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Musica

Addio a Kris Kristofferson, famoso artista country e attore

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E’ morto a 88 anni Kris Kristofferson, diventato uno dei cantautori americani più influenti del suo tempo con brani come “Me and Bobby McGee”, oltre ad essere stato un attore di successo. Lo ha reso noto la famiglia, secondo cui l’artista si e’ spento serenamente nella sua casa a Maui, Hawaii, circondato dai propri cari. Non è pero’ stata indicata la causa della morte. Kristofferson soffriva di perdita di memoria da quando aveva circa 70 anni. Secondo molti era un uomo rinascimentale, con vari interessi: un atleta con una sensibilità da poeta, un ex ufficiale dell’esercito e pilota di elicotteri, uno beneficiario della prestigiosa scholarship Rhodes che accettò un lavoro come custode, mossa che si rivelò brillante per la sua carriera. Kristofferson si affermò inizialmente nel mondo della musica come autore di canzoni nella capitale della musica country, Nashville, scrivendo successi come “Help Me Make It Through the Night” (vincitore di un Grammy award), “For the Good Times” e la struggente hit n. 1 di Janis Joplin, sua ex fidanzata, “Me and Bobby McGee”. All’inizio degli anni ’70 divenne noto come interprete con una voce da baritono ruvido e non raffinato, oltre a essere un attore molto richiesto, recitando in particolare al fianco di Barbra Streisand in “È nata una stella”, uno dei film più popolari del 1976.

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Musica

David Gilmour al Circo Massimo, tra passato e presente

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L’incontro tra passato e presente. Tra ciò che è stato e ciò che è. David Gilmour è tornato sul palco dopo otto anni e lo ha fatto portando i brani del suo ultimo album appena uscito (il 6 settembre), Luck and Strange, mescolandoli con quelli della storia leggendaria dei Pink Floyd. Dopo le due anteprime a Brighton, in Gran Bretagna, il chitarrista britannico ha dato il via da Roma al tour mondiale, con la prima delle sei serate in programma al Circo Massimo (poi 28 e 29 settembre, 1, 2 e 3 ottobre, unici spettacoli nell’Europa continentale), davanti a 15mila persone – altrettante sono attese per ciascuna delle altre serate – rigorosamente sedute nell’arena appositamente costruita per l’occasione. “Buona sera”, ha salutato in italiano il 78enne artista che ha imbracciato la sua chitarra per quasi tre ore di show (con pausa di mezz’ora annessa), uno spettacolo di luci, laser e fumogeni colorati, dove la musica è stata la regina incontrastata tra assoli di chitarra e un solido impianto strumentale a sostenere il tutto. Un concerto che strizza l’occhio alla nostalgia, senza farsene però ingabbiare e senza compiacimento verso un passato che pure esiste.

L’apertura è affidata a 5 A.M. tratto da Rattle That Lock, mentre la chiusura è un omaggio alla sua vecchia band con Comfortably Numb. Nel mezzo 60 anni di storia. Sei le canzoni soliste di Gilmour che hanno visto il loro debutto dal vivo: Luck and Strange, Black Cat, The Piper’s Call, Dark and Velvet Nights, Scattered e la sua cover di Between Two Points dei Montgolfier Brothers, che canta insieme alla figlia 22enne Romany (“Ho dimenticato qualcuno?”, scherza quando la presenta insieme al resto della band). Poi pesca a piene mani dal repertorio dei Pink Floyd, dall’immancabile Wish you were here a Sorrow, passando per Fat Old Sun e Marooned che non entrava in scaletta dal 2004.

Ma altri brani mancavano da tempo, come Breathe (In The Air) (da The Dark Side Of The Moon e A Great Day For Freedom (contenuto in The Division Bell come Marooned). Tra i brani iconici dei Pink Floyd fa capolino anche Time. Dietro di lui, uno schermo circolare rimanda immagini e luci. Su High Hopes i palloni che compaiono nel visual si materializzano come una magia sulle teste del pubblico. Gilmour ringrazia più volte il pubblico durante la serata (“Thank you, Thank you indeed”) e anche la città che lo ospita (“Che bella serata qui a Roma”), tra gli applausi dei presenti, tra i quali anche Sabrina Ferilli e il musicista Phil Palmer. Sul bis, la compostezza dei posti a sedere apre la strada alla corsa sotto palco dei 15mila. Dopo Roma, Gilmour suonerà a Londra e Los Angeles, con la band composta da Guy Pratt al basso, Greg Phillinganes e Rob Gentry alle tastiere, Adam Betts alla batteria, Ben Worsley alla chitarra e Louise Marshall insieme a Hattie e Charley Webb alle voci.

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Musica

La nuova vita di Damiano David, esce Silverlines

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L’attesa è finita. Dopo gli indizi lasciati nei giorni scorsi sui social, come briciole di pane seminate da Pollicino, Damiano David ha pubblicato all’1 di questa notte, il suo primo singolo da solista, Silverlines. “Mi chiamo Damiano David. Sono nato nel 1999 a Roma, Italia. Amo la musica, l’arte e le donne. Amo la sensazione di indossare bei vestiti e l’odore di un buon profumo. Nella mia vita sono stato un ladro, un bugiardo, un amante, un trasformista. Ho viaggiato in tutto il mondo per trovare la mia voce, per poi finire dove tutto è iniziato. Mi chiamo Damiano David. E oggi è il primo giorno della mia vita”, aveva detto in un video nei giorni scorsi, annunciando il suo progetto lontano dai Maneskin, con i quali ha raggiunto fama e successo ben oltre i confini nazionali. Con l’arrivo di Silverlines, la sua nuova vita (quantomeno quella artistica) ha davvero inizio.

Chi si aspettava un Damiano nella linea segnata con la band romana, potrebbe rimanere sorpreso, se non spiazzato. Il cambio di registro non è solo nel look, con l’addio ai costumi eccessivi, trasgressivi e gender fluid ai quali ci aveva abituato con la band romana, a favore di un outfit da uomo più maturo, giacca e pantaloni morbidi, canotta da latin lover a ricordare il cinema che fu, abbinati a baffetti e capelli impomatati. Il cambio è anche stilistico. Silverlines (Sony Music Italy/Arista Records), 3 minuti e 42 secondi nella versione lunga, rigorosamente in inglese, parte con una gracchiante trasmissione via radio per poi lasciare spazio alla voce potente e avvolgente di Damiano, accompagnata solo da un pianoforte, dal forte impatto emotivo.

Il brano è frutto della collaborazione con il cantautore e produttore inglese Labrinth, che ne ha curato anche la riuscita produzione. “I feel / sorrow no more / the calm / after the storm / and peace belongs to me” (Non sento più dolore, la calma dopo la tempesta e la pace mi appartiene), canta l’artista che anche nel testo, intimo e poetico, sembra rivendicare una maturità e una consapevolezza non più da ragazzo ma da uomo adulto. “Look at those light rays / No dark days anymore” (Guarda quei raggi luminosi, non più giorni bui). Immagini e sensazioni che riportano a un mondo onirico e cinematografico, assecondato anche dal video ufficiale, diretto dal duo Nono + Rodrigo.

Silverlines è il primo tassello, il biglietto da visita di un progetto più ampio cui sta lavorando l’artista 25enne, che dalle strade di Roma, dove ha iniziato il suo percorso insieme ai compagni di band Victoria, Ethan e Thomas, è arrivato al successo internazionale, passando con i Maneskin dalla partecipazione a X Factor alla vittoria al festival di Sanremo e all’Eurovision Song Contest all’affermazione sulla scena musicale mondiale. Silverlines è il primo passo di una nuova strada che però, è stato più volte ribadito, non è un addio alla band, ma frutto della necessità di esprimere una parte più personale e intima di sé. E allora non resta che dire arrivederci a presto a Damiano dei Maneskin e intanto dare il benvenuto a Damiano David.

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Cultura

La scena techno napoletana in lutto: addio a Rino Cerrone, maestro e pioniere della musica elettronica

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Il mondo della techno napoletana ha perso uno dei suoi padri fondatori, Rino Cerrone (nella foto a sx assieme a Capriati) , scomparso all’età di 52 anni. Il celebre produttore e DJ, considerato una leggenda nel panorama internazionale del nightclubbing, ha lasciato un segno indelebile nella scena musicale. Joseph Capriati, uno dei suoi più noti discepoli, ha espresso il proprio dolore sui social, ricordando Cerrone come un maestro e un amico, capace di supportarlo nei momenti difficili e di insegnargli tutto sulla musica.

L’eredità musicale di Rino Cerrone

Cerrone, nato nel 1972, ha influenzato generazioni di DJ, tra cui Marco Carola, Danilo Vigorito, Markantonio e lo stesso Capriati. Insieme, questi artisti hanno proiettato la scena techno napoletana sul palcoscenico internazionale. I set di Cerrone erano caratterizzati da una fusione unica di techno e progressive, con sonorità che mescolavano la precisione della techno tedesca, la magniloquenza di quella svedese e l’energia del rave londinese. Il suo stile, pur complesso, aveva radici profonde nella cultura partenopea, con un approccio che riusciva a fondere ritmi serrati ed eleganza.

Una carriera globale, ma con il cuore a Napoli

Durante la sua carriera, Cerrone ha girato il mondo, suonando a Berlino, Amsterdam, Giappone e Sudamerica. Nonostante il suo successo internazionale, ha sempre mantenuto un legame speciale con Napoli, partecipando regolarmente a eventi locali. La sua techno era apprezzata per la sua raffinatezza e la capacità di coinvolgere il pubblico con un ritmo travolgente e una tecnica impeccabile, come dimostrato dai suoi set con tre piatti che sfumavano i confini tra i generi.

Il rapporto speciale con Joseph Capriati

Il legame tra Joseph Capriati e Cerrone era quello di un fratello maggiore e maestro. Capriati ha ricordato come da giovane lo considerasse un idolo, aspettando ore solo per assistere alle sue performance all’Old River. Il loro legame si è trasformato in una profonda amicizia, con Cerrone sempre pronto a offrire supporto e consigli, tanto da diventare una figura di riferimento nella vita e nella carriera di Capriati.

Il lutto nella club culture

La scomparsa di Cerrone ha lasciato un vuoto enorme nella scena della club culture. Mentre il dolore è palpabile tra i colleghi e fan, il ricordo della sua musica e della sua persona continuerà a vivere, come desiderava lo stesso Cerrone. Nonostante la tristezza, è probabile che i fan lo onoreranno facendo ciò che lui amava di più: ballare.

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