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Artistica, solo la regina Biles meglio delle azzurre: storico argento per l’Italia

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Baci, abbracci, il trucco che si scioglie e sporca i visi della Fate. Nel giorno in cui Parigi incorona Simone Biles regina di questa Olimpiade, c’è spazio e gloria anche per le azzurre. L’Italia dell’Artistica infatti conquista una storica medaglia d’argento a squadre che non arrivava dal 1928, e fa impazzire cinque ragazze uniche per coordinazione e leggiadria. Non saranno mai la Biles, ma nell’Arena Bercy Angela Andreoli, Alice D’Amato, Manila Esposito, Elisa Iorio e Giorgia Villa ci vanno vicine e scrivono un pezzo di storia dello sport italiano. Avevano chiuso al secondo posto le eliminatorie, dietro alle irraggiungibili americane, e hanno ripetuto il piazzamento nella finale al termine delle quattro rotazioni in cui hanno sempre gareggiato accoppiate agli Usa, regalando spettacolo pari quasi a quello della fuoriclasse di questo sport. Per parte sua la donna per cui palpita da tre anni il cuore buono dell’America si è ripresa stasera quello che il destino le tolse tre anni fa ai Giochi di Tokyo. Era la stella annunciata di quell’Olimpiade, fu invece buio pieno.

Le mancava l’equilibrio, colpa dei twisties, vertigini amplificate per una che praticamente vive volteggiando in aria. Si fermò per due anni ed al terzo rieccola qui libera dai suoi demoni, spinta dall’amore di milioni di tifosi, star e gente comune. La rinascita di Biles lascia a bocca aperta le migliaia di suoi connazionali che affollano oltre le previsioni l’impianto parigino: viene applaudita dal marito-cheerleader Jonathan Owens, giocatore della Nfl, e da Bill Gates, Serena Williams e dal regista Spike Lee, uno dei supporter più ‘scalmanati’ ma sempre nel rispetto dello spirito olimpico. Ma tra volteggio, parallele asimmetriche, trave e corpo libero l’Italia conduce sempre la danza del resto del mondo, mai un attimo di cedimento e alla fine si regala un sogno.

C’è qualità e sostanza in queste ragazze, e non solo in loro perché è tutto il movimento che cresce, e assieme alla bandiera a stelle e strisce e a quella del Brasile sventola il Tricolore, perché questa volta è podio dopo la ‘medaglia di cartone’ di Tokyo che fu quasi una beffa ma ora si capisce che è servita per crescere ulteriormente. Così ora sono lacrime di gioia, di queste Fate che quasi sembrano non crederci, ma erano arrivate qui proprio per questo, stringendo i denti come la modenese Iorio che è riuscita a gareggiare nonostante i problemi alla caviglia sinistra, costantemente ‘innaffiata’ di spray antidolorifico tra un esercizio e l’altro.’ A lei pensa il maestro Enrico Casella, ex rugbista ma soprattutto dt della ginnastica che chiude alla grande una carriera che meritava questa gioia.

A dargliene la certezza è stata Angela Andreoli che nel libero piazza uno Tsukahara e un doppio ‘illusion’ che sono le mosse giuste per avere la certezza del podio e di aver scritto una pagina che resta. Biles in attesa di dare ancora spettacolo porta a casa il quinto oro olimpico della sua carriera che già ne fa la più grande di sempre, ma quanta maestria, quanta leggerezza e al tempo magia nei suoi esercizi. Osservata dal vivo è qualcosa che rimane dentro, non ci sono più blocchi mentali a fermarla, lei è unica e può permettersi perfino uno sbadiglio, subito mostrato al pubblico dal tabellone luminoso. Allora ancora giù applausi, lei risponde con un sorriso smagliante seguito da un bacio. L’esercizio più bello del suo ritorno alla vita agonistica: già questo vale un bel 10.

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Conte minaccia Grillo: pronto a sospenderti i contratti

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Il linguaggio ornato di parole come “malleveria” e “dominicale” non ha mitigato il senso ruvido dell’avvertimento che Giuseppe Conte ha dato a Beppe Grillo: rischi che il Movimento ti tolga il compenso che ricevi per la comunicazione. Cioè, i famosi 300 mila euro. Insomma, dopo quello politico sulla costituente e quello legale con le minacce di ricorsi in tribunale, la guerra ai vertici Cinque Stelle ha raggiunto un ulteriore stadio, quello economico.

Cosa pensi Grillo dell’avviso di Conte è noto, perché lo ha fatto trapelare nei giorni scorsi, quando la corrispondenza era ancora privata (non era apparsa sul web): Conte vuole farmi fuori dal M5s. Ricapitolando: la mail di Conte a Grillo è l’ultima (conosciuta) di uno scambio epistolare in crescendo ed è in risposta a una diffida di Grillo – sempre via pec – che avrebbe intimato a Conte di non aprire il confronto della costituente e, in particolare, di non toccare tre capisaldi: limite del doppio mandato, simbolo e nome. Non solo: Grillo avrebbe minacciato di esercitare il potere di veto anche su “ulteriori temi che dovessero emergere e/o risultare all’esito della consultazione tra gli iscritti”.

La replica di Conte è stata quindi “necessaria, nei toni e nei modi – hanno fatto sapere dal M5s – per tutelare la comunità del Movimento 5 Stelle da una diffida che mira a sabotare il processo costituente e a imbavagliare il libero confronto nella nostra comunità”. Il tuo comportamento, ha scritto Conte a Grillo, “mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria”, l’accordo che solleva Grillo da eventuali oneri economici (querele, denunce…) legati al suo ruolo nel Movimento, “e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione”. Nella lettera, Conte prima ha ricordato i poteri di Grillo, che riguardano la “custodia dei valori fondamentali dell’azione politica del movimento e il potere di interpretazione autentica, non sindacabile, delle norme statutarie”.

Ma poi li ha circoscritti: sono formule “altisonanti” – ha sottolineato Conte – ma “si risolvono in una moral suasion” e “di certo non si estendono all’esercizio di un supposto diritto di veto”. Con una frase, Conte ha liquidato ogni pretesa di Grillo: la legge attribuisce “all’Assemblea degli iscritti un potere sovrano”. Una riga che suona così: la Costituente può cambiare tutto e tu non puoi farci nulla. “Nessuna norma statutaria – ha scritto il presidente – è sottratta a possibili modifiche e/o revisioni”, dalla Carta dei principi e dei valori al simbolo, al nome, alla regola del limite del doppio mandato che, oltretutto, è “contenuta nel Codice Etico – ha sottolineato Conte rivolgendosi a Grillo – in sé sottratto al tuo potere di interpretazione autentica”.

Infine, l’avvertimento: “Questa tua condotta, con connessi accenni a futuri contenziosi legali e a potenziali scissioni”, e le tue “esternazioni sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento” e “stanno accreditando agli occhi della opinione pubblica una concezione dominicale”, padronale, “del Movimento”, rischiando “di appannare le energie e l’entusiasmo che questo processo costituente sta liberando”.

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Pronta la Commissione Ue, Fitto verso la vicepresidenza

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A tarda sera, in un’Eurocamera ormai vuota, la nuova Commissione europea disegnata da Ursula von der Leyen ha avuto l’atteso – ma ancora informale – via libera dei gruppi della maggioranza. Volto disteso, prudenza d’ordinanza, la presidente ha lasciato gli edifici del Parlamento europeo limitandosi ad un generico “vediamo” con i cronisti che gli chiedevano dell’appuntamento di martedì mattina per la lista dei commissari. Ma secondo diverse fonti europee è quasi certo che tra qualche ora, alla Conferenza dei presidenti dei gruppi, von der Leyen presenterà la sua lista. Con una sorpresa dell’ultima ora: al posto di Thierry Breton, nella casella destinata alla Francia ci sarà Stéphane Séjourné.

A dispetto di cinque anni fa sulla lista dei nuovi commissari fino all’ultimo è stata mantenuta una coltre di riserbo, dovuta anche ad una certa instabilità delle ipotesi di deleghe da assegnare. Tra i principali nodi che la presidente della Commissione ha dovuto affrontare c’è stato quello della vicepresidenza esecutiva da destinare a Raffaele Fitto. Il ministro italiano avrà – anche se manca ancora l’ufficialità – la delega alla Coesione e al Pnrr e dovrebbe mantenere il ruolo pensato per lui prima della veemente protesta di socialisti, liberali e verdi: quello cioè di una vicepresidenza forte, formalmente dello stesso peso di quelle che avranno il francese Séjourné, la spagnola Teresa Ribera, il lettone Valdis Dombrovskis, lo slovacco Maros Sefcovic e l’estone Kaja Kallas.

Il tutto nonostante il voto contrario a von der Leyen sia di Giorgia Meloni in seno al Consiglio europeo sia di Fdi alla Plenaria di luglio. Sul tavolo di Fitto ci sarà subito un dossier caldissimo, quello del rinvio della deadline del Pnrr: “Non è impossibile, dipende dai numeri”, ha spiegato il commissario uscente Paolo Gentiloni. I principali movimenti tellurici dell’ultimo miglio hanno invece riguardato il candidato francese. Alle prime luci del giorno Thierry Breton, potente vicepresidente esecutivo con delega al Mercato interno, ha messo in scena un clamoroso strappo. In un primo tweet ha pubblicato la cornice di un quadro vuoto, spiegando che quello sarebbe stato il suo ritratto nella nuova Commissione. Subito dopo ha reso noto la lettera con cui ha ritirato la sua candidatura e ha rassegnato le dimissioni immediate.

Von der Leyen, è stato il suo j’accuse, ha lavorato per chiedere l’esclusione della sua candidatura “per ragioni personali che in nessun caso sono state discusse direttamente con me”. Ciò che Breton non ha reso noto è che il presidente Emmanuel Macron era sostanzialmente d’accordo. Poco dopo, infatti, l’Eliseo ha annunciato la designazione di Sejourné mettendo in chiaro l’obiettivo di Parigi: avere, all’interno della Commissione, una delega forte “sulla sovranità industriale Ue e sulla competitività”. Il cluster di Sejourné (ogni vicepresidente esecutivo è infatti supervisore di un gruppo di commissari), raccontano diverse fonti europee, potrebbe a questo punto includere anche il portafoglio all’Economia.

Al di là della distribuzione dei ruoli, ciò che emerge dalle nomine di von der Leyen è che la futura Commissione sarà nettamente a sua immagine e somiglianza. Una volta esclusi profili forti e non sempre in linea con la presidente, come quelli di Breton, Frans Timmermans e in misura minore Margrethe Vestager, i poteri dell’ex ministra tedesca, di fatto, risulteranno ben più incisivi. “Sarà un esecutivo Ue accentrato su Ursula, che opererà aspettando i suoi placet”, è l’opinione di un europarlamentare della maggioranza di lungo corso. I socialisti potranno consolarsi con la delega della Concorrenza affidata a Ribera, mentre sul portafoglio del Commercio è dato in vantaggio il ceco Jozef Sikela sull’olandese Woepke Hoekstra, dato tra i papabili per l’Economia.

La delega alla Giustizia appare diretta alla svedese Jessika Roswall, quella dell’Agricoltura al lussemburghese Christophe Hanses, i Trasporti al greco Apostolos Tzitzikostas. Il dossier della Migrazione potrebbe finire invece nelle mani della belga Hadja Lahbib mentre il Digitale avrà i colori finlandesi di Henna Virkkunen. Resta da capire se domani von der Leyen presenterà la squadra – undici in totale le donne – anche alla stampa, perché il Parlamento sloveno non ha dato ancora via libera alla candidata Marta Kos. In ogni caso, von der Leyen andrà per la sua strada.

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Esteri

Bus si schianta in Perù, ‘6 italiani gravemente feriti’

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Sei italiani e altre decine di turisti sono rimasti gravemente feriti in Perù quando il loro autobus si è schiantato mentre scendeva dall’antica cittadella Inca di Machu Picchu, ha detto la polizia locali. L’autista avrebbe perso il controllo e il mezzo è precipitato fuori dalla strada di montagna a zigzag che collega il sito storico con la città turistica di Aguas Calientes, cadendo per circa 15 metri.

“Abbiamo 30 turisti feriti: sono stati tutti portati a Cusco”, ha detto un funzionario di polizia peruviana. Subito dopo l’incidente, le autorità e i residenti locali sono accorsi in aiuto dei turisti per aiutarli a raggiungere il centro sanitario della città. Almeno 20 persone tra cui italiani, cileni e guatemaltechi sono stati ricoverati in ospedale per fratture ossee. Sono rimasti feriti anche cinque cittadini messicani, due giapponesi e un cinese. La polizia ha aperto un’indagine sull’incidente.

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