conferma, nella sua presa di posizione, l’arresto di Sansal e attacca senza mezzi termini Parigi, la “Francia Macronito-sionista che si adombra per l’arresto di Sansal all’aeroporto di Algeri”. “La comica agitazione di una parte della classe politica e intellettuale francese sul caso di Boualem Sansal – scrive l’agenzia di stato – è un’ulteriore prova dell’esistenza di una corrente d’odio contro l’Algeria. Una lobby che non perde occasione per rimettere in discussione la sovranità algerina”. Si cita poi un elenco di personalità “anti-algerine e, fra l’altro, filo-sioniste” che agirebbe a Parigi, e del quale farebbero parte “Éric Zemmour, Mohamed Sifaoui, Marine Le Pen, Xavier Driencourt, Valérie Pécresse, Jack Lang e Nicolas Dupont-Aignan”.

Ad offendersi, secondo l’Aps, è uno stato che “non ha ancora dichiarato al mondo se ha la necessaria sovranità per poter arrestare Benyamin Netanyahu, qualora si trovasse all’aeroporto Charles de Gaulle!”. L’agenzia passa poi all’attacco diretto di Macron e di Sansal stesso: il presidente che “torna abbronzato da un viaggio in Brasile” scrive Aps, parla di “crimini contro l’umanità” in Algeria ricordando la colonizzazione francese “ma prende le difese di un negazionista, che rimette in discussione l’esistenza, l’indipendenza, la storia, la sovranità e le frontiere dell’Algeria!”, riferendosi a Sansal. Nel suo primo e più celebre libro, Sansal racconta la salita al potere degli integralisti che contribuì a far precipitare l’Algeria in una guerra civile negli anni Novanta. I libri di Sansal, editi in Francia, sono venduti liberamente in Algeria, ma l’autore è molto controverso nel suo Paese, in particolare dopo una sua visita in Israele nel 2014.

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Il porno attore italo egiziano Sharif nel carcere di Giza, rischia 3 anni di carcere

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E’ un appello accorato quello che arriva dall’Egitto dalla madre di Elanain Sharif, quarantaquattrenne nato in quel Paese ma cittadino italiano, fermato al suo arrivo in aeroporto al Cairo. “Sono molto preoccupata perché mio figlio sta male. Aiutatemi, lui ha bisogno di me e io di lui. Non so cosa fare” ha detto la donna con un audio diffuso tramite il legale che l’assiste, l’avvocato Alessandro Russo. E proprio per accertate le condizioni in cui è detenuto, le autorità italiane hanno già chiesto a quelle egiziane di poter effettuare una visita in carcere, alla quale dovrebbe partecipare anche la donna, e sono in attesa di una risposta. Sharif è accusato di produzione e diffusione di materiale pornografico.

Si tratta di reato, secondo la normativa egiziana, punibile con una pena da 6 mesi a tre anni. Il capo di imputazione è stato comunicato dal Procuratore egiziano al legale del 44enne e in base al codice penale egiziano, un qualunque cittadino di quel paese che commette un reato, anche fuori dall’Egitto, può essere perseguito. Un principio giuridico analogo a quello previsto dal nostro ordinamento. L’ex attore porno è stato già ascoltato dal procuratore che ha convalidato il fermo per 14 giorni, disponendo che il caso sia nuovamente riesaminato il 26 novembre. Le Autorità egiziane stanno infatti attendendo il risultato della perizia tecnica sul materiale presente online. Dopo il fermo all’aeroporto, il 9 novembre, l’uomo si trova ora nel carcere di Giza. “E’ stato messo in carcere appena siamo arrivati in aeroporto” ha detto ancora la madre di Sharif dall’Egitto.

“Non posso sapere come sta – ha aggiunto – perché non riesco a parlarci e sono molto preoccupata”. Sono in particolare le sue condizioni di salute a preoccuparla perché, ha spiegato, “mio figlio ha subito tre interventi alla schiena, l’ultimo 30 giorni fa a Londra”. Dal giorno in cui è stato bloccato la madre ha incontrato un paio di volte il figlio. “La prima – ha detto il legale – il giorno dopo a quello in cui era stato preso in consegna dalle autorità, in carcere al Cairo e poi dopo cinque o sei giorni trasferito dove è ora e l’ha visto sempre per un paio di minuti”. Sharif e la madre erano atterrati al Cairo provenienti dall’Umbria. Vive, infatti, da alcuni anni a Terni mentre la madre è residente a Foligno ed è sposata con un italiano.

“In aeroporto è stato tenuto a lungo negli uffici della polizia e poi la madre lo ha visto uscire con le manette ai polsi – aveva ricordato ieri il legale – Le procedure di arresto sono state fatte utilizzando solo il passaporto egiziano, quello dell’Italia gli è stato restituito alcuni giorni dopo”. L’avvocato Russo ha poi spiegato che la madre si trova ancora in Egitto “assieme al fratello, che lavora nella polizia egiziana, e spera di avere notizie di un suo rilascio”. Con la donna, e con gli avvocati italiano ed egiziano e le autorità del Cairo, sono in contatto fin dall’inizio della vicenda sia l’ambasciata italiana sia la Farnesina.

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Brasile: la Corte trova la maggioranza, Robinho resta in carcere

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La Corte suprema ha raggiunto la maggioranza dei giudici per rigettare gli appelli e mantenere in carcere l’ex calciatore Robinho. L’atleta è detenuto in Brasile dal 22 marzo e sta scontando una condanna a nove anni per uno stupro di gruppo commesso in Italia nel 2013. Finora sei giudici hanno votato per respingere la richiesta di scarcerazione di Robinho. Si tratta del relatore del caso Luiz Fux, oltre ai giudici Edson Fachin, Luís Roberto Barroso, Cristiano Zanin, Cármen Lúcia e Alexandre de Moraes. Solo Gilmar Mendes ha votato a favore. Il processo si conclude il 26 novembre.

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