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Aggressione a scuola a Castellammare di Stabia: il caso della sexy chat e le accuse contro una docente

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Un episodio sconcertante ha sconvolto la scuola media “Catello Salvati” di Castellammare di Stabia, dove giovedì scorso un gruppo di circa trenta mamme ha fatto irruzione nell’istituto e aggredito un’insegnante di sostegno. Alla base dell’aggressione ci sarebbe una chat, denominata “La Saletta”, che coinvolgerebbe sei alunni e la docente.

Secondo l’accusa riportata in un esposto firmato da cinque genitori, nella chat sarebbero stati condivisi messaggi audio con allusioni sessuali esplicite. La vicenda, al vaglio della Procura di Torre Annunziata, apre interrogativi delicati sia sulle presunte molestie sia sulle dinamiche che hanno portato all’aggressione, avvenuta sotto gli occhi di studenti presenti nell’istituto.

Le accuse contro la docente e le indagini in corso

L’accusa contro l’insegnante è grave e complessa. L’esposto fa riferimento al presunto comportamento inappropriato della docente, ma al momento non è chiaro se la voce presente negli audio sia effettivamente quella dell’insegnante. Gli inquirenti stanno valutando l’autenticità del contenuto della chat, prendendo in considerazione anche la possibilità che possa essere stato manomesso o falsificato.

Ad aggravare la situazione, emergono elementi che potrebbero indicare una possibile ritorsione contro la docente. Due giorni prima dell’aggressione, la professoressa aveva infatti sorpreso un alunno di dodici anni a fumare nei bagni, fatto che aveva portato alla sua sospensione. Il ragazzo era tra i partecipanti alla chat incriminata.

In parallelo, la Procura sta indagando su episodi di hackeraggio dei profili social della docente e su minacce di morte ricevute sui social network negli ultimi mesi. Un quadro investigativo complesso che richiede verifiche approfondite prima di attribuire responsabilità.

Il contesto della violenza: la spedizione punitiva

Giovedì scorso, la tensione è sfociata in un’aggressione fisica all’interno dell’istituto. La docente, colpita duramente, ha riportato un grave trauma cranico diagnosticato dai medici. Attualmente è in malattia e potrebbe decidere di rinunciare al suo incarico.

L’episodio ha scatenato il timore tra il personale scolastico, portando la dirigente Donatella Ambrosio a richiedere un presidio fisso delle forze dell’ordine davanti alla scuola.

Durante il rientro a scuola ieri mattina, la tensione era palpabile. I carabinieri erano presenti, mentre alcuni genitori hanno affisso striscioni con messaggi come «Sì ai docenti no alla direzione» e «Tutela per i nostri figli, solidarietà alle mamme».

Le reazioni della comunità scolastica

La dirigente Ambrosio ha accolto gli ispettori dell’Ufficio scolastico regionale, giunti per valutare la situazione. Allo stesso tempo, molte mamme coinvolte nell’aggressione hanno difeso il loro gesto, sostenendo che la violenza fosse stata una risposta a una presunta mancanza di tutela verso i loro figli.

Al centro della vicenda c’è anche Teresa Manzi, una delle mamme che ha pubblicato un post su Facebook diventato virale. «Ci hanno chiamato camorriste, ma la verità è diversa», ha dichiarato.

La posizione dell’istituto

La docente aggredita non ha rilasciato dichiarazioni, mentre la professoressa responsabile del plesso, Teresa Esposito, ha sottolineato la necessità di lasciar fare il proprio corso alla giustizia: «Facciamo fare il suo corso alla giustizia. Non alla giustizia sommaria».

Conclusione

Questo episodio mette in luce non solo una frattura tra genitori e corpo docente, ma anche la pericolosa deriva verso forme di giustizia fai da te. La vicenda resta al centro di un’indagine complessa che mira a chiarire la verità e a garantire un ambiente sicuro e rispettoso per studenti, genitori e insegnanti.

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Esplosione a Ercolano, si ipotizzano omicidio e disastro colposi

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Si ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo e di disastro colposo nelle indagini sull’esplosione di una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio che ieri ha causato la morte di tre giovani, un 18enne, che lascia un bimbo di 4 mesi, e di due gemelle di 26 anni. Secondo quanto si è appreso l’onda d’urto ha proiettato il corpo del 18enne a decine di metri dal luogo dell’esplosione: la salma è stata recuperata e poi trasferita al secondo policlinico di Napoli dove verrà sottoposto a esame autoptico.

Oggi dovrebbero essere recuperate le salme delle altre due vittime: ieri, infatti, si è resa necessaria la sospensione dei lavori per il timore di altri scoppi visto che l’area era disseminata di polvere pirica e botti inesplosi. Identificato, nel frattempo, dai carabinieri il proprietario dell’immobile che era stato adibito abusivamente alla produzione e al confezionamento dei fuochi d’artificio: si tratta di un 38enne che, accompagnato dal suo avvocato non ha voluto rilasciare dichiarazioni agli inquirenti. La sua posizione ora è al vaglio del sostituto procuratore di Napoli Vincenzo Toscano. Intanto i militari sono al lavoro per fare luce sulle cause della deflagrazione: al momento non ci sono certezze su come si sia innescato lo scoppio. L’area, già da ieri, per motivi di sicurezza è interdetta al passaggio dei veicoli e delle persone. Nelle prossime ore è prevista la bonifica da parte degli artificieri dell’arma dei carabinieri mentre i vigili del fuoco procederanno alla rimozione delle macerie. Successivamente si procederà alla messa in sicurezza della zona.

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Operazione “Zamek”: smantellata un’organizzazione criminale internazionale dedita al contrabbando di tabacco

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L’hanno chiamata operazione ”Zamek” : è stata disarticolata un’organizzazione criminale internazionale composta da oltre 50 membri, attiva nel contrabbando di tabacchi lavorati. L’operazione ha portato al sequestro di fabbriche clandestine a Bergamo e in diversi Paesi europei, nonché di oltre 50 tonnellate di tabacco che avrebbero fruttato circa 13 milioni di euro sul mercato.

Gli arresti, le perquisizioni e i sequestri sono in corso in numerosi Stati europei e mirano a smantellare una rete criminale transnazionale composta principalmente da individui originari dell’Est Europa, tra cui ucraini, moldavi e rumeni. La banda è accusata di produzione e traffico di sigarette di contrabbando, un’attività illecita che aveva ormai assunto proporzioni industriali.

L’indagine, durata oltre un anno, è stata coordinata da una Squadra Investigativa Comune (SIC) costituita con il supporto di Eurojust e composta dalle autorità giudiziarie di Francia, Italia e Polonia. A questa si è affiancata un’Operational Task Force istituita presso Europol, che ha coinvolto le forze di polizia di undici Paesi: Italia, Francia, Polonia, Belgio, Bulgaria, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania e Paesi Bassi.

In Italia, le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza e dall’Arma dei Carabinieri di Bergamo, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Bergamo. Le autorità italiane hanno collaborato strettamente con i partner europei, partecipando a numerose riunioni operative presso la sede di Eurojust ed Europol a L’Aja.

Grazie a questa sinergia internazionale, gli investigatori sono riusciti a ricostruire i flussi economici e logistici del traffico di tabacco. Una volta introdotto in Europa, il prodotto veniva trasferito su autoarticolati verso fabbriche clandestine dislocate in diversi Paesi, dove veniva lavorato e distribuito illegalmente.
Le autorità giudiziarie francesi e polacche hanno emesso specifici mandati di arresto europeo nei confronti dei principali sospettati, che risultano in continuo movimento tra i vari Paesi per gestire le attività dell’organizzazione.

Va sottolineato che l’indagine è ancora in corso e si trova nella fase preliminare. Le responsabilità dei soggetti coinvolti saranno accertate solo al termine del procedimento giudiziario, qualora venga emessa una sentenza definitiva di condanna.

Ulteriori dettagli sull’operazione saranno resi noti al completamento delle attività in corso, che stanno coinvolgendo diverse province italiane ed europee.

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Kiev, ‘mille giorni di guerra su fronte di mille chilometri’

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Il comandante in capo delle forze armate ucraine, generale Oleksandr Syrskyi, sottolinea che da mille giorni è in corso una battaglia estremamente difficile e feroce per il futuro dell’Ucraina.Come riportato da Ukrinform, lo si legge sulla pagina Facebook del comandante in capo. “1.000 giorni di guerra su vasta scala. 1.000 giorni di battaglia estremamente difficile e feroce per la nostra esistenza. Per il futuro dell’Ucraina e di ciascuno di noi. 1.000 giorni in cui le forze armate ucraine affrontano il nemico su un fronte che si estende per oltre 1.000 chilometri “, ha detto Sirskyi.

Secondo il generale, “nelle trincee ghiacciate della regione di Donetsk e nelle steppe infuocate della regione di Kherson, sotto le granate, la grandine e il fuoco della contraerea, stiamo lottando per il diritto alla vita. Noi e i nostri figli”. “1000 giorni di vittorie e sconfitte. 1000 giorni di distruzione del nemico. Centinaia di migliaia di invasori non profaneranno più la nostra terra, decine di migliaia di equipaggiamenti nemici non distruggeranno mai le nostre case”, ha sottolineato. Come dichiarò il comandante in capo, “ogni notte oscura, anche se ce ne sono mille, finisce sempre con un’alba. E un giorno sarà l’alba della nostra Vittoria”. Syrskyi ha espresso la sua gratitudine a tutti coloro che lottano e aiutano. “Memoria eterna per tutti coloro che sono morti in questa guerra”, ha sottolineato il generale.

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