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Accordo Pd-5s a Milano su Majorino, a Roma Conte ha già detto no

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L’intesa tra Pd e M5s su Pierfrancesco Majorino in Lombardia è in dirittura d’arrivo. Al termine di un tavolo di confronto tra le forze politiche e sociali del territorio, l’europarlamentare in corsa per la Regione si sbilancia: “Ci siamo, il confronto sui contenuti ha portato buon esito e nelle prossime settimane presenterò in programma anche i punti concordati con i cinque stelle”. Parallelamente il leader del Movimento, Giuseppe Conte, annuncia una consultazione online degli iscritti lombardi sulla proposta più competitiva: “credo sia giusto acquisirne il parere sulla direzione da prendere”. Anche il coordinatore regionale del Movimento, Dario Violi, pronuncia parole concilianti: “Le forze politiche all’interno della coalizione” di centrosinistra che sostiene Majorino “hanno riconosciuto l’importanza dei temi e delle proposte del M5s”. La sintesi “è un documento che rispecchia i nostri valori e ci auguriamo possa rappresentare un punto di svolta per i lombardi e per la Lombardia”.

Per il consigliere pentastellato, insomma, “il giudizio su questo percorso è positivo e riteniamo giusto condividerlo con i nostri iscritti, che consulteremo a stretto giro. Con l’auspicio che anche loro possano accogliere con soddisfazione il cammino costruito insieme a Giuseppe Conte” per una “concreta e solida opportunità di cambiamento”. L’intesa, per cui si attende solo il passaggio finale, spinge Majorino a rivolgersi anche a +Europa, da sempre critica sulla possibile convergenza con i pentastellati: “Mi auguro che tutti capiscano che oggi in Lombardia la sfida è aperta”. Insieme a lui, a contendersi il Pirellone ci sono altri due sfidanti di peso: l’attuale governatore Attilio Fontana per il centrodestra e Letizia Moratti con il Terzo Polo. Situazione molto diversa nell’altra grande Regione al voto, il Lazio, dove il fronte progressista – salvo colpi di scena – è destinato a dividersi ancora.

Da un lato correrà l’assessore Alessio D’Amato supportato da Pd e Terzo Polo, dall’altro il M5s insieme al coordinamento 2050 capitanato da un gruppo di ex Leu. Nel mezzo la federazione Verdi-Sinistra italiana che potrebbe addirittura scindersi tra un campo e l’altro. Sta di fatto che i pentastellati non hanno ancora un candidato: potrebbe essere una donna proveniente dalla società civile, come suggeriscono le voci che accreditano come papabili le giornaliste Luisella Costamagna e Bianca Berlinguer. Qui, anche il centrodestra deve ancora sciogliere la riserva sul candidato, con l’annuncio atteso a breve. Nel borsino degli ultimi giorni i nomi che si sono rincorsi sono: il deputato e coordinatore regionale di Fdi, Paolo Trancassini, il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, il presidente della Croce Rossa Francesco Rocca e la parlamentare Chiara Colosimo. “Chiediamo una terna di nomi per poter valutare il miglior candidato possibile”, fa sapere l’azzurro Antonio Tajani. Mentre Matteo Salvini vede il traguardo vicino: “Conto che entro il fine settimana ci sia la scelta sul candidato. Le liste della Lega sono già pronte, belle, ricche”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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