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Altro scivolone della Roma, in Europa prima sconfitta di Juric

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Sul campo dell’Elfsborg, finisce con Dybala – autore di 25′ anonimi da subentrato – ammonito per un fallo di reazione su fallo subito vicino alla propria area. L’immagine di frustrazione e’ piu’ esplicita dell’1-0 col quale la Roma torna dalla Svezia. E’ la prima sconfitta dell’era Juric, che complica la corsa giallorossa in Europa League (due partite, un solo punto, un solo gol segnato) ma soprattutto conferma le enormi difficolta’ di manovra.

Un’ora buona di manovra lenta e con poche idee, capace solo di una serie interminabile di tiri svirgolati alti, e poi lo sprint finale con un pizzico di sfortuna. Impressiona pero’ che sotto di un gol, ancorche’ casuale, la Roma non sia stato in grado di imporre supremazia tecnica e personalita’. In effetti, la Roma che comincia la partita sul sintentico di Boras sembra sperimentale. Juric, anche se l’avversario non ha la consistenza dell’Athletic, ricorda la fatica rimasta nelle gambe giallorosse dopo il primo turno e fa ampio turnover.

Fuori Dobvyk e Dybala, al centro dell’attacco c’e’ Shomurodov, supportato da Soulè e Baldanzi. La linea di difesa e’ Celik-Ndicka-Hermoso. A destra, spazio all’oggetto misterioso Abdulhamid. Paredes riprende le chiavi del centrocampo, con Pisilli, e guida la manovra. La Roma tiene palla, l’Elfsborg prova le ripartenze. E si rende pericoloso un paio di volte, al 19′ su corner con una girata di Henrikkson lasciato solo, e Svilar risponde. Soulè ci prova una, due, tre volte da fuori, perche’ la manovra sulle fasce trova sempre il saudita e Angelino imprecisi al cross.

Al 28′ Shomurodov ha la palla buona, ma il destro e’ alto, poco dopo su corner Paredes dal limite ha tutto il tempo per coordinarsi ma e’ frettoloso e spara in curva. Cosi’ quando l’Elfsborg sembra sopito, un’azione veloce porta al tiro al volo di Zeneli che impegna Svilar, ma prima c’e’ un tocco di mano di Baldanzi che l’arbitro ripesca al Var. Dal dischetto Baidoo spiazza il portiere giallorosso, al 40′ è 1-0. La ripresa si apre con un tiraccio di Abduhlamid, imitato al 7′ da Angelino, che al volo alza ancora una volta. Al 16′ la palla buona e’ sul sinistro di Baldanzi, deviata in angolo. Ma Juric non aspetta piu’, al 20′ entrano Dobvyk, Dybala ed El Shaarawy per Shomurodov, Soule’ e Abduhlamid. Subito ne nasce una doppia palla pericolosa, con Pisilli, ribattuto dal portiere.

AL 28′ ci prova anche Pellegrini, appena entrato per Baldanzi, con una girata, e si ripete due minuti dopo con un sinistro che da’ l’illusione del pari, scuotendo la rete esterna. A 7′ dal termine, quando la Roma e’ impegnata nel forcinf finale, e’ la traversa a negare il gol a Pellegrini sul bel tiro a giro dal limite. Dobvyk ci prova allo scadere, parato, ma era in fuorigioco. Tutto inutile. Roma ko e piena di problemi, questo il verdetto della serata svedese.

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Tre gol del Napoli a un bel Como, Lukaku mattatore: la capolista allunga

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Il Napoli si impone 3-1 al Maradona sul Como, in una gara valida per la settima giornata di Serie A. La squadra di Conte passata in vantaggio dopo pochi secondi con McTominay, subisce il gol del momentaneo pari della formazione di Fabregas alla fine del primo tempo con Strefezza, ma nella ripresa grazie al rigore trasformato da Lukaku e al gol di Neres appena entrato, si aggiudica l’intera posta e vola a 16 punti, in vetta, a +4 sulla Juve che domenica affronterà il Cagliari.

I lariani restano invece fermi a 8 punti dopo aver giocato una buona partita. In avvio Conte non cambia rispetto a Monza e schiera Lukaku al centro dell’attacco con Politano e Kvara a supporto. Olivera a sinistra e McTominay da mezzala in un centrocampo a tre con Lobotka e Anguissa, Caprile in porta al posto dell’infortunato Meret. Mentre Fabregas risponde affidandosi a Cutrone in avanti, alle sue spalle il talento merengue di Nico Paz con Fadera e Strefezza. L’ex blaugrana Sergi Roberto a guidare il centrocampo.

Il Napoli parte a mille dopo neanche 30 secondi passa in vantaggio con Scott McTominay che sfrutta al meglio il taglio di Lukaku e con un preciso fendente trova il palo interno e il gol dell’1-0. Il Como risponde subito e al 6′ Strefezza con il destro manda la palla di poco a lato. Poi all’8′ ci prova Sergi Roberto senza fortuna. Il Napoli gestisce pallone e partita cercando di sfruttare le ripartenze di Politano e Kvara, ma la squadra di Fabregas manovra bene e si rende pericolosa con Nico Paz al 25′ con un tiro a giro. Al 32′ l’argentino va ad un passo dal pareggio: altra conclusione a giro di NIco Paz che si stampa sul palo e nega all’ex Real Madrid la gioia del gol.

La squadra di Conte arretra troppo il baricentro e al 43′ subisce il pari: Perrone serve Strefezza che calcia di potenza nell’angolino e supera Caprile per l’1-1. Ad inizio ripresa entra in campo un Napoli spronato da Conte negli spogliatoi e al 53′ arriva il nuovo vantaggio: errore in impostazione di Sergi Roberto che poi stende Olivera in area. Per l’arbitro Feliciani é penalty confermato dal Var. Sul dischetto va Lukaku. Conclusione centrale del belga ma Audero non ci arriva ed è 2-1. Il Como cerca con il possesso palla a tornare avanti in cerca del pari, ma il Napoli è pronto a ripartire e al 76′ Kvaratskhelia punta due avversari, rientra sul destro e conclude, ma Audero blocca. All’86’ il Napoli cala il tris: Lukaku serve in profondità Neres, da poco entrato, con una grandissima palla no-look per il brasiliano che, a tu per tu con Audero, segna la rete del definitivo 3-1. Al 95′ lo stesso Neres in contropiede si invola in area ma il portiere del Como gli nega la doppietta.

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Luna Rossa sconfitta, in America’s Cup va Ineos

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Luna Rossa è stata sconfitta nell’undicesima regata della finale della Louis Vuitton Cup, concedendo a Ineos Britannia (foto imagoeconomica) il punto decisivo del 7-4, per la vittoria nella Louis Vuitton Cup. Saranno dunque gli inglesi a contendere l’ America’s Cup ai detentori di Team New Zealand.

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Addio a Lea Pericoli, la ‘Divina’ del tennis italiano

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Il tennis italiano dice addio a Lea Pericoli, la Divina. Così l’aveva soprannominata Gianni Clerici, per l’eleganza che emanava in campo e nella vita. E ancor più oggi, nel giorno del lutto per la sua morte a 89 anni, riaffiora il ricordo delle sue tenute, un inno a grazia e bellezza: gonnelline in piume di struzzo, visone, petali di fiori. Capi firmati, che spesso meritavano la prima pagina quanto i successi sportivi. Ma con la racchetta tra le mani Lea si trasformava. Pioniera del tennis moderno non solo nell’abbigliamento, diventava tenace e combattiva. Nata il 22 marzo 1935 a Milano, era però cresciuta in Etiopia, dove si era trasferita a due anni con la mamma Jole, al seguito di papà Filippo, in Africa per lavoro.

E ad Addis Abeba aveva scoperto il tennis, su un campo fatto costruire dal padre. Tornata in Italia, lo sport non era la sua unica attività: lavorava come segretaria in una ditta di import-export a Milano. Nel suo palmares 27 titoli vinti ai Campionati italiani. Per ben quattro volte negli ottavi di finale nel singolare al Roland Garros, è poi arrivata in semifinale nel doppio e nel doppio misto. A Wimbledon per tre volte è entrata negli ottavi nel singolare, due volte nel doppio misto e una volta nei quarti nel doppio. Si era ritirata a 40 anni, dopo essere stata per un ventennio regina del tennis in Italia, alla cui diffusione e popolarità ha contribuito più di chiunque altro.

Lasciata la racchetta per la penna ed il microfono, aveva confermato la sua classe innata in ambito giornalistico segnalandosi per competenza, professionalità e buon gusto. In tv fu la prima donna a commentare una partita di tennis su Telemontecarlo. E scrisse per ‘Il Giornale’, dopo essere stata scoperta da Indro Montanelli. Appassionata giocatrice di golf, non va dimenticato il ruolo di testimonial nella lotta al cancro, nel quale l’aveva coinvolta Umberto Veronesi: malattia che aveva vissuto sulla propria pelle, e battuto. Nel 1973, sei mesi dopo l’operazione per un carcinoma, riconquistò il titolo italiano. Pericoli fu protagonista, tra gli anni ’55 e ’75, di un tennis ben lontano dai premi milionari di oggi, dove al massimo si poteva aspirare ad un invito e il viaggio pagato.

“Ma c’era tanta allegria, tanta voglia di vivere, di vincere e battere pure la fame” aveva ricordato in occasione degli 80 anni. E poi le sue famose tenute. Non negava di aver acquisito notorietà anche grazie a questi vestiti molto particolari, stravaganti. Consapevole, però, che non bisognava esagerare, soprattutto contro avversarie molto forti, “come Billie Jean King”, raccontava, perché “se perdi con un vestito un po’ ose’ la stampa ti crocifigge”. Alcune sue ‘mises’, disegnate dallo stilista inglese Ted Tinling, sono esposte nel Victoria and Albert Museum di Londra.

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