Sarà Elisabetta Belloni, da capo del Dis, a prendere le redini diplomatiche del G7. Un cambio in corsa, a presidenza italiana già avviata e con il summit dei leader oramai praticamente alle porte, a metà giugno in Puglia. Giorgia Meloni fa una mossa a sorpresa. E annuncia che la donna che stava per entrare nella corsa alla presidenza della Repubblica nel 2022, e che alla Farnesina negli anni ha ricoperto praticamente tutti i ruoli apicali, ora occuperà uno dei posti chiave a Palazzo Chigi, mentre lo sherpa per G7 e G20 nominato all’inizio dell’avventura di governo, Luca Ferrari, lascerà Roma direzione Tel Aviv. Una mossa a sorpresa. Tecnica, almeno formalmente.
Semplicemente “per facilitare il lavoro”, assicura Giorgia Meloni davanti ai microfoni a Pordenone – la città dove è sindaco Alessandro Ciriani, fratello del ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e uno dei pochi di Fdi che ha già annunciato la sua candidatura alle prossime elezioni europee. La premier è in città per firmare con Massimiliano Fedriga l’undicesimo patto di coesione con le regioni e non si fa mancare una pausa caffè è qualche battuta (“le vacanze sono come un unicorno, solo nelle favole”) oltre a un bagno di folla alla fiera Ortogiardino. Scatta selfie, firma qualche copia del suo libro, invita una ragazzina a “studiare sempre”.
E si rammarica, seduta al bar appena fuori dal Teatro Verdi di Pordenone, di essere in Friuli “proprio mentre sto facendo la Quaresima, niente vino”. Mentre lei illustra nel dettaglio i nuovi fondi destinati alla regione, Palazzo Chigi annuncia la staffetta tra Belloni e Ferrari, insieme a un’altra serie di movimenti che coinvolge tra l’altro anche la sede di Kiev – dove andrà Carlo Formosa – che finora è stata retta da Pier Francesco Zazo, promosso un anno fa dal governo di centrodestra da ministro plenipotenziario ad ambasciatore e ora vicino alla pensione. Ma a fare rumore è il cambio in corsa dello sherpa, con i lavori preparatori del summit dei 7 già oramai in fase avanzata sia dal punto di vista logistico sia diplomatico. Peraltro, sarebbe la prima volta che un capo dei servizi ha anche un incarico aggiuntivo. Incarico peraltro, quello al Sis, che terminerà nel 2025.
E non meno complesso, data la presidenza italiana ma anche quel “brutto clima” che la stessa premier ha denunciato qualche giorno fa incontrando i sindacati di polizia. Dal governo però assicurano che si tratta solo della necessità di coprire una sede delicatissima in questa fase, come quella di Tel Aviv (dove però l’attuale ambasciatore, Sergio Barbanti, dovrebbe rimanere fino all’estate). Nel frattempo per Ferrari servirà anche ottenere il gradimento del governo israeliano (mentre Roma ha bloccato la nomina del nuovo ambasciatore in Italia, Benny Kashriel, che poi Israele ha ritirato).
“Non è un tema di sicurezza ma avendo destinato lo sherpa dedicato a una sede molto delicata siamo partiti da una persona che ha una esperienza su questa materia perché siamo già nell’anno del G7”, ha spiegato Meloni fermandosi per qualche minuto a parlare con i cronisti. Le frontiere con la Slovenia, assicura, saranno riaperte appena sarà possibile. E sul terzo mandato (tema caldo anche in Friuli perché pure Fedriga è già al suo secondo, seppure appena iniziato) ribadisce di essere “laica”, passando la palla al Parlamento. Parlamento che, si augura la premier, dovrebbe approvare “nel più breve tempo possibile” il ddl sulla cyber sicurezza (che prevede tra l’altro il raddoppio delle pene in caso di accessi abusivi da parte di pubblici ufficiali) vista “l’urgenza” emersa con l’inchiesta di Perugia sui dossieraggi.