Armida Filippelli, vicesegretario regionale del Partito Democratico, dirigente scolastica napoletana, una vita dedicata alla scuola pubblica e ai giovani, è una delle new entry nella squadra di governo del presidente della Giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca. Occuperà il posto di assessore alla Formazione professionale. Da preside, la Filippelli si è impegnata attivamente in coraggiose battaglie contro la dispersione scolastica, in quartieri complicati della città nei quali l’abbandono precoce della scuola raggiunge percentuali elevatissime. Con Juorno la professoressa Filippelli ha commentato la sua nomina ed ha spiegato i principi che orienteranno la sua azione politica e di Governo.
Professoressa Filippelli, si aspettava questa nomina da parte del governatore De Luca?
Come vicesegretario regionale del Partito Democratico stavo lavorando per riavvicinare il partito ai suoi elettori, mi stavo dedicando ai forum tematici, ascoltando persone provenienti da tutta la Regione. Questo è stato sinora il senso del mio impegno politico. La nomina non me l’aspettavo, è stata una sorpresa anche per me. Ho accettato con spirito di servizio per potermi occupare di quei temi che sono stati la mia vita: la formazione professionale dei ragazzi, la lotta alla dispersione scolastica.
Un commento sulla composizione della nuova giunta regionale.
Credo che il presidente De Luca abbia messo su una bella squadra, con persone di assoluto livello. Ci sono tutte le condizioni per fare un eccellente lavoro. Il presidente è molto intenzionato ad ascoltarci. Ha un sacco di progetti, del resto in campagna elettorale, i suoi 10+1 progetti per Napoli già delineavano per il capoluogo campano cambiamenti strutturali, in grado di incidere positivamente sullo sviluppo di una delle capitali del Mediterraneo.
In qualità di dirigente scolastico si è spesa moltissimo nei quartieri più complicati della città. Come si combatte la piaga della dispersione scolastica?
Alla formazione culturale e professionale dei ragazzi e al contrasto dell’emergenza educativa ho dedicato una vita intera. Noi dobbiamo prevenire l’abbandono scolastico intervenendo alla radice, sin dall’asilo nido e dalle elementari, se vogliamo sanare per tempoalcune situazioni di fragilità genitoriale. Altrimenti il rischio è che queste situazioni possano produrre nel tempo conseguenze gravissime. Ho visto ragazzi nati sani che hanno poi sviluppato disturbi psichici a causa dell’ambiente familiare in cui sono cresciuti. Dobbiamo dare una mano sin dall’inizio, per evitare che in tanti arrivino al liceo con carenze cognitive e linguistiche. A 14 anni molti aspetti del loro carattere e della loro vita sono già definiti, incidere per colmare quel gap diventa spesso assai complicato.
Il tema della dispersione scolastica è intimamente connesso a quello della disoccupazione. Molti giovani campani non sono solo disoccupati, ma inoccupabili, privi di formazione alcuna. È d’accordo?
Sì, questi ragazzi hanno bisogno di formarsi e rifiutano la scuola perché non hanno i mezzi, hanno un gap enorme da colmare rispetto ai compagni più fortunati. È un rifiuto dovuto anche ad una perdita di fiducia nel sistema, allora noi dobbiamo creare un sistema di istruzione e di formazione di grande qualità. Ci sono tanti esempi di ragazzi che, grazie ad una formazione professionale all’altezza, sono tornati a studiare, arrivando finanche a laurearsi. I ragazzi devono sentirsi accompagnati e stimolati culturalmente.
Si prospetta per lei un incarico non semplice, reso ancora più complicato dal Covid-19, che influenza e orienta ogni scelta politica.
Il Covid ci ha detto tante cose, per esempio che dobbiamo ripensare il nostro modello di welfare, rendendolo più efficiente e rispondente ai nuovi bisogni delle persone e delle società. Penso alle donne, che rischiano di pagare il prezzo più alto, perché in mancanza di lavoro, rimarranno a casa, confinate a quelle mansioni ed incombenze tradizionali: allevamento dei bambini, cura della casa. Dobbiamo dedicarci anche alle loro esigenze e valorizzare le loro grandi competenze. Il mio sarà un lavoro corale, che svolgerò stabilendo connessioni con gli altri colleghi assessori. La formazione è strettamente connessa all’istruzione, al mondo del lavoro, alla ricerca, all’università e alla salute. È un lavoro di squadra.
Come andranno impiegate le risorse provenienti dal Recovery Fund?
Il 50% sarà destinato alla transizione ambientale e digitale. Il resto dovrà essere impiegato fra scuola, infrastrutture, trasporti. Dobbiamo occuparci di tutela dell’ambiente e di sviluppo del territorio. Il Covid lo ha confermato: i focolai maggiori si sono avuti proprio nelle zone più industrializzate ed inquinate. E poi c’è il digitale. Bisogna riuscire a connettere anche gli angoli più remoti della Campania. Se c’è la necessità di lavorare da casa, tutti devono averne la possibilità. La crisi che stiamo affrontando può servirci per vedere le cose da un altro punto di vista e attrezzarci per stare al passo con un mondo in rapida trasformazione.
Ha già in mente qualche provvedimento?
Adesso sono in una fase di studio, di ricerca, una fase necessaria per comprendere le condizioni dell’esistente e le modalità di intervento più efficaci. Credo che la Regione possa fornire una formazione professionale di qualità, collegata al mondo del lavoro, che aiuti al contempo i ragazzi a capire che cosa vogliono diventare da grandi. Questo lo puoi fare solo se li doti di strumenti culturali adeguati. Un ragazzo formato a dovere può trovare un’occupazione, oppure, se è bravo in quello che fa, con un incentivo può mettersi in proprio ed aprire la sua attività. Non possiamo più permetterci di piangere ragazzi morti a sedici anni mentre tentavano una rapina.
La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.
Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.
“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.
E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.
“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).
“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.
Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.
Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.
Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.
Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale
Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.
«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».
Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.
Le accuse e il chiarimento
Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:
«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».
L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:
«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».
Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.
Una vicenda che lascia il segno
Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:
«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».
Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.
Conclusione
La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.