La centrale nucleare di Zaporizhzhia e’ sempre piu’ esposta alla guerra, con il rischio di un disastro di proporzioni inimmaginabili. Il nuovo segnale di allarme e’ arrivato quando l’impianto si e’ disconnesso dalla rete elettrica ucraina, per la prima volta in 40 anni di attivita’. Tra le accuse reciproche di Mosca e Kiev di aver provocato l’incidente con i continui bombardamenti sulla zona. Il collegamento, dopo alcune ore, e’ stato ripristinato, ma gli esperti temono che di questo passo la sicurezza del sito possa venire compromessa. Zaporizhzhia e’ “totalmente scollegata”, ha annunciato Energoatom nel corso della giornata, spiegando che i “due reattori in funzione sono stati disconnessi dalla rete”. Ed anche se il sistema di sicurezza ha retto, l’ente nazionale per l’energia di Kiev ha puntato il dito sulle “azioni degli invasori”, i cui ripetuti attacchi hanno provocato degli incendi che hanno fatto saltare per due volte l’ultima linea di comunicazione con la rete. Altre tre linee di comunicazione erano state precedentemente danneggiate sempre dai russi. Dopo le operazioni di manutenzione, Energoatom ha fatto sapere che la linea elettrica era stata ripristinata. Diversa la versione dell’incidente da parte dei filo-russi che occupano la centrale da marzo. Il problema della disconnessione, in seguito risolto, e’ stato provocato dai “massicci bombardamenti ucraini” che hanno lasciato per diverse ore al buio gran parte delle regioni sotto controllo russo nelle province di Zaporizhzhia e Kherson. A questo punto la speranza, espressa dal direttore generale dell’Aiea Rafael Grossi, e’ che la sua agenzia possa ispezionare l’impianto “a giorni”. La preoccupazione maggiore e’ che i meccanismi di sicurezza possano saltare se l’impianto perdesse tutta la sua potenza. Per gli Usa, ha ribadito la Casa Bianca, l’unica soluzione e’ che Mosca smilitarizzi la centrale. Poco distante da Zaporizhzhia, nella regione di Dnipropetrovsk, le autorita’ ucraine hanno aggiornato il bilancio delle vittime del raid russo che ha colpito una stazione ferroviaria nel giorno dell’indipendenza. Almeno 25 morti, tra cui 2 bambini, e una trentina di feriti: una strage di civili, che ricorda quella alla stazione di Kramatorsk dello scorso aprile, condannata anche dagli Stati Uniti e dall’Ue. Secondo il ministero della Difesa di Mosca, invece, si e’ trattato di un attacco contro un treno diretto “verso zone di combattimento” nel Donbass, che ha ucciso oltre 200 militari ucraini. Da Kiev il presidente Volodymyr Zelensky, che proprio alla vigilia del 24 agosto aveva messo in guardia da possibili azioni “crudeli” da parte dei russi, ha continuato a tessere la sua tela con gli alleati occidentali. E dopo aver ricevuto il premier britannico Boris Johnson, ha accolto il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. Ringraziandolo per il sostegno fornito finora da Roma. In seguito, il programmato colloquio telefonico con Joe Biden, dopo il nuovo maxi pacchetto di aiuti militari Usa per 3 miliardi di dollari. Da Mosca Vladimir Putin ha risposto firmando un decreto per aumentare gli effettivi delle forze armate di 137.000 unita’ per arrivare a oltre 1.150.000, una crescita del 10%. Finora il conflitto e’ costato molto caro in termini di perdite per l’Armata. Funzionari occidentali stimano che almeno 70mila soldati russi siano stati uccisi o feriti in Ucraina. Lo zar, in questa sfida all’Ucraina ed ai suoi alleati Nato, puo’ contare anche sulla sempre piu’ stretta partnership con la Cina. Pechino ha comunicato che l’interscambio con Mosca tocchera’ un nuovo record quest’anno, e soprattutto si stanno ultimando i preparativi per le esercitazioni militari congiunte, dal 30 agosto al 5 settembre prossimi, a cui parteciperanno altri Paesi come India e Bielorussia. Su tutt’altra posizione si trovano i Paesi baltici, tra i piu’ strenui sostenitori della resistenza ucraina. A Riga e’ stato smantellato il memoriale della Vittoria sovietica contro i nazisti, monumento simbolo della Lettonia quando era ancora parte dell’Urss. Tra le proteste della numerosa comunita’ russa nel Paese. E’ l’Economist infine a tracciare un bilancio della guerra delle sanzioni, che purtroppo per l’Occidente non va come auspicato: dopo un primo momento di sbandamento, e’ l’analisi del settimanale britannico numeri alla mano, l’economia russa si e’ stabilizzata, il colpo del ko non c’e’ stato, “mentre in Europa la crisi energetica potrebbe innescare una recessione”.
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.