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Arriva prima stretta anti-contagi: bus, treni e stazioni

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Di eventuali tagli alla durata di green pass e tamponi si parlera’ a dicembre, parte subito invece una stretta sui trasporti pubblici per frenare la salita dei contagi: possibilita’ di fermare il treno se a bordo c’e’ una persona con sintomi; controlli del green pass prima della salita sul mezzo; limite di due passeggeri sui taxi. Sono tra i punti di un’ordinanza dei ministri Roberto Speranza ed Enrico Giovannini, mentre l’Associazione italiana di epidemiologia rileva una “significativa accelerazione della diffusione” del virus che nel giro di 14 giorni potrebbe portare 5 regioni (Alto Adige, Molise, Friuli, Valle d’Aosta e Veneto) a superare la soglia del tasso di incidenza settimanale di 250 casi per 100.000 e altre 8 (Liguria, Lazio, Marche, Emilia Romagna, Abruzzo, Lombardia, Campania) sopra 150 casi per 100.000. La quarta ondata e’ in atto e il Governo punta a non farsi sommergere senza ricorrere alle misure dure che hanno caratterizzato lo scorso inverno, con il Natale “in rosso’ e le limitazioni su spostamenti e cenoni. Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa invita a “guardare con fiducia alle prossime settimane: gli italiani si sono in gran parte vaccinati, negli ospedali la situazione e’ sotto controllo”. Dunque, aggiunge, “non c’e’ la volonta’ di una modifica” dei criteri per l’ottenimento del green pass, escludendo il tamponi, come da piu’ parti si invoca. Del tema sara’ investito il Cts. Il coordinatore, Franco Locatelli, spiega che “verra’ fatta una riflessione alla luce delle evidenze che, dopo i 6 mesi dalla vaccinazione, c’e’ una riduzione della protezione rispetto al rischio di essere contagiati e, quindi, di diventare contagianti ma, al momento, non vi e’ nulla di deciso”. Il premier Mario Draghi ed i ministri faranno il punto all’inizio di dicembre, guardando alla situazione epidemiologica aggiornata e tenendo conto del parere degli scienziati, anche se la decisione sara’ poi politica. Gli esperti, ad esempio, segnalano da tempo l’inattendibilita’ dei tamponi antigenici e, dunque, la scarsa validita’ dei pass ottenuti in questo modo. Appare pero’ complicato limitare il rilascio del certificato soltanto a vaccinati e guariti. Si puo’ invece intervenire sulla durata del pass, ora di 12 mesi, tagliandolo a 9. E’ la misura piu’ probabile, mentre sul tavolo c’e’ anche la diminuzione della validita’ del tampone da 72 a 48 ore. In attesa di decisioni su pass e tamponi, c’e’ la spinta sui vaccini. Dall’1 dicembre anche la fascia 40-59 potra’ ricorrervi, con la possibilita’ di coinvolgere poi gli under 40. A breve obbligo del ‘booster’ per sanitari e personale delle Rsa. Sono 45 milioni gli italiani che hanno completato il ciclo vaccinale (il 76,7% della popolazione), ma col passare del tempo aumentano gli italiani che rimangono ‘scoperti’ dopo sei mesi dall’ultima puntura; da qui l’insistenza sulle terze dosi, che hanno superato oggi quota tre milioni (il 5% della popolazione) e dovranno accelerare per contenere i contagi, con il tasso di positivita’ salito al 2,1% (5.144 hanno contratto il virus e 44 sono morti nelle ultime 24 ore). E con l’ordinanza di oggi, si interviene su un altro ambiente potenzialmente favorevole alla diffusione del Covid, il trasporto pubblico, dove non sempre le prescrizioni su mascherine, distanze e divieto di assembramenti sono rispettate. Si stabilisce cosi’ che nelle grandi stazioni (Roma, Milano, Firenze) il controllo dei pass sia svolto a terra, prima della salita sul mezzo; nelle aree di attesa comuni dovranno esserci restrizioni al numero massimo dei passeggeri ammessi “nel rispetto delle disposizioni di distanziamento fra le persone di almeno un metro”; sui treni possibilita’ di fermare i convogli in caso di passeggeri con sintomi; sui bus – che dovranno essere sanificati una volta al giorno – si dovra’ riavviare la vendita dei biglietti e le attivita’ di controllo a bordo; sui taxi si chiede di evitare che il passeggero occupi il sedile a fianco del conducente (che deve avere mascherina e green pass), mentre su quello posteriore non potranno esserci piu’ di due persone, a meno che non siano dello stesso nucleo familiare. La circolare indica anche che “il controllo del rispetto delle norme di comportamento da parte dei passeggeri di regola non viene svolto dal personale aziendale”. Preoccupazione per l’avanzata del virus si registra poi sul fronte delle Regioni. “Non possiamo fare pagare il prezzo di eventuali nuove chiusure ai vaccinati, che hanno difeso se stessi e gli altri, partecipando alla campagna vaccinale”, ha detto il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, con la sua regione “ad un passo dalla zona gialla”. Il presidente della Liguria, Giovanni Toti, invita il Governo a “riflettere seriamente sulla possibilita’ di utilizzare solo il green pass legato al vaccino”. E le Regioni chiedono anche risorse a fronte dei costi sostenuti per affrontare l’emergenza sanitaria. Infine, l’Associazione presidi lancia l’allarme scuole, parlando di “forti criticita’” nella rilevazione dei casi in particolare in rapporto con le Asl e segnalando che la dad “sta riacquistando le posizioni perdute”.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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