Erano partiti da Ancona per trainare fino a Durazzo un motopontone che doveva svolgere lavori nel porto albanese. A meta’ strada, pero’, nel cuore del mare Adriatico, a circa 50 miglia dalla costa di Bari, in acque internazionali, il rimorchiatore su cui viaggiavano ha iniziato a imbarcare acqua e in pochi minuti e’ affondato. A cinque componenti dell’equipaggio, due marchigiani, due pugliesi e un tunisino, di eta’ compresa tra i 58 e i 65 anni, le onde alte fino a due metri e mezzo non hanno lasciato scampo: tre stati ritrovati morti dopo ore di ricerche e altri due risultano ancora dispersi. Le probabilita’ che siano vivi sono quasi nulle. Unico superstite, recuperato nella notte in mare da un mercantile croato dirottato sul luogo del naufragio dalla Capitaneria di Porto di Bari, e’ il comandante, il 63enne siciliano Giuseppe Petralia, trasferito a Bari e ricoverato in ospedale in stato di shock. Per tutta la notte e il giorno le motovedette e i mezzi aerei di Capitaneria, Guardia di Finanza, Aeronautica e Marina, in collaborazione con le autorita’ croate, hanno pattugliato l’area dell’affondamento, in condizioni proibitive a causa del forte vento. In mattinata sono state recuperate le prime tre salme, arriveranno in serata nell’istituto di medicina legale di Bari. All’approdo al molo San Cataldo, ad attenderle c’erano gli uomini della Guardia costiera, i medici legali e un marinaio che in passato spesso ha viaggiato con quell’equipaggio e che ha fatto una preidentificazione dei corpi. Tocchera’ ai famigliari, dall’alba in attesa di notizie dei loro cari, il riconoscimento ufficiale. Nei prossimi giorni, poi, la Procura di Bari, che indaga sulla vicenda, valutera’ se disporre l’autopsia. Il procuratore Roberto Rossi e la sostituta Luisiana Di Vittorio hanno aperto un fascicolo, per il momento a carico di ignoti, ipotizzando i reati di naufragio e omicidio colposo plurimo. La dinamica dell’incidente, che sara’ accertata dagli uomini della Capitaneria di Porto, e’ ancora tutta da accertare. Non si esclude che si sia trattato di un cedimento strutturale, di un’avaria o dell’impatto con qualcosa in mare, magari con lo stesso pontone che stavano rimorchiando, spinto dal mare forza 5. Sara’ difficile recuperare la scatola nera dal relitto del rimorchiatore, dal momento che in quel tratto di mare il fondale ha una profondita’ di mille metri. Le prime informazioni sulla ricostruzione dei fatti potranno arrivare dai testimoni oculari: il comandante e poi le undici persone a bordo del pontone. Sono state loro a segnalare l’affondamento, alle 21 di ieri. “Verosimilmente – ha spiegato l’ammiraglio Vincenzo Leone, comandante regionale Guardia Costiera Puglia – la repentinita’ dell’affondamento non ha consentito all’equipaggio di utilizzare i mezzi di salvataggio” e non ha dato loro neanche il tempo di lanciare l’allarme. L’intero equipaggio del motopontone e lo stesso mezzo, finito alla deriva dopo l’affondamento del rimorchiatore e aver reciso i cavi per non essere risucchiato, sono in queste ore in viaggio verso Bari, dove arriveranno all’alba di domani. Intanto, su delega della Procura, gli investigatori stanno anche verificando l’eventuale inquinamento dovuto allo sversamento in mare di carburante. “Il rimorchiatore – ha spiegato l’ammiraglio Leone – ha a bordo casse di combustibile piene. Speriamo che alla tragedia delle persone non si aggiunga anche una emergenza di inquinamento ambientale”. Una tragedia che, ancora una volta, solleva il tema della sicurezza sul lavoro, con le organizzazioni sindacali dei trasporti Filt Cgil -Fit Cisl- Uiltrasporti Marche che annunciano domani 4 ore di sciopero dei rimorchiatori, evidenziando che “il lavoro del marittimo-portuale e’ molto rischioso e attiene anche alla disciplina della sicurezza della navigazione”.