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Biden abbraccia Zelensky a Kiev: Putin ha fallito

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Risuonano le sirene di allarme a Kiev a fine mattinata, mentre Joe Biden e Volodymyr Zelensky attraversano la piazza antistante il monastero di San Michele, nel cuore della capitale ucraina. Il presidente degli Stati Uniti è appena giunto in città per una visita a sorpresa che ha spiazzato tutti. E sono proprio quelle sirene a fermare il momento storico, ricordando che sotto un cielo blu e un sole quasi tiepido di fine inverno Biden è venuto ad abbracciare il leader di un Paese in guerra. Il commander in chief è venuto a ribadire il sostegno “incrollabile” degli Stati Uniti, “a riaffermare il nostro fermo impegno per la democrazia, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

A confermare che l’America rimarrà al fianco di Kiev “per tutto il tempo che serve”, proprio alla vigilia dell’anniversario dell’aggressione russa, il 24 febbraio del 2022. Un evento altamente simbolico, così come l’immagine simbolo di questa giornata storica resterà l’abbraccio fra Biden e Zelensky davanti ad un muro di volti: centinaia e centinaia di fotografie, di uomini e di donne, gli ucraini morti in battaglia dal 2014. In questa giornata ricorre anche il nono anniversario della rivoluzione di Maidan e si commemora il giorno dedicato agli “eroi”, vittime della repressione di quella rivolta. La commozione dei due leader è palpabile durante la passeggiata nel centro di Kiev.

Poi, a Palazzo Mariinskyi, Biden annuncia un nuovo pacchetto di aiuti da mezzo miliardo di dollari: includerà più equipaggiamento militare, comprese munizioni di artiglieria, più Javelin e obici. Rivela che con Zelensky hanno parlato di “armi a lungo raggio e delle armi che potrebbero ancora essere fornite all’Ucraina”. Ma soprattutto loda l’eroismo e il coraggio degli ucraini, ricordando quella telefonata con Zelensky un anno fa, quando le forze russe assediavano Kiev e tutto sembrava perduto: “Mi dicesti che si potevano sentire le esplosioni in sottofondo. Non lo dimenticherò mai. Io chiesi: cosa posso fare? E tu mi rispondesti: metti insieme i leader per sostenere l’Ucraina, chiedi loro di sostenere l’Ucraina. Un anno dopo Kiev resiste, la democrazia resiste, e il mondo resiste con voi. Putin pensava che l’Ucraina fosse debole e che l’Occidente fosse diviso. Pensava di poter avere le meglio su di noi. Ma si sbagliava di grosso e ora sta fallendo”.

Sul volto di Volodymyr Zelensky si legge la consapevolezza della portata del momento: “Questa visita ci porta più vicini alla vittoria”, dice, “è la visita più importante nell’intera storia delle relazioni fra l’Ucraina e gli Stati Uniti”. I suoi risultati “si vedranno sul campo di battaglia”, aggiunge, “speriamo che quest’anno 2023 diventi un anno di vittoria”. Lo ha voluto fortemente Zelensky questo momento: Kiev chiedeva da tempo una visita di Biden, stando a fonti governative ucraine è stata preparata in poco tempo, una settimana circa, nella massima riservatezza, attraverso i canali dei più stretti collaboratori del presidente, il suo chief of staff Andriy Yermak, il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Washington ha pensato al resto dal suo lato per ridurre il rischio ad un livello “gestibile”.

Una missione “storica e senza precedenti in tempi moderni”, ma anche “rischiosa”, ha sottolineato il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan, svelando che i russi sono stati avvertito solo qualche ora prima per evitare “incidenti” che potessero portare a uno scontro diretto tra le due potenze nucleari. Ne è valsa la pena però, se per la sua forza simbolica c’è già chi paragona questa visita a quella di Jfk al Muro di Berlino nel 1961, in piena crisi con l’allora Unione Sovietica. C’è poi il valore di quel pressing per una strada verso la pace – non confermato ufficialmente ma da più parti considerato a questo punto scontato – se è vero, come del resto ha riferito ancora Sullivan, che i due leader a colloquio hanno affrontato il tema dei “prossimi mesi di guerra, di ciò di cui l’Ucraina ha bisogno per difendersi”, ma anche del processo “verso una pace giusta e durevole”.

Il calendario dei prossimi giorni fissa ancor meglio l’importanza della missione di Biden: nelle prossime ore ci sarà l’atteso discorso di Vladimir Putin davanti al Parlamento su quella che Mosca definisce ‘l’operazione militare speciale’ in Ucraina, mentre il leader Usa, subito dopo, si rivolgerà al mondo intero dal castello di Varsavia. Cresce l’attesa anche per gli sforzi di mediazione della Cina: domani l’inviato di Pechino Wang Yi si presenterà al Cremlino per parlare del piano di pace messo a punto da Xi Jinping, e lo stesso presidente cinese prenderà la parola in occasione del primo anniversario del conflitto. Il cessato allarme a Kiev arriva proprio mentre si conclude la conferenza stampa congiunta di Biden e Zelensky, un’ora e mezza in tutto. Poco dopo il presidente degli Stati Uniti lascia la capitale. Ci è rimasto meno di sei ore, la traccia lasciata nella Storia potrebbe risultare però indelebile. Mentre nel ‘vicolo dei coraggiosi’ a Kiev compare la targa con inciso il nome del presidente americano assieme con la data di inizio dell’invasione russa e quella di oggi.

 

 

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La spia che venne dagli Usa, l’uomo di Mosca nel Donbass

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Le prime foto di lui, con il viso pixelato e abbracciato a un soldato, erano apparse sui canali di blogger militari russi il 28 ottobre, subito dopo l’operazione che lo aveva esfiltrato dal territorio ucraino. Ma oggi Daniel Martindale si è presentato a volto scoperto e mostrando i suoi documenti di americano davanti ai giornalisti a Mosca, affermando di aver operato per oltre due anni dietro le linee nemiche fornendo preziose informazioni alle truppe di Mosca nel Donbass. Ora Martindale, che ha 33 anni, dice di voler farsi una vita e una famiglia in Russia e lavorare come agricoltore.

Oltre che acquisire la cittadinanza russa. Come Edward Snowden, l’informatico e attivista statunitense già tecnico della Cia che dal 2013 vive in Russia dopo aver rivelato i dettagli di diversi programmi top secret di sorveglianza di massa del governo di Washington e quello di Londra. E non sarà certo una sorpresa se Mosca deciderà di concedere la cittadinanza anche al nuovo transfuga, che promette di diventare una importante pedina della macchina propagandistica. “Dal 2005 considero gli Usa il mio nemico”, ha dichiarato Martindale, presentatosi alla stampa in camicia arancione e un cappellino nero con visiera. Quello che accade in Ucraina, ha insistito, “è un tentativo dell’America di contenere la Russia per non permetterle di competere ad armi pari con gli Stati Uniti”.

Poi un messaggio diretto a Washington: “Se qualcosa succede a me o a qualche mio parente non sarà un incidente, ma opera delle autorità americane per costringermi a tornare negli Usa e accusarmi di tutti i peccati”. Martindale ha detto di essere stato un “missionario” in Polonia. Quando ha capito che stava per scoppiare una guerra, si è trasferito in Ucraina e, dopo essere passato per Kiev, è arrivato nel territorio della regione di Donetsk controllato dalle forze governative solo una decina di giorni prima dell’attacco russo. Da lì, ha detto, si è messo in contatto con le forze separatiste filorusse scrivendo sul loro canale Telegram. Lo stesso sistema ha utilizzato per mantenere poi i contatti con le agenzie di sicurezza russe, che gli hanno fatto arrivare un nuovo telefono cellulare con un drone.

La settimana scorsa le forze speciali della 29/a Armata hanno fatto un’incursione in territorio ucraino per farlo uscire, dopo che, sostengono i canali degli osservatori militari russi, aveva avuto “un ruolo chiave nella preparazione dell’assalto al villaggio di Bogoyavlenka”, caduto in mano russa qualche giorno fa. Anche oggi Mosca ha annunciato la conquista di nuovi villaggi, quelli di Kurakhivka nella regione di Donetsk e quello di Pershotravneve nella regione di Kharkiv, in un’avanzata nell’est dell’Ucraina che ha accelerato nelle ultime settimane. Le truppe ucraine stanno affrontando una delle più “potenti” offensive della Russia dall’inizio dell’invasione, ha detto il comandante delle forze armate, Oleksandr Syrsky. La situazione è difficile, e “le ostilità in alcune aree richiedono un costante rinnovamento delle risorse delle unità ucraine”, ha aggiunto.

Difficoltà confermate dall’intelligence militare dell’Estonia, secondo la quale solo nell’ultima settimana le forze russe hanno occupato circa 150 chilometri quadrati di territorio nella regione di Donetsk. Il presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato massicci attacchi di droni nella notte su varie regioni, compresa Kiev, dove le autorità locali hanno parlato di incendi scoppiati in vari edifici residenziali. Due feriti sono segnalati nella capitale e cinque, di cui tre bambini, a causa di un bombardamento di artiglieria nella città meridionale di Kherson. “I costanti attacchi terroristici contro le città ucraine provano che la pressione esercitata sulla Russia e i suoi complici non è sufficiente”, ha affermato Zelensky. Le autorità russe hanno invece detto che quattro civili sono rimasti feriti in attacchi di droni ucraini sulla regione frontaliera di Kursk e uno su quella di Belgorod. Oltre a due persone rimaste ferite in un attacco di artiglieria delle forze di Kiev a Gorlovka, località nel Donetsk controllata dalle truppe di Mosca.

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Cinque passi verso la pace tra Russia e Ucraina

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Dopo due anni e mezzo di guerra della Russia contro l’Ucraina, pesanti impatti sulla sicurezza energetica a quella alimentare oltre alla crisi di rifugiati (oltre 14 milioni) più significativa in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, la pace è urgente. Teha, coinvolgendo 9 think tank internazionali, ha disegnato una ‘road map’ che presenterà al Forum di Cernobbio: 5 proposte per rafforzare la sicurezza energetica, 5 per la sicurezza agroalimentare globale e 5 per arrivare alla pace. “Navighiamo in un panorama geopolitico instabile senza precedenti” sottolinea Valerio De Molli, il ceo di Teha Group, per questo “solo comprendendo le cause profonde della guerra e affrontando le sue implicazioni più ampie possiamo lavorare per un futuro in cui la resilienza, l’inclusività e la sostenibilità siano in prima linea nella governance globale”.

E’ il fil rouge del Paper “con l’obiettivo di fornire, si spera, un contributo costruttivo per avvicinare la pace” e il sogno, malcelato, è che il primo passo parta proprio da Cernobbio. Qui, nella prima giornata di lavori farà il suo intervento Viktor Orbán, Primo Ministro dell’Ungheria e Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea e dovrebbe partecipare anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per incontrarlo potrebbe anticipare il suo arrivo Giorgia Meloni. Bisogna partire con il “riconoscere gli ingenti danni causati dalla guerra sia a livello regionale che globale”, secondo l’analisi condotta da Teha con DiXi Group, EDAM Centre for Economics and Foreign Policy Studies, Higher School of Economics, Jacques Delors Institute, Kyiv School of Economics, Limes, Observer Research Foundation e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) è “il prerequisito di un processo di pace globale”.

Il passaggio successivo è “condurre un’analisi critica del fallimento diplomatico degli Accordi di Minsk” (firmati nel 2014 tra Ucraina, Russia e Osce, ndr). Le altre tappe sono: “segmentare il processo di pace in azioni a breve e medio-lungo termine per stabilire tappe e obiettivi chiari, facilitando risultati progressivi e garantendo che sia le esigenze immediate sia gli obiettivi di lungo termine siano raggiunti; organizzare una Conferenza di Pace internazionale” che coinvolga Russia e Ucraina e infine “creare un solido piano di assistenza finanziaria ed economica per sostenere l’Ucraina nel dopoguerra” prevedendo il problema del debito pubblico e il calo della popolazione. Per rispondere alle due grandi crisi, energetica e alimentare, originatesi con la guerra gli analisti di Teha suggeriscono cinque mosse per ognuna.

La diversificazione delle fonti energetiche, la creazione di riserve strategiche di energia, l’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, l’introduzione di misure per l’efficienza energetica, e la creazione di un Network Energetico Pan-Europeo, sul fronte energetico. Par reagire all’insicurezza alimentare acuta ha raggiunto livelli record, riguardando 258 milioni di persone in 58 Paesi nel 2022, le proposte di TEHA sono: “avviare un’attività di coordinamento, che coinvolga le principali organizzazioni internazionali, nella gestione della crisi alimentare globale; istituire programmi internazionali di aiuto alimentare a sostegno dei paesi vulnerabili; dare un’assistenza finanziaria e aiuti allo sviluppo ai paesi vulnerabili per costruire sistemi agroalimentari e migliorare la resilienza a shock futuri; incentivare pratiche agricole sostenibili che aumentino la produttività riducendo al minimo l’impatto ambientale e infine avviare una riforma della politica agricola globale e della governance a sostegno della transizione verde per garantire un accesso e una distribuzione equi delle risorse agricole e alimentari”.

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Missili russi sull’ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev, 20 morti e 66 feriti

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Almeno 20 morti e 66 feriti: è il bilancio provvisorio del massiccio attacco missilistico lanciato oggi dalla Russia contro l’Ucraina. Finora si registrano infatti 35 feriti e 10 vittime a Kiev, incluse cinque nell’ospedale pediatrico Okhmatdyt, e altre 10 a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dove sono stati segnalati anche 31 feriti.

Ci sono persone intrappolate sotto le macerie dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt Kiev colpito oggi da un attacco missilistico russo: lo riporta su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev. Uno degli ospedali pediatrici più importanti non solo in Ucraina, ma anche in Europa. Okhmatdyt ha salvato e restituito la salute a migliaia di bambini. Ora l’ospedale è stato danneggiato da un attacco russo, con persone intrappolate nelle macerie, e non si conosce il numero esatto di feriti e dei morti. Ora tutti stanno aiutando a rimuovere le macerie: medici e gente comune”, si legge nel messaggio. “La Russia non può non sapere dove volano i suoi missili e deve essere ritenuta pienamente responsabile di tutti i suoi crimini: contro le persone, contro i bambini, contro l’umanità in generale. È molto importante che il mondo non rimanga in silenzio e che tutti si rendano conto di ciò che la Russia è e di ciò che sta facendo”, conclude Zelensky.

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