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A Torino strappo 5s, a ballottaggio Pd senza di noi

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Amministrative amare per l’alleanza Pd-M5s. Mancano ancora molti mesi al voto, tuttavia, dopo lo strappo di Roma, anche a Torino la strada di un’ intesa all’interno della cosiddetta coalizione giallorossa, appare tutta in salita. Anzi: segna un ulteriore ed inaspettato passo indietro con il niet dell’Appendino ad un eventuale sostegno agli ‘alleati’ al secondo turno. Sul fronte del centrodestra, invece, forse complice la scossa che viene dalle difficolta’ degli avversari, si apre una fase di pacato ottimismo. Grazie anche al timido disgelo tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. I due si sono tornati a parlare, detto questo tra loro rimane una serrata concorrenza, soprattutto sul fronte europeo: nello stesso giorno in cui la Presidente di FdI vola a Madrid per incontrare il leader di Vox Santiago Abascal, Matteo Salvini interloquisce in conference call con Marine Le Pen. Ma sulle comunali, si lavora all’unita’. I nomi ancora non ci sono: su Roma, Guido Bertolaso chiude la porta (“fatevene una ragione”), mentre Gabriele Albertini, a sorpresa, apre uno spiraglio su Milano (dove comunque ancora circola il nome di Riccardo Ruggiero, ex ad di Tim). Tra i dem e il Movimento, invece, sono scintille. La sindaca Chiara Appendino e’ categorica: “Lo scenario che mi sento di escludere al 100% e’ che noi appoggiamo il Pd al ballottaggio. I matrimoni combinati non funzionano. O costruisci un progetto politico prima, in cui tutti credono e che crea coinvolgimento, oppure non funzionano. E non funzionano certamente in 10 giorni tra primo e secondo turno”. Luigi Di Maio, intervistato dal Fatto Quotidiano, in mattinata aveva cercato di calmare le acque: “Abbiamo un’alleanza da costruire nelle citta’, la gente non capirebbe una guerra di accuse incrociate”. Tuttavia, almeno per oggi, questo del ministro degli Esteri appare poco piu’ di un auspicio. Dal Pd non trapela nulla di ufficiale, tuttavia e’ evidente che le parole dure della sindaca torinese non possono che essere state accolte con irritazione e sconcerto. Soprattutto perche’ arrivano poche ore dopo lo strappo doloroso che si e’ consumato a Roma nel week end. Nel centrodestra, invece, torna il confronto: domani i responsabili enti locali dei partiti della coalizione si riuniscono per la prima volta per esaminare i 130 candidati nelle citta’ sopra i 15mila abitanti. Non si parlera’ dei grandi centri, i cui dossier saranno esaminati dai leader probabilmente la settimana prossima. Sia la Lega che Forza Italia non hanno perso le speranze che alla fine Guido Bertolaso e Gabriele Albertini ci ripensino e accettino di candidarsi. Il primo, su Facebook, ribadisce la sua indisponibilita’: “Leggo su giornali questa mattina di virgolettati che non mi appartengono. Sono stato chiaro e l’ho ripetuto in ogni modo. Io non mi candido. Se ne facciano tutti una ragione”. Il secondo, invece, pare aver gia’ cambiato idea. Appena pochi giorni fa aveva annunciato di non essere piu’ in corsa per Palazzo Marino, adducendo “motivi familiari”. Oggi, invece e’ molto meno definitivo: “Un piccolo spiraglio lo lasciamo perche’ di definitivo c’e’ solo la morte”, dichiara a Un Giorno da Pecora. E nei pour parler dei parlamentari azzurri c’e’ chi assicura che alla fine saranno loro i candidati del centrodestra.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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