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Cronache

Accusato di evasione domiciliari, assolto Pietro Genovese

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“Il fatto non sussiste”. Con questa formula il Tribunale di Roma ha assolto Pietro Genovese, già condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per la morte di due ragazze di 16 anni nel 2019 per omicidio stradale, nel processo in cui era accusato di evasione dagli arresti domiciliari. Il giudice monocratico della Capitale ha sostanzialmente accolto la richiesta della Procura che, chiedendo l’assoluzione, ha affermato che nel processo non sono emersi elementi tali da potere dimostrare la colpevolezza di Genovese. La vicenda risale al 16 gennaio del 2021.

Quel giorno i carabinieri della compagnia Parioli, secondo quanto sosteneva l’accusa, si sono recati sotto casa della famiglia di Genovese, nella zona del quartiere Trieste, a Roma, per effettuare un controllo di rito. Hanno citofonato varie volte senza però ottenere risposta. I militari pur essendo in possesso del telefono cellulare dell’indagato non hanno provato a contattarlo, dalle telecamere di sorveglianza del palazzo non risulta che Genovese fosse uscito di casa. E la mancata risposta al citofono ha fatto scattare l’accusa di evasione. Nel corso del processo è stato ascoltato l’imputato che ha fornito la sua ricostruzione di quanto avvenuto quel giorno di quattro anni fa.

“Ricordo di avere pranzato con mio fratello e la sua fidanzata. Ho firmato il primo controllo delle forze dell’ordine e sono andato in camera mia – ha affermato in aula -. A quel tempo prendevo alcune medicine che mi davano sonnolenza. Su questo aspetto ero sempre molto attento perché so bene dell’importanza dei controlli delle forze dell’ordine ma mi sono addormentato, non ho sentito nulla e sono stato poi svegliato dai miei genitori”.

A suffragare la tesi difensiva anche il video, mostrato in aula, della telecamera interna del palazzo. “Dalla visione del filmato – ha detto il portiere dello stabile – non ho visto nessuna sagoma che riconduca a Genovese” Il ventenne, figlio del regista Paolo, deve scontare ancora 3 anni e 6 mesi della pena inflitta per il duplice omicidio stradale e il 21 giugno è fissata udienza davanti al giudice del tribunale della Sorveglianza. “Ce lo aspettavamo – commenta Gabriella Saracina, madre di Gaia von Freymann che perse la vita assieme all’amica Camilla Romagnoli -. Da quando ho visto le condizioni di Pietro Genovese, sono sincera, ho capito che è un ragazzo estremamente fragile. Non ho più uno spirito di rabbia e vendetta, negli ultimi dieci giorni mi è cambiato lo scenario”.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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