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Cronache

Bancarotta fraudolenta, arrestati sei imprenditori

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Sei imprenditori arrestati, due dei quali sono stati condotti in carcere mentre per gli altri quattro sono stati disposti i domiciliari; 28 indagati, tra persone fisiche e societa’; sequestrati beni per 70 milioni di euro, ritenuti provento della presunta attivita’ illecita emersa dall’indagine: sono significativi i numeri dell’operazione condotta dal Comando provinciale di Cosenza della Guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Castrovillari su un complesso meccanismo societario che sarebbe stato messo in atto per non pagare l’Iva da un gruppo di operatori economici. L’accusa che viene contestata agli arrestati e’ di bancarotta fraudolenta e di avere violato una serie di reati tributari. Le fiamme gialle hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Castrovillari su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Angela Continisio, che ha anche chiesto e ottenuto dal giudice il consistente sequestro di beni, oltre che il riconoscimento della validita’ e fondatezza dell’impianto accusatorio. Il meccanismo emerso dall’attivita’ investigativa condotta dalla Compagnia di Corigliano Rossano della Guardia di finanza ha consentito di appurare che i sei arrestati, considerati le menti ed i principali beneficiari della presunta frode, avrebbero evaso un consistente volume di imposte utilizzando fatture per operazioni inesistenti per il raggiungimento dei loro obiettivi illeciti. Condotta alla quale avrebbero partecipato anche gli altri indagati, anche se per loro non sono emersi indizi tali da fare scattare il loro arresto. L’operazione rappresenta lo sviluppo delle risultanze emerse da una verifica fiscale a carico di alcune societa’ di persone e di capitali riconducibili ad un medesimo gruppo familiare che svolge una vasta attivita’ imprenditoriale nella produzione e della commercializzazione di calcestruzzo e nello smaltimento di rifiuti solidi urbani. Le societa’ riconducibili al gruppo familiare avrebbero abbattuto la base imponibile dell’Iva, compensando ulteriori debiti tributari con crediti d’imposta fittizi. Le stesse societa’, dopo avere accumulato ingenti debiti tributari nei confronti dell’Erario, sarebbero state successivamente svuotate del complesso aziendale, rappresentato principalmente da impianti e macchinari, mettendo in atto operazioni distrattive in favore di nuove societa’ intestate a ‘prestanomi’ per poi essere successivamente liquidate o condotte al fallimento.

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Cronache

Rettore Roma Tre, su corso gender è caccia alle streghe

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“In questi giorni si è innescata una polemica strumentale e disinformata sull’iniziativa promossa per sabato 28 settembre al Dipartimento di Scienze della Formazione che altro non è che una delle fasi di un progetto, uno studio scientifico di natura qualitativa sul benessere di bambini e ragazzi con un’espressione o identità di genere non normativa clinicamente riconosciuti dall’Oms. L’obiettivo della ricerca è quello di comprendere meglio il loro vissuto emotivo e come si relazionano nel contesto familiare e scolastico; la reazione che si è scatenata sembra quella di una caccia alle streghe”. Così il rettore di Roma Tre Massimiliano Fiorucci.

La maggior parte delle ricerche, ricorda il rettore dell’ateneo romano, Massimiliano Fiorucci, proviene dall’ambito clinico e medico concentrandosi principalmente sulla salute mentale dei/lle bambini/e e ragazzi/e gender diverse, lasciando sullo sfondo il contesto sociale in cui si muovono. Inoltre, di tutti gli studi che riguardano i minori genderdiversi si sono sviluppati a partire da interviste o sondaggi con adulti (genitori e professionisti/e della salute), perdendo l’opportunità di raccogliere le voci e le prospettive delle persone più giovani. Il progetto avviato dall’Università Roma Tre, in collaborazione con altre sedi universitarie, non ha ricevuto finanziamenti – precisa il rettore – ed è stato approvato dalla Commissione Etica di Ateneo, che ha verificato che nella ricerca i partecipanti siano tutelati e che siano rispettati i criteri di correttezza scientifica. Essa ha come obiettivo primario quello di ampliare la conoscenza rispetto al vissuto delle giovani persone con identità di genere non normativa, indagando in particolare i significati da loro attribuiti all’esperienza di rottura con la norma sociale in termini di genere e i fattori sociali che, dal punto di vista delle persone direttamente coinvolte, possono mitigare o aumentare le esperienze di discriminazione e di mancato riconoscimento affrontate.

“Insomma, si tratta di un incontro di ricerca finalizzato ad acquisire direttamente dalla voce dei minori con identità di genere non normativa, le loro valutazioni sul fenomeno e il loro vissuto. Non si tratta, quindi, di un laboratorio aperto al pubblico ma di una sessione di ricerca a cui prendono parte persone che hanno aderito al progetto con il consenso e la presenza dei loro genitori”, sintetizza Fiorucci, secondo il quale il progetto “sarà pioniere in Italia nella discussione che riguarda la diversità di genere nei minori, contribuendo a far progredire la comprensione e la consapevolezza della diversità di genere. I risultati della ricerca e il loro impatto si estenderanno, inoltre, al di là del mondo accademico. Questa collaborazione rappresenta, infatti, un’opportunità per colmare le lacune nella comprensione e nel sostegno a bambini e ragazzi gender diverse, promuovendo la creazione di ambienti inclusivi e aumentando il loro riconoscimento sociale”.

“La ricerca scientifica svolta dall’Università non è mai preceduta da una tesi, ma contribuisce eventualmente a formularne, anche di segno diverso”, conclude il rettore, ricordando che l’Università Roma Tre ha aderito, già da tempo, al Child Protection Policy, un atto che impegna le Università ad agire contro ogni forma di violenza, sfruttamento, oltraggio o brutalità fisica o mentale, abbandono o negligenza rivolta ai minori.

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Cronache

Arrivano i carabinieri fallisce assalto a bancomat

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Fallito assalto, la notte scorsa, ad uno sportello bancomat della Bcc di Flumeri, in provincia di Avellino. I ladri hanno cercato di forzare lo sportello automatico della filiale in Piazza Mercato, ma sono stati costretti alla fuga per l’arrivo di una pattuglia dei carabinieri della Compagnia di Ariano Irpino che ha mandato a vuoto il colpo. I malviventi, probabilmente avvertiti da complici che facevano da vedetta, sono fuggiti a bordo di un’auto prima che sul posto arrivassero i militari.

 

 

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Cronache

Gesco, 300 operatori rischiano il posto di lavoro

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Trecento operatori socio sanitari attualmente impegnati a Napoli rischiano di perdere il lavoro. A denunciarlo è il gruppo di imprese sociali Gesco che impiega circa 1.500 persone. Di queste, poco meno di 800 sono in servizio, a diverso titolo, presso la Asl Napoli 1. “Al momento – hanno affermato i vertici di Gesco in una conferenza stampa – il taglio comporta una riduzione del personale di 300 unità, ma questa situazione mette a repentaglio il futuro stesso del gruppo. In particolare le attività svolte con l’azienda sanitaria locale che ora vengono dismesse, erano previste da un contratto che Gesco si è aggiudicato a seguito di una gara la cui scadenza naturale era fissata al 31 dicembre 2025.

Si tratta di servizi che Gesco svolge da oltre 30 anni, ovvero prima ancora della attuale configurazione dell’Asl Napoli 1, in settori come la salute mentale, l’assistenza agli anziani, ai disabili e alle persone con dipendenza”. “Fino ad oggi – hanno aggiunto i responsabili di Gesco – il gruppo ha preso in carico le fragilità all’interno di Residenze sanitarie assistite (RSA), Strutture intermedie residenziali (SIR), Residenze sanitarie per persone con disabilità (RSH), ed è stato impegnato nell’ambito dei servizi di assistenza domiciliare integrata e nei centri diurni residenziali per persone con problemi di dipendenze, alcol e ludopatie”. “Abbiamo la necessità – ha detto il presidente di Gesco, Giacomo Smarrazzo – di parlare alla città, al sindaco e a tutti quanti i corpi sociali. Da oggi Gesco comincia a traballare per via di una scelta scellerata che l’azienda sanitaria Napoli 1 sta facendo in questa città, anticipando il recesso di oltre 15 mesi di un contratto che mette a rischio oltre 300 posti di lavoro”.

“Ciò che abbiamo costruito in questi anni – ha sottolineato l’ex presidente di Gesco, Sergio D’Angelo (nella foto in evidenza) – non appartiene a noi, ma è patrimonio dell’intera comunità, patrimonio della città. In questo senso la nostra reazione sarà energica perché non si tratta di difendere in maniera sacrosanta semplicemente il lavoro di centinaia di persone, ma un servizio che è indispensabile per l’intera comunità”. Presente alla conferenza stampa anche l’attore Gianfranco Gallo. “Penso che purtroppo questa città – ha detto – sia diventata un poco sorda e cieca, soprattutto. Io mi interesso di spettacolo ma sto cercando di coniugare il teatro e la musica con il sociale e mi rendo conto che ci sono delle realtà che non vengono viste, si chiudono gli occhi su certe cose”.

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