Non era mai accaduto nella storia americana, almeno in tempi moderni: la convention repubblicana, ogni quattro anni uno degli eventi mediatici piu’ seguiti, chiusa alla stampa, vietata agli organi di informazione. A fine agosto a Charlotte, in North Carolina, niente giornalisti, operatori televisivi, fotoreporter. “Una decisione sconsiderata”, attacca l’associazione dei corrispondenti della Casa Bianca. Ma la mossa rischia di tarpare le ali soprattutto a Donald Trump: quello che doveva essere lo show mediatico per rilanciare le sue chance di rielezione, infatti, e’ ormai ridotto a un semplice passaggio burocratico, dove un pugno di delegati – solo 336 su 2.500 – discutera’ e votera’ per tutti gli altri rigorosamente a porte chiuse. La decisione senza precedenti di tenere fuori giornali, tv, radio e’ stata annunciata da un portavoce del comitato organizzatore della convention, e motivata ufficialmente con le restrizioni imposte dalle autorita’ locali alle prese con la lotta al coronavirus. Si vuole evitare insomma che l’afflusso in citta’ di migliaia di persone comporti il rischio di una ulteriore impennata dei contagi. Cosi’ Donald Trump, che aveva gia’ dovuto rinunciare all’oceanico bagno di folla sognato per mesi, ora non potra’ avere nemmeno quella straordinaria copertura mediatica su cui sperava per avere una spinta decisiva nei sondaggi, quelli che a tre mesi dal voto lo vedono sempre piu’ dietro al rivale Joe Biden, sia a livello nazionale sia nella decina di stati chiave come la Florida o il Texas: guarda caso i due piu’ colpiti dal virus insieme alla California. Come se non bastasse, non e’ detto che il tycoon accetti la nomination presidenziale con un discorso pubblico, magari trasmesso via streaming: negli ambienti della sua campagna e del partito si ipotizza anche una presenza di Trump a Charlotte solo per ringraziare privatamente i delegati. Altro che il mega comizio che era stato messo in cantiere dalla Casa Bianca a Jacksonville, in Florida, poi cancellato perche’ proprio nell’epicentro della pandemia. Il virus, dunque, non guarda in faccia a niente e a nessuno, e continua a stravolgere una campagna elettorale in cui molte delle prassi e delle regole sono ormai saltate. Anche se alcuni osservatori, dietro all’inusuale decisione di tenere i media alla larga della convention del Grand Old Party, vedono dell’altro: un tentativo dell’establishment repubblicano, sempre meno allineato con la linea erratica del tycoon, di limitare i danni per il partito, con una sovraesposizione del presidente che potrebbe risultare nociva. Perche’ il 3 novembre si votera’ non solo per la Casa Bianca ma anche per il Congresso, e il timore e’ che Trump trascini con se’ i candidati conservatori facendo perdere al partito anche il Senato. Del resto non sarebbe un caso che un esponente repubblicano del calibro di Mitch McConnell, leader dei senatori, abbia dato indicazioni ai candidati del partito di distanziarsi dalla linea del presidente se percepiscono che questa li danneggi. Intanto un piccolo giallo aleggia sul presidente, per ora alimentato solo sui social. Un grosso livido viola sul dorso della mano ha infatti scatenato sul web una ridda di illazioni sulla salute dell’inquilino della Casa Bianca. La foto messa in rete ieri dall’agenzia Associated Press mostra il tycoon con in mano una voluminosa mazzetta di giornali. Il livido, e’ stato fatto notare su vari siti internet, e’ in corrispondenza del punto in cui viene collocata una flebo durante le visite in ospedale. Anche se non si ha notizia che Trump sia tornato al Walter Reed, l’ospedale dei presidenti, nelle ultime 24-48 ore, come aveva fatto a sorpresa due volte negli scorsi mesi.
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.