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Politica

Alta tensione su confronti tv, Calenda e Renzi all’attacco della Rai per ‘Porta a Porta’

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In vista delle elezioni del 25 settembre la Rai aveva preannunciato serafica due Serate speciali di confronti tra i leader politici, organizzate dal Tg1 e dalla direzione Approfondimento in onda il 7 e il 15 settembre. Ma mentre si discutono regole e partecipanti ancora tutti da stabilire, nel frattempo lo scontro duro si accende sull’appuntamento in prima serata a ridosso del voto prenotato da Bruno Vespa il 22 settembre. Che ci fosse lo speciale Porta a porta in quella data si sapeva ma oggi la bagarre esplode sulla rivelazione del Corriere della sera che definisce la serata come un faccia a faccia tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, i duellanti di questa fase elettorale pronti anche a confrontarsi il 12 sul sito dello stesso quotidiano milanese. ”Vogliono continuare questa stucchevole telenovela Sandra e Raimondo. Oggi scriveremo agli editori e ad Agcom. Accettare diktat da due dei quattro leader delle coalizioni e’ una violazione della parita’ di trattamento che i media offrono in ogni paese democratico”. Tuona il leader di Azione Carlo Calenda che chiede ”formalmente al Corriere e alla Raiofficialnews di organizzare un confronto a quattro e di non sottostare a richieste inaccettabili”. Gli fa eco l’alleato e leader Iv Matteo Renzi che fa i nomi dei quattro possibili invitati: ”Meloni, Letta, Calenda e Conte. Gli italiani hanno dovere di sapere tra M5s, terzo polo, Pd e alleati, e centrodestra chi e’ piu’ credibile”. Con loro si scatena tutto il terzo polo, con Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali e le Autonomie ed esponente di Azione. che sostiene che ”cio’ che serve all’Italia sono risposte concrete alla crisi. No ai teatrini’. Tanto che la redazione del programma interviene per cercare di chiarire la dinamica dell’appuntamento. ”Alla prima serata di Porta a porta di giovedi’ 22 settembre che ospitera’ il confronto di un’ora tra Enrico Letta e Giorgia Meloni moderato da Bruno Vespa sono stati invitati a partecipare anche Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio e Carlo Calenda. Ciascuno sara’ intervistato per mezz’ora con modalita’ da stabilire. Porta a Porta e’ pronta ad ospitare altri confronti nella stessa serata se ne maturassero le condizioni”. Ma la nota non placa gli animi anzi. Per il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, che aveva gia’ chiesto l’intervento del presidente della bicamerale Barachini: “Siamo di fronte ad una situazione senza precedenti”. Chiede l’intervento del Cda: ”altrimenti e’ doveroso e urgente che se ne occupi il presidente dell’Agcom Giacomo Lasorella”. Contestano anche i co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e Eleonora Evi e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, per i quali ”e’ evidente una palese violazione della par condicio se rimanesse questo schema”. Mentre +Europa lamenta l’assenza nell’elenco di Emma Bonino. Ma la strada fino al 22 settembre e’ ancora lunga. Lo stesso Bruno Vespa e’ pronto a ripartire dal 30 agosto: dal 5 settembre quattro appuntamenti settimanali, lunedi’ compreso. Dal 5 settembre su La7 riparte Otto e mezzo e la programmazione culminera’ con la maratona Mentana del 25/26 settembre che si concludera’ in satira con Propaganda live il 26. Sky Tg24 gia’ all’indomani dell’ufficializzazione della data delle elezioni, ha invitato tutti i leader di partito a misurarsi davanti alle telecamere, in base a un regolamento condiviso fra staff e redazione, in linea con i confronti Sky del passato. In molti hanno risposto ma ancora non e’ chiara la geografia degli appuntamenti che saranno condotti da Fabio Vitale e partiranno la prima settimana di settembre. Quanto a Mediaset anche loro si dicono disponibili ad ospitare il confronto tra i leader all’interno dei programmi di approfondimento anticipati e rafforzati in vista delle elezioni.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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