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Attentatore senza documenti, si usa Dna per identificarlo: ecco la sua foto dopo essere stato neutralizzato

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Il presunto attentatore di Donald Trump non aveva con sé documenti di identità e le autorità stanno cercando di identificarlo attraverso l’analisi dei dati biometrici e del Dna. E’ quanto è emerso dalla conferenza stampa dell’Fbi e delle autorità locali, che si è appena conclusa a Butler, in Pennsylvania. In precedenza, era emerso che il presunto attentatore sarebbe un maschio, bianco, dell’area di Butler.

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Mosca: nella notte abbattuti 4 missili e 117 droni ucraini

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Le difese aeree russe hanno abbattuto la notte scorsa quattro missili tattici Tochka-U e 117 droni ucraini sul territorio della Federazione: lo ha reso noto su Telegram il ministero della Difesa di Mosca.

Il ministero ha precisato che 37 droni ed i quattro missili tattici sono stati distrutti sulla regione di Kursk, altri 37 droni sono stati abbattuti sulla regione di Voronezh, 17 sulla regione di Belgorod, 11 sulla regione di Nizhny Novgorod, nove sulla regione di Volgograd, tre sulla regione di Bryansk, due sulla regione di Orel e uno sulla regione di Rostov.

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Trump e Musk show, cyberattacco prova a fermarli

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Uno show durato più di due ore e iniziato con 40 minuti di ritardo a causa di problemi tecnici attribuiti da Elon Musk a un cyberattacco non precisato. La conversazione fra Donald Trump e il patron della piattaforma è uno scambio di complimenti e di domande facili che consentono all’ex presidente di cavalcare e ripetere, anche se con toni più dimessi, i suoi cavalli di battaglia contro l’immigrazione e soprattutto contro Kamala Harris. “E’ un’incompetente, una radicale di sinistra che ha distrutto San Francisco”, ha tuonato Trump. “E’ peggio di Joe Biden, contro il quale c’è stato un colpo di stato. E’ anti-Israele e gli ebrei che votano per lei dovrebbero farsi visitare. La vogliono far sembrare moderata ma non lo è”, ha aggiunto lamentando i tentativi di farla sembrare anche “bella come la nostra grande First Lady Melania”.

Musk si è detto d’accordo con l’ex presidente sul tentativo dei democratici di “riscrivere la storia” e di dipingere Harris come una moderata quando non lo è. I due hanno concordato anche sul rischio di una terza guerra mondiale – Trump è anche tornato ad aleggiare l’ipotesi di una Iron Done per gli Stati Uniti – e sulla necessità di avere un presidente duro che sia in grado di intimidire leader come Vladimir Putin, Xi Jinping e Kim Jong-Un. “Puoi immagine Xi che negozia con Kamala? Io andavo d’accordo con Putin, mi rispettava e lo misi in guardia dal non invadere l’Ucraina”, ha ricordato Trump. Se vinceranno i democratici alla prossime elezioni sarà un “horror show” e vorrà dire che “la prossima volta ci vedremo in Venezuela, un posto più sicuro rispetto al nostro paese”, ha ironizzato l’ex presidente suscitando l’ilarità di Musk. Il Venezuela è stato uno degli esempi citati da Trump sull’immigrazione: “hanno svuotato le loro carceri e hanno mandato i cattivi da noi”, ha osservato. “Se vincono i democratici 50-60 milioni di persone arriveranno al nostro confine da tutto il mondo” in un momento in cui “siamo già travolti dai migranti. Con me però ci sarà la maggiore deportazione della storia e il nostro confine sarà di nuovo sicuro”, ha messo in evidenza l’ex presidente.

Il miliardario ha condiviso con Trump i suoi timori per il “momento critico” che gli Stati Uniti stanno vivendo: “Spero in una tua vittoria per il bene del paese”, ha detto il miliardario spiegando di non essere mai stato finora una persona particolarmente impegnata in politica. “Ho un passato più da democratico. Ho votato Barack Obama e trascorso ore in fila per potergli stringere la mano”, ha ricordato. Musk fino a qualche anno fa non era un sostenitore di Trump e lo aveva ripetutamente criticato, anche per essere troppo anziano per guidare il Paese. Critiche distanti ormai anni luce: nelle due ore di conversazione i due si sono detti praticamente d’accordo quasi su tutto, anche sugli elogi al presidente argentino Javier Milei, e si sono scambiati una serie di complimenti. Per Musk quindi un cambio radicale: è passato in pochi anni da simbolo della California liberal a esponente del movimento Make America Great Again, riflettendo la trasformazione in atto in parte della Silicon Valley, per anni bastione liberal che ora però sta voltando le spalle al partito democratico.

Trump e Musk hanno fatto fronte comune anche nell’attaccare l’Unione Europea dopo la lettera del commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, che ha ricordato al miliardario il rispetto delle regole e la necessaria rimozione “tempestiva” di eventuali contenuti illeciti o fake news. “Ci sono tentativi di censura da parte di altri paesi”, ha detto Musk. Trump ha colto l’occasione per criticare l’Ue che si “approfitta” degli Stati Uniti sul fronte commerciale mentre “noi li difendiamo con la Nato”. L’Europa – è tornato a ribadire Trump – dovrebbe investire di più nella difesa e pagare “quanto noi” per l’Ucraina.

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Usa, ‘se Putin non vuole truppe a Kursk lasci l’Ucraina’

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Se l’offensiva ucraina nella regione russa di Kursk “non piace a Putin, se la cosa lo mette un po’ a disagio, allora c’è una soluzione semplice: può andarsene dall’Ucraina e farla finita”: il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, mette in chiaro che Kiev ha il pieno appoggio di Washington nella sua incursione che ormai da una settimana ha portato la guerra in Russia e imbarazzo al Cremlino. E oggi come non accadeva da mesi, Kiev guarda con ottimismo al futuro: “Nonostante le battaglie difficili e intense, le nostre forze continuano ad avanzare”, ha dichiarato Volodymyr Zelensky ormai a carte scoperte, rivendicando che “74 comunità sono sotto il controllo ucraino”. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni provenienti da Mosca, secondo cui invece le forze russe continuano a respingere i tentativi ucraini di penetrare in profondità mentre bombarda le riserve delle forze armate di Kiev nell’oblast di Sumy. Prima di Zelensky, già il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Heorhii Tyhiy aveva reclamato successi dell’operazione ucraina, spiegando che l’offensiva nel Kursk “impedisce alla Russia di trasferire ulteriori unità a Donetsk e complica la sua logistica militare”.

A Kiev non interessa annettere alcun territorio russo, ha poi assicurato il portavoce di Kiev, ma solo colpire “strutture militari e contingenti militari” russi. E “quanto prima la Russia accetterà di ristabilire una pace equa, tanto prima cesseranno le incursioni ucraine sul territorio russo”. Il quadro si delinea sempre più chiaro nelle parole dei funzionari ucraini: l’operazione a Kursk serve ad alleggerire la pressione sul fronte est della guerra e guadagnare un ‘fondo di scambio’ – come lo ha definito lo stesso Zelensky – da usare contro i russi per riottenere i territori occupati. Il presidente ucraino è forte del sostegno americano e anche dei partner occidentali, con la Commissione europea che si è detta “pienamente a favore dell’esercizio legittimo all’autodifesa da parte dell’Ucraina” anche attraverso l’incursione di Kursk. Dall’altra parte la Russia, tramite il suo vice rappresentante all’Onu Dmitri Polyansky, ha parlato di “crimine” e “barbaro attacco”, col quale Kiev ha mostrato il suo “vero volto” e per cui merita “null’altro che una sconfitta totale e una resa incondizionata”.

Intanto, proseguono le evacuazioni: altri 2.000 civili hanno lasciato in 24 ore le aree dei combattimenti nell’oblast russo, ha detto Artyom Sharov, del ministero delle Emergenze russo, dopo che il giorno prima il governatore di Kursk, Alexei Smirnov, aveva comunicato un bilancio di circa 121.000 evacuati dall’inizio dell’incursione il 6 agosto. E sul destino dei civili è intervenuta nel frattempo anche l’agenzia per i diritti umani delle Nazioni Unite, dicendosi “preoccupata” per il possibile impatto delle battaglie sulla popolazione inerme di Kursk. “Ovunque si verifichino operazioni militari da entrambe le parti, la protezione dei civili in conformità con il diritto umanitario internazionale deve essere la massima priorità”, ha affermato la portavoce dell’agenzia riferendo che l’Onu ha ricevuto resoconti non verificati di almeno quattro civili uccisi, più un corrispondente di guerra e una paramedica feriti. Mentre l’offensiva ucraina a Kursk prosegue, la guerra si intensifica a est, dove secondo lo stato maggiore ucraino le truppe russe hanno lanciato in 24 ore 52 assalti nell’area di Pokrovsk, nel Donetsk: sono circa il doppio degli attacchi giornalieri di una settimana fa. In risposta, le autorità filorusse del Lugansk hanno denunciato che due persone sono state uccise e oltre 30 sono rimaste ferite dopo che le forze ucraine hanno bombardato un autobus con dei civili nella città di Lisichansk.

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