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Atletica: festa e applausi per Tamberi a Losanna

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“Volevo divertirmi, ed e’ quello che ho fatto. E’ bellissimo poter gareggiare di nuovo per tante persone, con la gente in estasi. Esco comunque col sorriso, perche’ non sono queste le gare in cui pensare solo al risultato. Sono qui per condividere la gioia con il pubblico, che mi ha sempre dato la forza per andare avanti”. Gianmarco Tamberi, a poco piu’ di tre settimane dalla impresa di Tokyo, ha sentito forte l’affetto del pubblico, nella gremita piazza centrale di Losanna che ha ospitato lo spettacolare e gioioso prologo della tappa di Diamond League in programma stasera, e la gara, la prima dopo quella olimpica, e’ stata poco piu’ di un pretesto. “Avrei potuto staccare la spina, stare a casa per guardare la medaglia d’oro e godermi la magia – ha aggiunto ‘Gimbo’ -, ma per gli appassionati e’ giusto continuare la stagione e sono contento di questa scelta”. Il campione olimpico ha superato la quota di 2,24 senza errori ma poi ha sbagliato una volta a 2,27 e due al successivo 2,30, chiudendo al quinto posto. Ha vinto il russo Ilya Ivanyuk, unico a valicare i 2,30, la stessa misura che aveva ottenuto a Tokyo chiudendo pero’ solo nono. Nella citta’ svizzera con 2,27 hanno chiuso Shelby McEwen, Andriy Protsenko e Edgar Rivera, finiti nell’ordine in classifica. Subito eliminato invece il bielorusso Maksim Nedasekau, bronzo ai Giochi. Alla fine all’azzurro, che ha ricevuto un’ovazione all’ingresso e tanti applausi, e’ arrivato un regalo da una fan. “Non la conoscevo – ha dichiarato – ma e’ stato un gesto bellissimo. Mi ha detto che e’ per la mia ragazza Chiara. Cerco di dare il massimo col sorriso, per restituire l’affetto che ho ricevuto in tutto questo tempo. Tornero’ qui per saltare piu’ in alto”, ha promesso l’ anconetano delle Fiamme Oro, che tornera’ in pedana a Rovereto (Trento), il 31 agosto. Poi il 5 settembre a Chorzow (Polonia), prima della finale di Diamond il 9 settembre a Zurigo.

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Derby di Milano ai Rossoneri: Milan trionfa 2-1 sull’Inter con Gabbia: Fonseca salvo

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Dopo sei derby consecutivi vinti dall’Inter, il Milan torna a vincere la stracittadina grazie a un colpo di testa nel finale di Matteo Gabbia. Un gol che non solo regala tre punti preziosi ai rossoneri, ma salva anche la panchina di Paulo Fonseca, tecnico portoghese che sembrava sull’orlo dell’esonero dopo un periodo difficile.

Fonseca ha stupito tutti schierando dall’inizio un audace 4-2-4, con Leao, Morata, Abraham e Pulisic in campo contemporaneamente. Una mossa rischiosa, ma che si è rivelata vincente, gettando le basi per una prestazione solida e convincente da parte del Milan. Se è vero che il colpo di testa di Gabbia è stato decisivo per il risultato, i rossoneri hanno meritato la vittoria nei 90 minuti, dimostrando maggiore compattezza e pericolosità rispetto ai cugini nerazzurri.

Il Milan è partito meglio, trovando il vantaggio dopo appena 10 minuti grazie a un gol di Christian Pulisic. L’americano ha rubato palla a Mkhitaryan a metà campo, scattando verso la porta senza che nessuno riuscisse a fermarlo, battendo Sommer con un tocco di punta.

Il gol subito ha svegliato l’Inter, che ha cercato di alzare il ritmo senza però trovare continuità nelle azioni. Tuttavia, alla prima disattenzione difensiva del Milan, l’Inter ha pareggiato: Lautaro Martinez ha trovato Dimarco libero in area, e il suo diagonale mancino ha riportato il risultato in parità.

Nel secondo tempo, il Milan è partito nuovamente forte, sfiorando il gol con Leao e Abraham, mentre l’Inter ha faticato a creare pericoli concreti. Quando il pareggio sembrava ormai il risultato definitivo, è arrivato il colpo di scena. Su una punizione dalla destra battuta da Reijnders, Gabbia è saltato completamente indisturbato, trovando la zuccata vincente che ha battuto Sommer e regalato al Milan il 2-1.

Nei minuti finali, l’Inter ha provato una reazione, ma senza convinzione. È stato invece il Milan ad andare vicino al terzo gol con Okafor, che ha calciato alto a tu per tu con Sommer. Al fischio finale, San Siro è esploso di gioia, con i tifosi rossoneri in festa e la squadra che ha celebrato sotto la curva, mentre l’Inter ha lasciato il campo a testa bassa.

Dopo sei derby a tinte nerazzurre, il Milan torna a colorare di rossonero la città e raggiunge i cugini in classifica, entrambi a -3 dal Torino, solitario capolista. Una vittoria che potrebbe rappresentare una svolta nella stagione del Diavolo e che rilancia le ambizioni di Fonseca sulla panchina milanista.

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Sinner, la morte della zia Margith. A lei aveva dedicato la vittoria agli Us Open

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Jannik Sinner continua a sorprendere il mondo del tennis, non solo per i suoi incredibili risultati, ma anche per la sensibilità e l’umanità che lo contraddistinguono. Dopo aver trionfato agli US Open, conquistando il suo secondo slam della carriera e del suo straordinario 2024, il giovane altoatesino ha dedicato il suo successo a una persona speciale: la zia materna, Margith Rauchegger, sorella di mamma Siglinde, scomparsa pochi giorni fa a soli 56 anni.

La dedica in mondovisione, subito dopo aver battuto in finale l’americano Taylor Fritz, aveva commosso tutti. Margith non era solo una parente per Jannik: aveva avuto un ruolo centrale nella sua infanzia, accudendo lui e il fratello Mark mentre i genitori lavoravano. Sabato, la donna è venuta a mancare, lasciando un vuoto profondo nella vita del numero uno al mondo.

Rientrato a Malpensa dopo il trionfo a New York, Sinner ha fatto ritorno a casa con un volo privato fino a Bolzano, seguito da un elicottero per Dobbiaco e infine un’auto. L’obiettivo non era solo riabbracciare i suoi genitori e il fratello Mark, ma soprattutto dare l’ultimo saluto all’amata zia Margith, colei che ha avuto un posto speciale nella sua crescita.

Nonostante il momento difficile, Sinner non smette di sorprendere. Arrivato a Pechino per il prossimo torneo, ha salutato in cinese, dimostrando ancora una volta la sua attenzione ai dettagli e il suo rispetto per le culture che incontra nel suo percorso sportivo.

Jannik Sinner non è solo un campione sul campo, ma anche un giovane uomo legato alle sue radici e ai suoi affetti, capace di emozionare il mondo intero con la sua semplicità e il suo cuore.

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Juric vince alla prima, ma Roma contestata all’Olimpico

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Friedkin, dirigenza e giocatori: la protesta del tifo giallorosso colpisce tutti e nemmeno la prima Roma di Ivan Juric basta ad attenuare una contestazione la cui escalation è cominciata con la cacciata di Daniele De Rossi. Perché è vero che i giallorossi conquistano la prima vittoria del campionato grazie al 3-0 contro l’Udinese, ma questo non risparmia i calciatori dai fischi anche a fine gara, quando la squadra si affaccia verso la Curva. A rubare la scena della partita è infatti quello che succede sugli spalti Ecco allora che dopo 58 sold out consecutivi nell’era Friedkin, arriva la prima vera manifestazione di dissenso contro la proprietà americana e a scatenare tutto, come detto, è l’esonero di De Rossi.

All’Olimpico c’è il culmine di una settimana di tensioni e che ha portato alle dimissioni di questa mattina della Ceo giallorossa, Lina Souloukou, oltre che alle proteste dei tifosi contro calciatori e società. E se il pullman con la squadra ‘dribbla’ gli ultras giallorossi fuori dallo stadio, la contestazione all’interno dell’impianto è inevitabile. La Curva Sud, come annunciato nei giorni scorsi, resta fuori per la prima mezz’ora, scioperando dal tifo, ma chi nel frattempo entra, fischia, anche copiosamente, tutta la squadra. Si salvano solamente Pisilli, Dybala ed El Shaarawy, unici applauditi, ma non Juric, arrivato da nemmeno una settimana nella Capitale.

Alla lettura delle formazioni i più bersagliati sono stati il capitano, Lorenzo Pellegrini, e Bryan Cristante, accompagnati da fischi e insulti anche durante tutto il resto della partita a ogni pallone toccato. A poco l’atteggiamento aggressivo, le verticalizzazioni, la capacita’ di mettere alle corde un’Udinese capolista e rivelazione di questo scorcio di campionato, e neanche il gol di Dovbyk dell’1-0 – buona verticalizzazione, sinistro da limite sul palo opposto – segnato con la Sud fuori dallo stadio. Sprazzi di Juric, insomma, ma il clima resta di aperta protesta contro la società. “Non rispettate i nostri valori e le nostre bandiere. Da oggi torniamo alle vecchie maniere”, è lo striscione che occupa i seggiolini della Sud durante la contestazione della prima mezz’ora. In un Olimpico surreale, senza dirigenti e con i Friedkin gia’ negli Usa, a Juric non resta che difendersi da solo, rimanendo l’unico a metterci la faccia.

All’intervallo, forte del vantaggio, prova a spronare la squadra, fischiata al rientro negli spogliatoi. Prende sottobraccio un Pellegrini scuro in volto, poi un ‘buffetto’ a Pisilli e un abbraccio con Dovbyk che anche nel secondo tempo è decisivo facendo partire l’azione che porta al rigore del raddoppio di Dybala. Nel secondo tempo c’è anche il tris giallorosso con la prima rete romanista di Baldanzi, entrato un minuto prima per Pellegrini, fischiato anche al momento della sua uscita come Cristante che nel finale lascia spazio a Hermoso.

Annullata per fuorigioco, invece, la doppietta di Dovbyk – fuga e scavetto – per il poker giallorosso con Juric che si ‘accontenta’ del 3-0 finale. Da ricucire, però, c’è il rapporto con la tifoseria che nonostante il risultato al triplice fischio ha fatto sentire il suo malcontento. Ora la Roma è ‘costretta’ a giocare le prossime due partite sempre in casa: giovedì in Europa League contro l’Atletico Bilbao e domenica in campionato con il Venezia.

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