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Ad Atene ancora incubo Fiorentina, persa un’altra finale

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La notte degli incubi non finisce mai. La Fiorentina di Vincenzo Italiano perde un’altra finale, la terza consecutiva, la seconda in due anni in Conference League. Dopo Praga, anche Atene si aggiunge alla lista nera dei grandi rimpianti viola. L’ha decisa El Kaabi, il centravanti marocchino, già giustiziere dell’Aston Villa, annullato per 115 minuti, ma che nel secondo tempo supplementare ha trovato la testa vincente che scrive una pagina di storia: nello stadio dell’Aek Atene a festeggiare sono i loro arcinemici dell’Olympiacos, in una notte che vede il calcio greco conquistare la sua prima coppa europea, per giunta proprio ad Atene. Per la Fiorentina sono ancora lacrime amarissime.

Le lacrime di una sconfitta arrivata come l’anno scorso nei minuti finali di una partita dove aveva prevalso l’equilibrio assoluto, ma che ha visto anche una squadra, come troppo spesso in questa stagione, costruire tanto e concretizzare poco e niente. Il ciclo di Vincenzo Italiano a Firenze termina così: con due successi europei sfiorati, ma mancati. Ad Atene non è bastata una evidente superiorità tecnica, non è bastato il controllo per 115 minuti. Anche perché, è mancata la capitalizzazione di tutto ciò che di buono la squadra ha fatto. E’ mancato il gol: in questo gioco non è un dettaglio di poco conto. L’anno prossimo si ripartirà di nuovo dalla Conference League, ma non ci sarà Vincenzo Italiano in panchina e non ci saranno nemmeno molti dei protagonisti di questa finale persa.

I primi novanta minuti sono stati una battaglia di tensione: troppo alta la posta in palio per potersi permettere un errore. Anche per la consapevolezza che sarebbe potuto essere proprio un errore a spostare in maniera irreparabile l’equilibrio della partita da una parte o dall’altra. Nessuna delle due squadre ha avuto una netta supremazia: se una delle due l’avesse vinta al novantesimo sarebbe stato, appunto, per un episodio favorevole, magari propiziato da qualcosa di sbagliato fatto dall’altra squadra. Occasioni, però, ce ne sono state da entrambe le parti: fra i greci il più pericoloso è stato Podence che dopo pochi minuti dal via ha impegnato Terracciano in angolo, poi ci è di nuovo andato vicino provando a deviare in porta di testa un calcio d’angolo.

Ma le occasioni non sono mancate nemmeno alla Fiorentina: la più limpida a metà del primo tempo quando Bonaventura si è trovato davanti al portiere, ma non ha trovato una conclusione efficace. Nella ripresa, man mano che la partita non si sbloccava, si è imbruttita: l’occasione più ghiotta l’ha avuta Kouamé, che imbeccato da Dodò ha chiamato alla risposta salvifica il portierino greco Tzolakis. La porta della Fiorentina ha tremato a dieci minuti dalla fine quando Iborra ha deviato poco a lato una punizione laterale.

Ma la paura di perderla, alla fine è stata più forte del coraggio di provare a vincerla. I supplementari stavano per scrivere la storia di uno che Firenze l’ha fatta sognare per davvero, Stefan Jovetic, finito mestamente in riva al Pireo che con una gemma stava per portare in vantaggio la Fiorentina, salvata da Terracciano. Poi, però, quando già si pensava a chi avrebbe dovuto calciare i rigori, gli dei dell’Olimpo hanno mandato il loro eroe ha risolvere le sorti della partita. Ayoub El Kaabi ha 31 anni è non aveva mai giocato una stagione in Europa. Al suo esordio è stato il protagonista della vittoria della Conference ed è entrato per sempre negli incubi dei tifosi della Fiorentina: i quasi 10 mila arrivati ad Atene e gli altri rimasti in una Firenze mesta come non mai, perché stavolta c’aveva creduto davvero.

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L’Italia ritrova Tonali e rinasce, ora testa a Israele

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Voglia di rivalsa tanta, e poi gioco e gambe per mettersi alle spalle il flop degli Europei. La vittoria sulla Francia dell’Italia di Spalletti segna un nuovo spartiacque della non sempre facile avventura della Nazionale: l’uscita di scena in Germania, da campioni in carica, resta sempre una pagina amarissima, certo è che se si doveva ripartire non poteva esserci contesto migliore di quello del Parco dei Principi. Una vittoria in rimonta nel match d’esordio della Nations League che mette in un angolo i fantasmi del disastroso Europeo di due mesi fa: Luciano Spalletti ritrova il sorriso, ha lasciato Parigi con con tre punti e soprattutto con la consapevolezza che qualcosa è davvero cambiato.

Archiviati i primi 20 minuti da incubo, con il gol subito dopo una manciata di secondo, gli azzurri si sono ricompattati. Spalletti ha definito i suoi “dei giganti” ma soprattutto ha ritrovato quei giocatori che, ad esempio in Germania contro la Svizzera non c’erano (Calafiori, Dimarco e Tonali, giusto per fare i nomi) e che nella Ville Lumiere sono stati note armoniosi nello spartito del successo sulla nazionale francese. I gol dell’Italia sono stati un piccolo grande manifesto di realtà. Uno l’ha segnato Davide Frattesi, che sarebbe titolare in 19 squadre della Serie A, ma fa la riserva nell’unica in cui deve giocare. Il terzo gol è stato di Giacomo Raspadori che presto avrà un destino simile: la panchina nel Napoli.

Il pareggio di Dimarco con un tiro al volo sotto la traversa è nato da un colpo di tacco di Sandro Tonali, tornato in Nazionale dopo aver scontato dieci mesi di squalifica per la vicenda delle scommesse. Il ct ne ha esaltato la prestazione (“Abbiamo ritrovato un giocatore fortissimo, avevamo paura che non avesse i novanta minuti nelle gambe e invece alla fine ha dato due ‘sgasate’ da far paura”) e lui ha messo in campo tutte le sue qualità, facendo vedere quanto ha perso con la sua squalifica la Nazionale agli Europei e cosa ha perso il Milan nel cederlo al Newcastle. E le parole del ct appaiono come una riconferma anche per il match con Israele. L’Italia ha messo in campo “grinta e voglia di rivalsa” come ha sottolineato Andrea Cambiaso. Entusiasmo e libertà di giocare, altri concetti vincenti: “Abbiamo fatto una grande partita dal punto di vista dell’orgoglio e dell’approccio in campo – ha aggiunto l’esterno azzurro – Ci sentiamo tutti più liberi di giocare, non che prima non lo fossimo, con il ct che è sempre stato molto disponibile e ci ha lasciato liberi di esprimerci. Poi – aggiunge – il cambio di gioco deciso dal ct è stata l’arma vincente”.

Il compito degli Azzurri e di Spalletti, ora, è non solo di far bene in Nations League – passaggio importante anche per le qualificazioni ai prossimi Mondiali – ma anche quello di riconquistare l’affetto dei tifosi. Ieri sera la partita è stata seguita su Rai1 da 5 milioni 567mila spettatori e il 31.1% di share, quasi la metà dei 12 milioni di media di Italia-Svizzera dello scorso mese di luglio, ultima apparizione dell’Italia agli Europei; più o meno alla sessa ora, su Sky e Supertennis andava in scena la semifinale degli US Open con Jannik Sinner che ha fatto registrare una media di oltre 2,3 milioni di spettatori unici. Intanto gli azzurri hanno raggiunto Budapest, in Ungheria, per la prossima sfida con Israele. Arrivo in mattinata ed allenamento nel pomeriggio. Il prossimo impegno di Nations è lunedì sera nella capitale magiara contro gli israeliani (ore 20.45, diretta su Rai 1 – arbitra lo slovacco Kruzliak) andranno a caccia di altri tre punti utili anche per un posto tra le teste di serie al sorteggio per le qualificazioni al Mondiale del 2026.

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Us Open: Sinner sogno americano ‘finale Slam è speciale’

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Il sogno americano è a un passo. A sette mesi dal trionfo a Melbourne che gli regalava il primo slam e da lì la corsa, andata a buon fine, a diventare il n.1 al mondo, Jannik Sinner si ritrova di nuovo a fare i conti con la storia: a New York sul cemento di Flushing Meadows il tennista azzurro va a caccia degli Us Open. Dopo aver battuto l’amico Draper, al termine di una maratona resa ancora più complicata dall’afa, Sinner dovrà vedersela con Taylor Fritz: tra il n.1 al mondo e la conquista dello slam americano c’è il ricchissimo padrone di casa. I due si incontrano per la terza volta e il bilancio finora è di un successo per parte: alte le motivazioni per entrambi, Sinner non vuole lasciarsi fuggire l’occasione di vincere il secondo slam nella stessa stagione, e fare un altro salto tra i più grandi dopo settimane difficili per il caso della positività al doping (tennista assolto, ma la Wada ha ancora la possibilità di fare ricorso).

Il golden boy a stelle e strisce ha l’ambizione di restituire a un americano il titolo degli Us Open che manca da oltre vent’anni, quando a esultare nel 2003 fu Andy Roddick. L’ultimo americano ad arrivare in finale, tre anni dopo, battuto da Roger Federer. Da allora più nulla è per questo che Fritz, che già a due anni teneva la racchetta in mano cresciuto in una famiglia di tennisti, si trascina il tifo di un’America che aspetta questo momento da troppi anni. E proprio il tennista di San Diego, già papà del piccolo Jordan, adesso si dice pronto a sfidare il n.1 e convinto anche di poterlo battere. “Sono fiducioso e so che quando gioco bene posso battere chiunque – le parole del 27enne californiano – Con Jannik sarà diverso, giocherò da sfavorito. Ma contro di lui mi sono sempre ben comportato. Il traguardo? Per L’America è una grande cosa, penso che faccia capire che stiamo provando a vincere uno Slam”. Sinner, alla sua 60/a partita in stagione (il bilancio è di 54 vittorie e 5 sconfitte) punta a regalarsi il secondo slam: “Ho solo un’esperienza di finale alle spalle, non è molto – ha detto il campione altoatesino – quando arrivi a giocare la domenica significa che hai fatto un ottimo risultato.

Lo slam è diverso, penso comunque che bisogna scendere in campo anche per divertirsi. Da Melbourne a oggi ci sono state tante vittorie, momenti belli, altri difficili. Una finale slam è speciale, e sarà una domenica speciale”. Il match con Draper è stato seguitissimo in tv nonostante la concomitanza con la nazionale di Spalletti: ora il grande appuntamento a New York. Sinner circondato dal suo staff e dalla fidanzata Anna Kalinskaja dopo il match è apparso con il ghiaccio sul polso mentre pedalava sulla cyclette. Nessun allarme però. “Due anni e mezzo fa quando abbiamo iniziato questo percorso, il nostro obiettivo era portare Jannik a un livello per cui potesse andare in fondo in tutti i i tornei. Ed è quello che ha fatto quest’anno con continuità. Jannik sta crescendo, non deve giocare solo su se stesso ma anche sulle debolezze dell’avversario. Una finale Slam non è un traguardo facile da raggiungere, speriamo di fare l’ultimo passo domenica” le parole del coach Simone Vagnozzi. Contro l’americano, trascinato dal tifo di casa, Sinner va a caccia di un’altra perla: sempre più vicino a chiudere la stagione 2024 da numero 1, l’azzurro confida in una nuova “domenica speciale”.

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Truffato e derubato l’ex arbitro Paolo Casarin

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Anche l’ex arbitro Paolo Casarin, oggi 84enne, è finito tra le vittime della classica truffa del finto incidente stradale con parente nei guai, come si legge oggi su ‘Il Giorno’, e gli sono stati rubati in casa denaro e preziosi per un valore di circa 40mila euro. L’ex arbitro e opinionista tv ha presentato denuncia il 27 agosto scorso, raccontando di aver ricevuto una telefonata da una persona che si è spacciata per un militare, invitandolo a ritirare un verbale urgente che riguardava il figlio coinvolto in un incidente stradale.

Casarin è andato a San Donato Milanese seguendo le indicazioni dell’interlocutore, che ha continuato a tenerlo al telefono per impedirgli di chiamare altre persone. Dopo mezz’ora, però, l’ex arbitro ha chiuso la conversazione ed è tornato a casa dove ha scoperto che, nel frattempo, qualcuno aveva detto alla moglie di consegnare tutto quello che aveva di prezioso nell’abitazione, sempre con la scusa del figlio che, ovviamente, in realtà stava benissimo.Casarin si è rivolto ai carabinieri, che hanno acquisito le immagini del suo impianto di sorveglianza.

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