L’illegalità che pesa su commercio e pubblici esercizi risale ai massimi dopo il Covid. Da usura, estorsioni, e rapine all’abusivismo e la contraffazione, il costo per il settore (da una analisi sul 2023) è di 38,6 miliardi. Un macigno che mette a rischio 268 mila posti di lavoro regolari. Un consumatore su quattro (il 24,2%) ha acquistato un prodotto contraffatto o un servizio illegale. Emerge da un approfondimento in occasione della giornata della legalità di Confcommercio ‘Legalità, ci piace’. E’ stata l’undicesima edizione di una iniziativa “fatta – evidenzia il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – per respingere la solitudine degli imprenditori di fronte a fenomeni che talvolta sembrano sempre più grandi di loro ma che li coinvolgono fin nel più piccolo aspetto della loro esistenza”.
Secondo le stime dell’ufficio studi dell’associazione l’abusivismo commerciale costa 10,4 miliardi, l’abusivismo nella ristorazione pesa per 7,5 miliardi, la contraffazione per 4,8 miliardi, il taccheggio per 5,2 miliardi, la cyber criminalità per 3,8 miliardi. Altri costi dell’illegalità (ferimenti, assicurazioni, spese per proteggersi e difendersi) ammontano a 6,9 miliardi. L’usura resta il fenomeno criminale che gli imprenditori del terziario di mercato percepiscono come più in crescita (per il 24,4%), seguito da furti (23,5%), aggressioni e violenze (21,3%), vandalismo (21,1%). Di fronte a usura e racket il 62,1% degli imprenditori ritiene che si dovrebbe sporgere denuncia, il 27,1% dichiara che non saprebbe cosa fare. “Per avere un Paese competitivo e attrattivo deve essere sicuro”, sottolinea il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni: “Tocca allo Stato: rafforzando i presidi di legalità, rafforzando gli organici delle forze di polizia dopo scelte che in passato sono andate in direzione opposta. E con la prevenzione”; ma “è un tema non delegabile: ognuno deve fare la sua parte”, anche cittadini e imprese.
Lavoriamo “insieme per una comune battaglia” dice ai commercianti il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara che, intervenendo all’iniziativa, sottolinea “l’importanza della scuola”, a partire dall’educazione civica che deve insegnare “anche il valore dell’iniziativa economica, del lavoro, dell’impresa, della proprietà privata”. Bisogna costruire una “nuova cultura che deve partire dai giovani”, su rispetto e regole, ma serve – dice – anche che “la cattiva condotta venga sanzionata”, già nelle scuole: “Chi sbaglia paga, chi devasta beni pubblici deve rispondere di quello che fa”. Alle imprese il ministro propone “un protocollo” per portare nelle scuole “una testimonianza diretta”, perchè “ci sia consapevolezza su quanti danni arrecano abusivismo e contraffazione”.
Sul fronte della lotta alla contraffazione “la strategia repressiva della Guardia di Finanza – evidenzia il generale Rosario Massino, comandante delle unità speciali – non si limita a intercettare le partite di prodotti illegali ma anche e soprattutto a disarticolare le filiere del falso”, approvvigionamento, produzione, distribuzione, per “interrompere i canali di alimentazione del mercato illecito e le fonti di finanziamento delle organizzazioni criminali”: è un “approccio multilivello, tipico della polizia economico-finanziaria, che mira a ricostruire, oltre alle movimentazioni delle merci, anche l’origine e la destinazione dei flussi finanziari”. Non manca il supporto di tecnologie avanzate, da algoritmi e intelligenza artificiale a strumenti, per esempio, come “un link diretto” tra pattuglie impegnate in strada nei controlli e titolari dei marchi da tutelare, con la piattaforma della Guardia di Finanza ‘Siac, sistema informativo anticontraffazione’. “Legalità e sicurezza non sono mai un tema individuale, sono per eccellenza un’istanza collettiva”, sottolinea Carlo Sangalli: deve essere “una battaglia comune”.