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Addio a 15enne suicida. Il padre nega nozze combinate

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Ultimo saluto oggi alla camera mortuaria di Ancona alla 15enne bengalese morta nei giorni scorsi ad Ancona dopo un volo dal terzo piano della casa dove abitava con la famiglia: i genitori, una sorella grande a sua volta con marito e figli piccoli, e un fratello grande. Per quel decesso la Procura di Ancona ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio a carico del padre, operaio in un cantiere navale della città. Il sospetto è che dietro a quel gesto estremo ci fosse da parte dell’adolescente la paura di un matrimonio combinato nel paese d’origine, il Bangladesh. Oggi però la famiglia si è trovata disperata ad assistere ad un breve rito per l’estremo saluto alla ragazzina. In mattinata, alle 9.30 è stato lavato il corpo da un imam donna, perché solo una donna può vederne un’altra nuda. Alle 11 tutti si sono girati verso la Mecca, in fila, schierati, fuori dall’obitorio e hanno detto una breve preghiera durata meno di un minuto, “una sorta di saluto per la morte, per il bene di Allah” è stato spiegato ai giornalisti. Poi sono entrate la mamma e la sorella maggiore, insieme ad una altra donna, tutte con il velo.

Quando sono uscite la mamma, abbracciata al figlio, urlava. E’ uscito il padre, sorretto da due amici, molto scosso. All’esterno dell’obitorio si è raccolto un centinaio di persone, soprattutto bengalesi, pochi gli italiani. Il fratello si è rivolto con durezza ai giornalisti: “Non sappiamo nemmeno noi cosa è successo e vogliamo la verità. Nella nostra comunità – ha incalzato – c’è anche gente cattiva, che ha detto cose brutte di mio padre, non sono belle persone quelle. La Procura indaga sì, ma poi bisogna vedere se è vero quello che dicono. Se non è vero, cosa succede?”. Poi ha ceduto: “Per noi ora è il momento del dolore, che non auguriamo a nessuno di provare, nemmeno al nostro peggiore nemico”. Intercettato ieri da alcuni giornalisti, il padre ha negato che ci fosse un’ipotesi di nozze combinate. “Non è vero – ha detto -, mia figlia era troppo giovane per sposarsi, era poco più di una bambina”. Eppure del caso si erano occupati nei mesi scorsi la Procura minorile e i servizi sociali del Comune di Ancona.

La ragazzina che all’epoca frequentava la terza media si era confidata con un’insegnante: temeva che la facessero sposare contro la sua volontà e che la facessero smettere di studiare. La Procura dei minori delle Marche aveva disposto il divieto di espatrio per l’adolescente e i servizi sociali avevano attivato un percorso con un consultorio familiare per valutare l’idoneità dei genitori ad esercitare la potestà genitoriale. Il padre in particolare si era mostrato molto collaborativo e il percorso si era concluso positivamente, con la 15enne che si era iscritta al primo anno di un istituto professionale: sognava di occuparsi di moda. Invece il suo feretro partirà in aereo da Roma per il Bangladesh martedì. Oggi insieme ai familiari c’era anche il legale del padre, l’avvocato Jacopo Casini Ropa. “Non c’erano particolari tensioni in casa, è una famiglia allargata e non c’era una situazione di particolare tensione – ha osservato -. Nemmeno loro si capacitano di quanto successo. Oggi questa ragazzina è figlia di tutti, in un momento di grande dolore”.

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Non solo sciolti per mafia, ipotesi tutor per i Comuni

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Un delicato equilibrio tra il rispetto del voto dei cittadini e la gravità dell’infiltrazione criminale. Questo il tema che oggi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha portato all’attenzione dell’Anci, lanciando la proposta di rimodulare l’articolo del testo unico sugli enti locali sullo scioglimento delle amministrazioni ‘sospette’. L’idea del titolare del Viminale è quella di creare una nuova figura, una sorta di tutor, che possa intervenire nelle situazioni meno gravi e complesse evitando quindi lo scioglimento del Comune, provvedimento “lacerante e doloroso”, come ha spiegato lui stesso all’assemblea dei sindaci riunita a Torino. Ma non solo, Piantedosi ha anche confermato l’intenzione del governo di voler ripristinare le Province, con l’elezione diretta e la rimodulazione delle competenze. “La cosiddetta abolizione si è rivelata fallimentare – ha detto – pensiamo ad un un passo indietro”. Il focus dell’intervista che oggi ha visto protagonista il ministro dell’Interno è stato quello della riforma del Tuel, un testo che – ha detto lo stesso Piantedosi – “ha ormai un quarto di secolo di vita”.

“Credo – ha ribadito – che ci sia un unanime convincimento che la riforma sia indispensabile e necessaria”. Tra le “questioni da limare” ci sarebbe proprio quella delle province, un tema che già dal suo insediamento anche il ministro per l’Autonomia, Roberto Calderoli, aveva fortemente rilanciato. “Noi – le parole di Piantedosi – cercheremo di condividere questa ipotesi di riforma con tutte le parti politiche, compresa l’attuale opposizione”. La revisione del testo, inoltre, potrebbe prevedere anche novità sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazioni mafiose, previsto dall’articolo 143. “L’esperienza pratica ci ha insegnato” che è meglio mettere “nel sistema qualcosa in mezzo tra scioglimento e non scioglimento, come misure di affiancamento, una sorta di commissariamento”.

“Nessuno – ha sottolineato il titolare del Viminale – immagina di poter arretrare rispetto ai presidi di legalità. Ma è sempre lacerante e doloroso il fatto che ci siano misure molto forti che incidono sui principi democratici. Bisogna cercare una ulteriore forma di equilibrio tra mantenimento dell’esito dei circuiti democratici e il presidio di legalità”. Prima di lasciare il palco, il ministro è tornato a ribadire la volontà del governo di spingere sulla videosorveglianza nella città. “Vorremmo creare un paniere di risorse economiche per implementare e aggiornare i sistemi – ha concluso -. Non è che ci piace il Grande Fratello, ma i dati ci dicono che più del 50% dei reati che viene scoperto si avvale di strumenti di indagine legati alla videosorveglianza. Andiamo incontro all’intelligenza artificiale, è illusorio pensare che la privacy possa frenare le enormi potenzialità che questi sistemi danno. Credo che la soluzione sia nell’avere fiducia nelle istituzioni”.

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Porno attore italo-egiziano arrestato in Egitto, la preoccuoazione della mamma in Italia

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Del figlio non sa più nulla dal 10 novembre scorso, dal giorno dopo un arresto al Cairo dai contorni tutti da chiarire. E’ la vicenda che riguarda Elanain Sharif, 44enne nato in Egitto ma cittadino italiano, di cui la madre dice di avere perso le tracce dopo che è stato fermato dalle autorità egiziane al suo arrivo dall’Italia. Un caso seguito con la “massima attenzione” dalla Farnesina dopo la denuncia della donna che era col figlio al momento del fermo. L’uomo si troverebbe, comunque, in una struttura nota anche alle autorità italiane. La madre avrebbe appurato che si trova nel carcere di Alessandria d’Egitto.

Sharif e la madre erano atterrati al Cairo provenienti dall’Umbria. L’uomo vive, infatti, da alcuni anni a Terni mentre la madre è residente a Foligno ed è sposata con un italiano. “E’ una vicenda che inevitabilmente ci riporta ai casi di Regeni e Zaky – afferma l’avvocato Alessandro Russo, legale della famiglia -. Sono andati al Cairo dove hanno un appartamento, erano lì per commissioni come avevano fatto tante altre volte ma appena arrivato è stato bloccato e gli hanno sequestrato il passaporto italiano”. Su punto a quanto si apprende, essendo anche cittadino italiano, Sharif aveva scelto di rientrare in Egitto col passaporto egiziano, e anche per questo è stata più lenta la procedura per una visita consolare. Sui motivi dell’arresto gli elementi sono al momento pochi. “Ciò che ha portato all’arresto non è chiaro, si tratterebbe di qualcosa legato a contenuti su Facebook ma non abbiamo capo di imputazione”, dice l’avvocato. Sharif lavora nell’industria del porno (è noto come Sheri Taliani) e questo potrebbe essere il motivo dell’arresto e in particolare l’avere diffuso immagini vietate dalle leggi egiziane.

“In aeroporto è stato tenuto a lungo negli uffici della polizia e poi la madre lo ha visto uscire con le manette ai polsi – aggiunge – Le procedure di arresto sono state effettuate utilizzando solo il passaporto egiziano, quello dell’Italia gli è stato restituito alcuni giorni dopo”. Sharif è stato, quindi, trasferito nel carcere della Capitale. “E’ stato lì per alcuni giorni, in condizioni inumane: senza potere dormire, poteva stendersi solo per mezzora, per sedersi su una sedia, anche per pochi minuti, doveva pagare. La madre l’ha visto per pochi istanti, il 10 novembre poi più nulla”, aggiunge il legale.

Russo ha immediatamente allertato la Farnesina e l’ambasciata italiana. La sede diplomatica al Cairo, in stretto coordinamento con il Ministero degli Esteri, sta seguendo “con la massima attenzione il caso” e l’ambasciata sta avendo costanti contatti con la madre dell’uomo. La donna, non senza difficoltà, è riuscita ad appurare che Sharif è stato trasferito nel carcere di Alessandria d’Egitto. “Lei ora è lì, assieme al fratello che lavora nella polizia egiziana e spera di avere notizie di un suo rilascio ma è preoccupatissima”, aggiunge Russo.

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Imprenditore campano arrestato in Gallura per frode fiscale

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Avrebbe occultato beni mobili e somme di denaro per oltre 450mila euro e trasferito la sua attività commerciale da Cava De’ Tirreni a Santa Teresa di Gallura per sottrarre i suoi averi al recupero forzoso: un affermato imprenditore campano di 60 anni, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta, frode fiscale e reati tributari. Firmato anche un decreto di sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca. Le indagini che hanno portato all’applicazione della misura cautelare nei confronti dell’industriale, molto conosciuto nella provincia di Salerno, sono partite dalla Procura di Tempio Pausania e affidate alla tenenza della Guardia di Finanza di Palau e altri reparti. E’ stato così possibile ricostruire la vicenda fiscale dell’imprenditore attivo nel settore del commercio di abiti da cerimonia. A Santa Teresa di Gallura, attraverso il figlio, gestiva un bar ristorante, dichiarato poi fallito nel luglio del 2021.

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