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Bikeshedding, il profilo politico della destra italiana di fronte alla crisi del coronavirus

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Supponiamo che si stia discutendo, in un’importante riunione di esperti e politici, della costruzione di una centrale nucleare di nuova generazione che comporterebbe un investimento di 1 milardo di euro. Ciascuno porta il suo contributo sugli aspetti nucleari, ingegneristici, securitari, ambientali, economico-finanziari finché qualcuno solleva il problema della tettoia sotto la quale il personale dovrebbe ricoverare le proprie biciclette: il colore, per esempio, oppure la dimensione, oppure la posizione rispetto all’ingresso del perimetro della centrale. Che succede? Continuate voi, con l’avvertenza che questa storiella riassume la “legge di Parkinson sulla futilità” dal nome di colui che la formulò nel 1957.

Centrodestra. Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Ecco, il bikeshedding rappresenta esattamente il profilo politico che sta assumendo la destra di fronte alla crisi del coronavirus. Rivela la sua incapacità di contribuire, come opposizione, alla soluzione dei problemi centrali, di natura sociale e di sanità pubblica, generati dalla pandemia. Soffermandosi invece sulla “tettoia per le biciclette”: il governo ha cominciato in ritardo, le mascherine non sono a norma, i comunicati vengono fatti la sera tardi, il Parlamento non si riunisce per discutere le misure del Governo, il Presidente del Consiglio non può affidare le sue dichiarazioni a una diretta Facebook, quando riaprono le scuole, troppo presto, troppo tardi! E tentando di far apparire questo come “il problema” per il quale il Governo dimostrerebbe la sua sostanziale e gravissima incompetenza tecnico-sanitaria, la sua inefficacia economica e persino la sua pericolosità per le istituzioni democratiche. Francamente, la casalinga di Voghera, per ricordare Alberto Arbasino che ci ha appena lasciati, avrebbe saputo fare meglio. Di fatto, il bikeshedding rappresenta il clamoroso fallimento culturale della destra italiana confrontata a un problema gravissimo che avrebbe richiesto un contributo tanto utile quanto intelligente da parte di tutti, nell’intento di creare un clima di union sacrée per la salvezza della casa comune. Chiedendo non già di partecipare al tavolo in cui si prendono le decisioni (quali, tra le molte che il Governo prende quotidianamente?). Non già, quindi, di entrare in pratica nella maggioranza, ma sviluppando sostanzialmente tre prospettive su cui ci aspetteremmo “idee” da un’opposizione responsabile e dotata di senso della politica. La prima ha a che fare con la difesa della democrazia: vigilare, senza strepiti, per fare in modo che la “strategia brancolante”, necessaria per la comprensione e la gestione della crisi, non trasformi la decretazione d’urgenza -di cui ha bisogno per funzionare- in un temibile “Stato d’eccezione”. Rendersi conto, inoltre, che la crisi è un “ambiente di apprendimento” e che, pertanto, ci sono dei punti di rottura, delle biforcazioni determinate dall’accatastamento delle informazioni le quali hanno, accanto a risvolti tecnici (che bisogna lasciare ai tecnici), delle ricadute politiche importanti: per esempio sul tavolo europeo. Infine, e per chiudere qui, vegliare sul rispetto di un principio di equità sociale affinché la fattura di questa crisi, attualmente in carico ad anziani, malati, personale sanitario, e che sarà pesantissima sul piano economico, sociale e territoriale, non sia buttata sulle spalle dei soliti noti, delle fasce più deboli della popolazione, del tessuto produttivo di base che rimane nel pantano mentre la finanza fa quello che ha sempre fatto e che del resto sa fare con la sua cieca pulsione speculativa. Quale che sia il modello di società verso cui andiamo, o speriamo di andare, nessuna visione può fiorire, nessun progetto si può edificare in un mondo di disoccupati, di piccole e medie imprese in ginocchio, di partite Iva allo sbando, di territori drammaticamente indietro rispetto al resto del Paese. La giustizia sociale non può continuare ad essere “solo” una preoccupazione della sinistra: diventando un autentico valore nazionale, può e deve trasformarsi in un driver inderogabile nell’agenda di tutte le forze politiche. Insomma, avendo le capacità, ci si può occupare d’altro rispetto alla pur interessante questione delle tettoie per le biciclette. 

La foto di copertina è tratta dal profilo Twitter del leader della Lega Matteo Salvini. È un selfie scattato da Salvini assieme a Giorgia Meloni prima dell’inizio del primo incontro col premier per cercare di trovare una strada comune di lotta al coronavirus. Erano le fasi iniziali di una crisi che è poi diventata drammatica.  

*Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM

 

Angelo Turco, africanista, è uno studioso di teoria ed epistemologia della Geografia, professore emerito all’Università IULM di Milano, dove è stato Preside di Facoltà, Prorettore vicario e Presidente della Fondazione IULM.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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