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A Napoli la conferenza degli Istituti di Cultura all’estero

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“L’Italia e’ una superpotenza culturale” che va promossa in quanto tale, non necessariamente legandola agli aspetti commerciali, ma con un “messaggio subliminale”, quello della cultura appunto, che automaticamente porta con se’ “una serie di altri messaggi”. Lo sostiene l’ambasciatore Pasquale Quito Terracciano, capo della Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale della Farnesina, nel corso di un Forum ANSA tenutosi in vista della Conferenza dei Direttori e delle Direttrici degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, che si terra’ al Teatro San Carlo di Napoli il 28 e il 29 luglio. “Chi ama l’Italia – spiega l’ambasciatore – e’ perche’ ama la sua cultura, vorra’ andare in Italia, comprare i prodotti italiani e cosi’ via”. Promuovere l’Italia sul piano culturale va quindi “fatto senza remore e con l’orgoglio di poter dire che siamo una superpotenza. Non perche’ abbiamo armi nucleari ma perche’ abbiamo una cultura ‘nucleare’ che si alimenta in continuazione, ha una forza propulsiva che si autogenera”. Al momento gli istituti di cultura nel mondo sono 84, “e vogliamo portarli a 90”, assicura l’ambasciatore annunciando l’apertura “nei prossimi mesi di nuove sedi ad Almaty e ad Amman, e nei mesi successivi apriremo a Miami, Sarajevo, Bangkok e Hanoi”. L’incontro di Napoli – occasione anche per avviare le celebrazioni per il centenario del primo istituto di cultura italiano a Praga – “sara’ una riflessione su quale racconto dell’Italia vogliamo fare all’estero, qual e’ la nuova immagine dell’Italia, come superiamo gli stereotipi e come ci poniamo come faro di valori che vogliamo promuovere a livello globale”. E’ la prima volta che la Conferenza dei Direttori e delle Direttrici degli Istituti di cultura si tiene fuori dalla cornice istituzionale della Farnesina. Con la scelta del capoluogo partenopeo, spiega ancora Terracciano, “vogliamo anche riflettere sul contributo che le realta’ territoriali possono dare alla nostra proiezione culturale” all’estero. “Vogliamo uscire dall’ambito prestigioso ma ristretto della nostra capitale per aprirci alle realta’ locali partendo da una molto dinamica, propositiva e giovane come quella di Napoli”. Molti gli eventi che affiancheranno la Conferenza di Napoli, come la visita alla Reggia di Capodimonte e al Real Bosco e quella alla Fondazione “Made in Cloister”, gia’ a partire dal pomeriggio del 27 luglio. Giovedi’ 28 i lavori entreranno nel vivo con l’introduzione dello stesso Terracciano e l’intervento del sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova. Si parlera’, tra le altre cose, di “lingua, scuole, patrimonio, comunicazione”: “Vorrei che sempre piu’ attraverso la cultura italiana ci sia una calamita per la lingua italiana, che puo’ essere una scelta culturale” che “ha un grandissimo potenziale”, ha spiegato l’ambasciatore all’ANSA sottolineando anche “l’importanza della promozione italiana attraverso le scuole italiane” sia statali che paritarie. La prima giornata terminera’ con La Traviata al Teatro San Carlo. Quella di venerdi’ si aprira’ con una visita guidata alle Gallerie d’Italia nel Palazzo del Banco di Napoli. E non manchera’ nelle due giornate un tributo alla letteratura napoletana. I lavori saranno chiusi dai ministri degli Esteri Luigi Di Maio, della Cultura Dario Franceschini e dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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