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Cronache

Affari, amicizie politiche e riti di affiliazione al clan dei casalesi: la video testimonianza dell’ex padrino Antonio Iovine. Zagaria, il boss irriducibile: tutela i suoi affari

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Il clan dei Casalesi è stato forse sconfitto militarmente. Non è però mai stato reciso il legame d’affare tra i boss (alcuni in cella al 41 bis sepolti da ergastoli) e i colletti e doppiopetti bianchi che ancora sono in giro, fanno gli imprenditori, i prenditori, i politici, i capitani d’industria e altro nella bella società italiana. Alcuni ex padrini (Nicola Schiavone o meglio ancora Antonio Iovine detto o Ninno) hanno riempito migliaia di pagine di verbali di accuse. La domanda più semplice era ed è: che cosa è stato fatto? Che cosa è stato accertato delle mille e mille accuse mosse da questi pentiti o collaboratori di giustizia a politici, imprenditori, gruppi imprenditoriali? Che cosa abbiamo capito della metanizzazione al Sud? E potremmo andare avanti all’infinito. Nel frattempo che dalle dichiarazioni dei pentiti ne esca fuori qualcosa di buono, c’è chi prova a distruggerne la credibilità. L’ultimo che ci ha provato è, udite udite, Michele Zagaria ovvero l’ultimo capo dei capi dei Casalesi, scovato anche lui, come tutti gli altri presunti padrini che seminano terrore, nascosto come un topo di fogna sotto terra. Che cosa dice Zagaria, nelle sue follie?

L’arresto di Francesco Schiavone. Nella foto il boss portato in cella dagli 007 della Dia, in fondo l’uomo con i baffi è il questore sbirro Guido Longo

Che Iovine “è un falso pentito…dice solo quello che gli fa comodo” così  Zagaria, dal carcere di Milano-Opera, dov’è ristretto in regime di carcere duro, dipinge Antonio Iovine, che con lui e Francesco “Sandokan” Schiavone, sono stati per anni al vertice della federazione mafiosa casalese.

Zagaria non intende  collaborare con la giustizia ma di Iovine sostiene che lo ha fatto e lo fa per suo tornaconto personale.”Non si è mai accusato di 5 omicidi e non ha restituito il denaro frutto dell’attività malavitosa” dice Zagaria dal carcere di Milano “Non ammette di avere intascato una tangente da un miliardo e 300 milioni di lire, – dice l’ex boss – che poi reinvestì nelle attività di un polo calzaturiero”.

Michele Zagaria. È stato il boss che dopo aver perso le elezioni a Casal di Principe vinte da Renato Natale (persona perbene), rimediò facendolo cadere

 

 

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Scarcerato imprenditore che accusa Psoe di tangenti: ho prove

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L’imprenditore Victor de Aldama, imputato nel cosiddetto ‘caso Koldo’ sulle presunte tangenti nei contratti milionari per le mascherine durante la pandemia di Covid, ha lasciato questa sera il carcere madrileno di Soto del Real, dov’era detenuto per un’altra inchiesta relativa a una frode di idrocarburi. Del Aldama è stato scarcerato dopo aver ammesso oggi davanti al giudice istruttore del caso Koldo di aver pagato commissioni per 250.000 euro all’ex ministro di Trasporti, José Luis Abalos, e per 100.000 euro a Koldo Garcia, consulente di Abalos, per la compravendita di mascherine nel peggiore periodo della pandemia.

Ha denunciato anche di aver pagato 15.000 euro al numero 3 del Psoe, l’ex responsabile di organizzazione, Dantos Cerdan, che lo ha negato e ha negato di conoscerlo. In dichiarazioni ai cronisti fuori dal centro penitenziario, de Aldama ha fatto riferimento alle sue affermazioni riguardo al presidente del governo, Pedro Sanchez, che – a suo dire – aveva voluto conoscerlo per ringraziarlo di quanto aveva fatto a favore di imprenditori spagnoli in Messico. “Mi ha chiamato delinquente e personaggio” ha detto l’imprenditore riguardo al premier, che oggi ha definito “totalmente false” le accuse.

“Quante prove vuole, non deve preoccuparsi il signor Sanchez, avrà prove di tutto quello che è stato detto”, ha aggiunto. E, alla domanda se l’incontro con il premier, documentato in una foto pubblicata il 3 novembre dal quotidiano El Mundo, fosse stato fortuito, ha replicato: “Naturalmente non lo era”. L’imprenditore è indagato in due diverse inchieste in capo al tribunale dell’Audiencia Nacional: una presunta truffa di idrocarburi, per la quale fino a oggi è stato in carcere preventivo; e il così detto ‘caso Koldo’ per i contratti pubblici milionari per la fornitura di mascherine durante la pandemia.

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Cronache

Dati rubati: Del Vecchio jr: ho chiarito la mia posizione

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“Sono soddisfatto dell’interrogatorio in quanto ho potuto chiarire la mia posizione. Auspico che la giustizia faccia il suo corso e che il prima possibile venga richiesta l’archiviazione dell’inchiesta a mio carico per l’insussistenza dei reati contestati”. Lo ha dichiarato dichiarato Leonardo Maria Del Vecchio al termine dell’interrogatorio reso ai pm della Dda di Milano e della Dna, nell’ambito dell’indagine su una presunta rete di cyber spie che ruotava attorno alla Equalize, e nel quele è indagato. L’imprenditore aveva chiesto di essere interrogato per chiarire e difendersi dalle accuse,

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Femminicidio di Francesca Deidda a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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