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Economia

Autostrade per l’Italia, ecco perchè la concessione sarà revocata: la relazione della Corte dei Conti

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Mattarella “revoca” la concessione ai Benetton che pagano i giornali per nascondere la notizia

Sulle concessioni autostradali nonché accordo nella maggioranza di Governo. L’unica posizione netta, precisa da sempre è quella di Di Maio: “La revoca della concessione ai Benetton è la linea del governo, non del M5s”. Una linea precisata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una intervista rilasciata ai quotidiani del Gruppo Caltagione nel giorno in cui Atlantia perde in borsa quasi il 5% anche se le norme sulle concessioni scritte dal Governo sono pensate e saranno adottate in tutti i casi di concessioni.

E Conte a chi gli chiede se non sarebbe stato meglio concentrarsi su una revisione della concessione e trattare con Autostrade piuttosto che parlare di revoca, ha risposto che “le norme introdotte nel decreto milleproroghe non creano problemi al sistema anche perché non abbiamo disposto la revoca o la decadenza di nessuna concessione. Introduciamo un regime più uniforme e trasparente. Ricordo che c’è una relazione della Corte dei Conti molto critica sul sistema delle concessioni, che segnala squilibri che creano incertezza giuridica e che comunque avvantaggiano i privati e danneggiano lo Stato. C’era l’esigenza di intervenire per disciplinare, in caso di decadenza o revoca, procedimenti più trasparenti, che richiamino direttamente il diritto comune dei contratti pubblici”. Quanto alla richiesta di 23 miliardi di risarcimenti presentata da Atlantia, Conte ha spiegato che è stato previsto che “in caso di revoca o decadenza, la gestione possa essere affidata ad Anas e stiamo semplificando il regime degli indennizzi, applicando la disciplina uniforme degli appalti. Nessun allarme per il settore delle concessioni: chi ha fatto investimenti, anche in caso di inadempimento, potrà recuperare le somme per i costi realmente sostenuti e non ammortizzati. Non si potranno più applicare, tuttavia, norme di favore come quelle invocate da Atlantia, che anche in caso di grave inadempimento pretenderebbe un indennizzo di decine di miliardi. Non lo permetterò”.

La reazione di Autostrade per l’Italia che con i suoi avvocati diffida il Governo e minaccia vertenze miliardarie (una richiesta di 23,5 miliardi di euro) viene respinta con forza dal ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli che parla di reazione “inaccettabile” ad una norma sulle concessioni votata dal Parlamento. La scelta, confermano a fine giornata diverse fonti, è lasciare la norma nella versione finale del decreto pressochè invariata (ci sarebbe però una modifica tecnica). Stabiito che il Governo non si piega alle minacce di Autostrade ora la partita si sposta in Parlamento. E qui Autostrade per l’Italia e il gruppo capofila Atlantia può fare tanto, tentando varie forze politiche, fare lobbying e esercitare, ovviamente lecitamente (si spera) pressioni su gruppi e singoli parlamentari per evitare che il sistema medievale delle concessioni vengono riformato. Un sistema quello delle Concessioni che la Corte dei Conti, Sezione Centrale di Controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, in una relazione proprio sulle Concessioni autostradali, con un linguaggio certamente aulico, definisce vergognose e contro gli italiani. Colpa non solo dei concessionari ma anche e soprattutto dello Stato concedente che negli anni passati ha fatto cose imbarazzanti.

Italia viva non cede: non sottoscrive la disposizione che riduce gli indennizzi a carico dello Stato in caso di revoca delle concessioni. Non solo i ministri “renziani”  fan sapere al premier Giuseppe Conte che sul punto non c’è mediazione possibile. Le posizioni tra gli alleati si irrigidiscono tanto che salta il vertice che era stato ipotizzato in serata a Palazzo Chigi. Meglio non rovinarsi il Natale. M5s e Pd difendono la norma: “l’atto d’accusa” della Corte dei Conti sui concessionari – dicono – ne mostra la necessità. Di più: mentre i Dem sulla questione sono prudenti, Luigi Di Maio dice che la “revoca della concessione ai Benetton e’ la linea del governo, non del M5s”.

Il Ponte Morandi. Autostrade per l’Italia è sotto inchiesta per i 43 morti sepolti sotto le macerie

I rapporti in maggioranza sono tesi, tanto che i Cinque stelle – con Barbara Lezzi – attaccano la ministra Teresa Bellanova per un presunto conflitto d’interessi su fondi che sarebbero stati stornati dall’emergenza xylella. Ad aumentare il caos c’e’ intanto la voce – che si fa piu’ insistente nella notte, mentre tutto il governo e’ alla Camera per il voto della manovra – che il ministro della Scuola Lorenzo Fioramonti (assente sia in Cdm che alla Camera) sia determinato a dimettersi a breve, per formare un proprio gruppo parlamentare filo-contiano e, in prospettiva, un nuovo soggetto politico. “Non vuole restituire i rimborsi”, sibila un esponente M5s. Con Fioramonti sarebbero in uscita deputati come Nunzio Angiola e Gianluca Rospi. E l’addio, se confermato, aprirebbe un mini-rimpasto, magari insieme alla verifica di gennaio. Intanto pero’ il lavoro del governo procede a singhiozzo. In un Cdm che cambia piu’ volte orario per tenersi in serata, non si discute di concessioni ma passa un decreto “Salva Sicilia” che era stato osteggiato da Iv. La norma prevede che il disavanzo della Regione del 2018 possa essere spalmato in dieci anni: Iv chiede di modificare il testo o “ripristinare subito gli obblighi di risanamento che erano stati inseriti nel 2016 dal governo Renzi e cancellati nel 2018 dal governo Conte 1”. Il ministro Pd Francesco Boccia sente al telefono il siciliano Davide Faraone (Iv) e difende la sua proposta. Conte sceglie di mediare e nel testo si precisa che se entro 90 giorni la Regione non sottoscrive un impegno a rispettare determinati obblighi, il termine per risanare cala a tre anni. Nel pomeriggio e’ il coordinatore di Iv Ettore Rosato a parlare con il premier, che cerca di mediare anche sulle norme inserite nel dl Milleproroghe. Iv non intende cedere.

Sulle concessioni il ragionamento e’ che si rischia di fare “l’errore” commesso con la revoca dello scudo penale a Mittal per l’ex Ilva. Quanto al piano sull’innovazione digitale, osteggiato da Pd e Leu, in serata una riunione a Palazzo Chigi sembra registrare un passo avanti. M5s insiste perche’ passi l’intero pacchetto e la ministra Paola Pisano annuncia che le norme saranno presentate in Parlamento in conversione del decreto. Tra i nodi da sciogliere resta anche quello della prescrizione. Un vertice, spiega il ministro Alfonso Bonafede, si fara’ come da programma il 7 gennaio, sebbene il Pd avesse chiesto di anticipare: il primo gennaio entrera’ in vigore il blocco della prescrizione e, avverte il ministro, “non si puo’ far rientrare dalla finestra quello che era uscito dalla porta”. Percio’ il Pd si prepara alla via parlamentare, consapevole che nelle Aule di Camera e Senato il M5s sul tema e’ in minoranza. I Dem, come annuncia Walter Verini, depositano la loro proposta per inserire un termine che inizia a decorrere dopo il primo grado di giudizio entro il quale, se non si conclude l’appello, la prescrizione riprende a correre. Se non si trovera’ una mediazione, la spaccatura potrebbe arrivare in Aula.

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Economia

Campagna pomodoro chiude in calo del -2,5% rispetto al 2023

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La campagna di trasformazione del pomodoro 2024 in Italia si è chiusa con una produzione di 5,3 milioni di tonnellate, in leggera riduzione (-2,5%) rispetto al 2023 ma con una sostanziale flessione rispetto alle programmazioni fatte, in particolare nel bacino Nord, nonostante un maggiore investimento in ettari a livello nazionale (+11% sul 2023). Lo comunica Anicav. L’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali sottolinea che è stata “una campagna molto complessa con siccità a Sud e sovrabbondanza di piogge al Nord che hanno causato frequenti fermi fabbrica e allungato il periodo di lavorazione fino ad inizio novembre”.

Il report di produzione registra che al Centro Sud sono state trasformate 2,87 milioni di tonnellate (+10% rispetto al 2023) mentre nel bacino Nord il trasformato finale è stato di 2,4 milioni di tonnellate (-14% rispetto allo scorso anno), “tutto ciò nonostante – fa presente Anicav – l’incremento delle aree trapiantate rispetto alla scorsa campagna di trasformazione”. L’associazione segnala che l’Italia si conferma il terzo Paese trasformatore di pomodoro a livello mondiale, dopo la Cina (che registra un incremento del 31% rispetto al 2023 e del 68% sul 2022) e gli Usa (in calo del 14% sulla scorsa campagna).

“Quella appena conclusa è stata – afferma Marco Serafini, presidente di Anicav – una campagna molto complicata. Le problematiche legate alla gestione delle risorse idriche, in particolare, hanno avuto un importante impatto sull’andamento della campagna e, se non si correrà ai ripari, la situazione sia al Nord che al Sud potrebbe, nei prossimi anni, diventare insostenibile. C’è bisogno, quindi, di interventi infrastrutturali finalizzati all’efficientamento della filiera e a scongiurare i rischi legati all’emergenza idrica, la costruzione della diga di Vetto nel bacino Nord e la creazione di un’opera infrastrutturale di collegamento tra la diga di Occhito, in provincia di Foggia, e quella del Liscione, in provincia di Campobasso, rappresenterebbero una prima importante risposta per il nostro settore.”

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Economia

I grandi investitori italiani puntano sulla Rainbow: 90 milioni per le Winx e il coniglietto Pinky

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Un’operazione da 90 milioni di euro per rilanciare la Rainbow, la casa di produzione italiana celebre per le Winx e il fumetto del coniglietto Pinky. Il progetto, che coinvolge 400 investitori, porterà l’acquisizione del 40% delle azionidella società fondata nel 1995 da Iginio Straffi a Loreto, nelle Marche.

Tra gli investitori figurano nomi di spicco come Dompè, Branca, Riello, Tadolini e Lucchini, coordinati da The Equity Club (Tec), la piattaforma di investimento promossa da Mediobanca.


L’obiettivo: crescita e nuovi mercati

L’investimento da 90 milioni sarà destinato a sostenere i piani di espansione di Rainbow, che includono:

  • Nuove produzioni originali.
  • Acquisto di licenze da sviluppare.
  • Acquisizione di concorrenti, con particolare interesse per il mercato europeo e nordamericano.

La recente acquisizione dei diritti di Pinky, il famoso coniglietto rosa di Massimo Mattioli, segna solo l’inizio di una strategia di fusione e acquisizione (m&a) che si estenderà tra Italia, Spagna, Gran Bretagna e Nord America, con un occhio alle società indipendenti attive nei giochi per smartphone.


Obiettivo: raddoppiare i ricavi entro il 2024

Rainbow punta a raddoppiare i ricavi rispetto agli attuali 115 milioni di euro, con l’obiettivo di raggiungere un margine operativo lordo del 42,5% entro la fine del 2024. Già oggi, il 70% del fatturato è generato sui mercati internazionali, che saranno centrali nei piani di crescita grazie al sostegno di Tec.


Un passato di partnership strategiche

Rainbow non è nuova a collaborazioni di alto profilo. Nel 2011, aveva ceduto una quota del 29% al gruppo americano Viacom, che ha supportato l’azienda in acquisizioni strategiche, come quella della Colorado Film, oggi responsabile del 30% del fatturato.

Tra le operazioni di rilievo ci sono state anche le acquisizioni di Moviement, San Isidro e Gavila, che hanno rafforzato la posizione della società nel settore dei film per TV e cartoni animati.


The Equity Club: un pilastro per il made in Italy

L’operazione su Rainbow è il secondo investimento di The Equity Club 2, dopo quello nel gruppo dei campeggi Club del Sole. Dal 2017, Tec ha promosso investimenti per circa 500 milioni di euro in aziende del made in Italy, come Jakala, La Bottega, Philogen, Lincotek, HSA, Regi, ART e Tatuus, coinvolgendo oltre 640 famiglie imprenditoriali italiane.


Un futuro luminoso per Rainbow

Con il supporto di Tec e dei nuovi investitori, Rainbow si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, puntando sull’innovazione, sull’espansione internazionale e sul consolidamento del marchio come eccellenza italiana nel mondo dell’animazione e dell’intrattenimento.

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Economia

Campania, cresce economia e occupazione, calo industria auto

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Nel primo semestre del 2024 l’attività economica in Campania è cresciuta in misura contenuta, per la debolezza della fase ciclica. Secondo le stime della Banca d’Italia, basate sull’indicatore Iter, nella prima metà dell’anno il prodotto è aumentato dello 0,8% rispetto al corrispondente periodo del 2023, un incremento superiore alla media italiana e a quello del Mezzogiorno. E’ quanto emerge dal dossier sui primi sei mesi dell’anno in corso, pubblicato oggi da Banca d’Italia della Campania. Secondo lo studio sui dati economici la debole espansione dell’attività ha risentito di andamenti eterogenei tra i settori dell’economia, con i dati per le imprese che evidenziano nei primi nove mesi dell’anno il permanere di un andamento sfavorevole per la manifattura: il saldo tra la quota di imprese con un incremento delle vendite in termini reali e quella delle aziende che ne hanno registrato un calo è stato negativo, risultando moderatamente più ampio rispetto all’intero 2023.

Il comparto automotive, interessato da un recente calo dei livelli di attività, è condizionato dalle incertezze legate alla definizione dei tempi e delle modalità della riconversione tecnologica. Tra le imprese dei servizi l’attività è risultata pressoché stabile: è cresciuta la percentuale di imprese che ha valutato stazionari i livelli delle vendite in termini reali, mentre si sono sostanzialmente equivalse le quote delle aziende tra vendite in aumento e in calo. Il comparto turistico, in ripresa nel precedente biennio, ha risentito della riduzione della domanda interna a fronte di una sostanziale stabilità dei visitatori esteri che hanno continuato a sostenere il traffico aeroportuale che, insieme a quello portuale, registra un aumento dei passeggeri.

Il turismo influisce anche sul mercato degli immobili residenziali che nel primo semestre del 2024 hanno una crescita del prezzo del 3,6%, con un compravendita di abitazioni in calo nelle città campane dell’1,3%. Il settore delle costruzioni è rimasto in espansione, sostenuto dall’accelerazione degli investimenti pubblici degli enti locali campani e dall’avanzamento dei lavori finanziati dal Pnrr, mentre il comparto delle ristrutturazioni abitative, pur risentendo della rimodulazione degli incentivi fiscali, ha beneficiato nei primi mesi dell’anno del protrarsi degli interventi attivati sul finire del 2023 in vista della riduzione delle agevolazioni. Oltre i tre quarti delle imprese industriali e dei servizi valutano di avere realizzato nell’anno investimenti prossimi a quelli programmati, comunque attesi su livelli più contenuti di quelli realizzati nel 2023.

Per il 2025 le attese di ampliamento della spesa per investimenti sono più diffuse tra le imprese dei servizi. Sulle esportazioni campane c’è ancora crescita, anche se a ritmi più contenuti, trainate pressoché esclusivamente dalle vendite estere del comparto farmaceutico. Aumenti moderati si registrano anche per l’agroalimentare e l’aerospaziale mentre si osserva un calo per l’automotive, le cui vendite si sono ridotte sui mercati europei e nordamericani. Nella prima parte dell’anno l’occupazione è cresciuta sensibilmente con un +2,9%, superiore a quella italiana, sia su dipendenti che su autonomi, ma con crescita per contratti a tempo determinato e calo per gli indeterminati. Il tasso di attività vede però una disoccupazione pressoché stabile al 17,4% e la richiesta di sussidi di disoccupazione è arrivata al 7,1%, rispetto al 6,3% nazionale. Nei primi nove mesi del 2024 si sono ampliate le richieste di ricorso alla Cassa integrazione, in particolare per alcuni comparti dell’industria in senso stretto, mentre si sono ridotte quelle per l’edilizia e i trasporti.

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