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Atp Finals: Zverev batte Alcaraz, spagnolo è fuori

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Alexander Zverev ha sconfitto in due set Carlos Alcaraz alle Atp Finals, eliminando lo spagnolo dal torneo. Il punteggio finale è stato 7-6 (5), 6-4, dopo quasi due ore di gioco. Con tre vittorie su tre partite il tedesco si è classificato al primo posto nel girone “Newcombe” e ora affronterà lo statunitense Taylor Fritz in semifinale. Resta da definire chi sarà l’altro qualificato tra Ruud e Rublev che si affrontano stasera. Alla Inalpi Arena il talento di Murcia è riuscito a resistere solo un set alla forza di Zverev, implacabile al servizio (con punte oltre i 230 chilometri orari). Il tedesco è apparso molto solido anche con il rovescio, commettendo però parecchi errori di dritto. E questi errori hanno tenuto a galla Alcaraz nel primo set, che si è chiuso al tie break. Nel secondo set Alcaraz è calato, forse a causa dei problemi di salute degli ultimi giorni (influenza), lasciando così via libera all’avversario.

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Sinner infiamma Torino, è caccia al titolo Finals

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Un oceano di passione e un mare di tifo per spingere Jannik Sinner sempre più in alto. Torino si infiamma in vista delle semifinali delle Atp Finals, il ‘torneo dei maestri’, l’appuntamento più prestigioso del circuito del tennis mondiale. I biglietti per l’evento sono andati a ruba, i pochi che sono rimasti disponibili partono da 500 euro l’uno. La città è in fibrillazione, per un giorno nei bar – tra un caffé e un vermouth – non si parla d’altro, pure la Juve e il Toro sono passati in secondo piano. Jannik non fa una piega, è troppo concentrato sulla sua prestazione. Nel pomeriggio si è allenato allo Sporting con lo sparring partner, il boliviano Juan Carlos Prado Angelo: una classica sessione tra servizi, risposte, volée, smash e tanti colpi da fondo campo. Sulla tribunetta del circolo una piccola folla lo ha più volte applaudito.

Dall’altro parte del campo, come tutti i giorni, a sostenere Jannik ci sono i familiari, papà Hanspeter e mamma Siglind in prima fila. Di strategia si parlerà solo domani mattina, rigorosamente a porte chiuse. Gli allenatori Simone Vagnozzi e Darren Cahill hanno ben chiara la tattica, nulla è lasciato al caso. Nel team l’atmosfera è serena, si sorride, ogni tanto ci è scappa anche qualche risata. Ma in primis, come un mantra, c’è sempre la cultura del lavoro. “Ho raggiunto anche troppo di quello che potevo sperare da ragazzo – osserva Jannik -, non credevo di arrivare a questo punto così velocemente. Questi ultimi anni sono passati molto rapidamente, ho fatto grandi progressi. Sono felice di essere in questa posizione ma il lavoro non finisce mai. Spero in futuro di essere un tennista ancora migliore”.

Domani si giocherà in orario serale, non prima delle 20,25, in una ribollente Inalpi Arena e Sinner sfiderà Casper Ruud: il norvegese è infatti il secondo classificato del gruppo Newcombe: gli bastava vincere un set contro Rublev per assicurarsi la qualificazione, e l’ha ottenuto subito, vincendo il primo della sfida con Rublev. La prima semifinale – alle 14,30 – sarà tra Alexander Zverev e lo statunitense Taylor Fritz. Il tedesco ha schiantato Carlos Alcaraz in due set – 7-6 (5), 6-4 – in poco meno di un’ora di gioco, eliminandolo dal torneo. Il talento di Murcia, ancora segnato dai postumi dell’influenza, ha pagato la precaria condizione fisica. Impossibile così arginare l’irruenza dell’avversario, che si è presentato a Torino in gran forma: fucilate al servizio che hanno superato più volte i 230 chilometri orari e rovesci incrociati sulle righe.

“E’ stata una settimana difficile, ho dovuto lottare con alcuni problemi di salute. Ma allo stesso tempo è stato un torneo davvero bello. Quest’anno ho giocato grandi tornei e tornei davvero brutti. Il mio obiettivo alla fine è esserci. Devo lavorare” ammette un deluso Alcaraz. Zverev si candida ad essere l’anti-Sinner, ma prima dovrà superare l’ostacolo Fritz, una bella lotta tra ‘martelli’. “Ho la possibilità di giocare di nuovo con Taylor che mi ha battuto le ultime due volte che abbiamo giocato, a Wimbledon e agli Us Open. Non vedo l’ora che arrivi quella partita”. Poi guarda alla prossima stagione: “Voglio cercare di vincere grandi tornei, di migliorare per poter competere con Carlos e con Jannik. Il Roland Garros è sempre segnato nel mio calendario dopo l’infortunio. Non è un segreto, sto cercando il titolo del Grande Slam e sto cercando di diventare il numero 1 al mondo. Se non sarà il Roland Garros ma sarà l’Australian Open sono pronto a firmare anche adesso”.

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Roma: ecco Ranieri ‘torno a casa, non posso sbagliare’

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Claudio Ranieri ha cominciato nella Roma da calciatore e nella Roma chiuderà prima da allenatore e poi da dirigente. Il destino ha voluto che fosse così perché lo scorso anno aveva deciso di lasciare il calcio. “Ed ero convinto della mia scelta – spiega -. Sarei rientrato solo nella Roma o nel Cagliari se fosse servito”. Così è stato. A lui, dunque, il compito di risollevare i giallorossi e la conferenza stampa d’esordio ha già messo in luce il suo nuovo ruolo da tecnico-manager, perché contestualmente aiuterà i Friedkin nella ricerca del prossimo allenatore e a fine stagione rimarrà dirigente della società. Nell’ora passata davanti ai giornalisti si è fatto carico dei silenzi dei Friedkin e dei problemi della Roma, ha risposto a tutto, spesso intervenendo anche al posto del diesse Ghisolfi, sedutogli vicino.

Diretto, conciso, perché il tempo a disposizione non è tanto. “Qui sono tornato alla casa madre – dice -. Ma io non ho tempo di fare errori”. Il calendario d’altronde parla chiaro: alla ripresa ci saranno Napoli, Tottenham e Atalanta, per questo ai tifosi ha chiesto di non fischiare la squadra. “Giocare in casa così è la cosa più difficile che esista – il messaggio di Ranieri -. Voglio una squadra e un pubblico coesi. Siamo tutti una famiglia: calciatori, allenatore, società, dipendenti”.

Promesse non ne fa, se non quella di dare tutto e di far tornare a casa i tifosi orgogliosi a prescindere dal risultato. Si mette a scudo dei suoi giocatori, mettendoli comunque di fronte alle loro responsabilità: “Qui si deve dare il 120%, perché l’80 non basta. E non accetto che si vada al lavoro con il viso preoccupato. Siamo persone super fortunate perché ci siamo scelti il mestiere, per questo dobbiamo venire qui con il sorriso e dare tutto in campo”. Insomma, parla in faccia a chiunque e dice quello che pensa, così come ha fatto con la proprietà nel blitz londinese per definire l’accordo. “Se mi hanno chiamato è perché hanno capito i propri errori e lo hanno fatto per riportare in alto la Roma, mi è stata data carta bianca – racconta -. Dan Friedkin mi ha lasciato a bocca aperta per il bene che vuole a questo club ed è scioccato per l’aver speso tanto e non aver ottenuto i risultati che voleva. Per questo io sarò l’uomo vicino alla proprietà, ma si farà tutto insieme perché per il presidente non esiste una visione piramidale della società, bensì collegiale”.

Poi la precisazione su Dybala alla domanda se veramente i Friedkin gli avessero chiesto di non farlo giocare per non far scattare il rinnovo automatico del contratto. “E’ stata la prima cosa di cui abbiamo discusso e gli ho detto che io avrei fatto come mi pare. Non mi interessano le clausole, scelgo chi voglio e gli sta bene sennò non sarei qui”. E’ ancora presto, invece, per parlare di mercato, così come dei possibili ritorni di Francesco Totti (“non sono chiuso ad alcuna soluzione) e Daniele De Rossi (“oggi è un discorso non ancora affrontato). “Intanto fatemi vedere la squadra – dice intervenendo ancora al posto di Ghisolfi al quale era sto chiesto se a gennaio sarebbero stati fatti acquisti -. Ci sono dei giovani validi che vanno inseriti in una situazione compatta, poi si faranno delle valutazioni e se ci saranno delle opportunità sono certo che le mie richieste saranno soddisfatte”.

La priorità va al campo e oggi Ranieri non sa ancora quale modulo utilizzerà, ma ridendo promette di non schierare più Angelino tra i tre centrali e su Hummels anche appare chiaro: “Perché non dovrebbe giocare?”. Al resto ci penserà il tempo.

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Lazio preoccupata, Dia si ammala di malaria in Senegal

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Preoccupazione per la Lazio: Boulaye Dia colpito dalla malaria durante il ritiro in Senegal

Un’improvvisa notizia scuote la Lazio e i suoi tifosi: Boulaye Dia, attaccante senegalese, ha contratto la malaria mentre si trovava nel suo Paese d’origine. Il calciatore era stato convocato per rappresentare la nazionale senegalese negli impegni di novembre, ma un malore ha interrotto i suoi piani.

La Federazione senegalese ha comunicato ufficialmente l’assenza di Dia dalla partita contro il Burkina Faso, spiegando che il giocatore ha manifestato i primi sintomi proprio il giorno della partenza per Bamako. “Ha avuto un attacco di malaria il giorno della partenza per Bamako, motivo per cui è rimasto a Dakar per continuare le cure” recita la nota diffusa dalla federazione.

Attualmente, Boulaye Dia si trova sotto trattamento a Dakar, e le sue condizioni sono costantemente monitorate dal personale medico. La malaria è una malattia infettiva potenzialmente grave, ma se trattata in modo tempestivo, le possibilità di recupero sono buone.

La Lazio, che conta su Dia per il suo contributo offensivo, segue con apprensione l’evolversi della situazione. Il club capitolino, in attesa di aggiornamenti più dettagliati, resta fiducioso riguardo al pieno recupero dell’attaccante. Nei prossimi giorni saranno essenziali ulteriori controlli per valutare l’eventuale miglioramento delle sue condizioni di salute.

La notizia di Dia è un richiamo alla fragilità e alla complessità degli impegni internazionali per i calciatori, che non solo affrontano sfide sportive ma sono anche esposti a rischi sanitari nei diversi Paesi del mondo.

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