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A 23 studentesse di fisica assegnate le borse di studio Infn

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Arrivano da tutta italia, dalla Lombardia alla Sicilia, le 23 vincitrici delle borse di studio per le studentesse di Fisica assegnate dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Sono state premiate oggi a Roma, nella cerimonia presso l’Università Sapienza, alla presenza della giunta esecutiva e del consiglio direttivo dell’Infn. Il premio, giunto alla seconda edizione, è destinato a studentesse iscritte al primo anno del corso di laurea magistrale in fisica sperimentale e teorica delle interazioni fondamentali e in fisica applicata.

Istituito nel 2022 dall’Infn nell’ambito del progetto ‘Più donne nella fisica’. L’obiettivo è “promuovere e sostenere le ragazze nello studio della fisica, incoraggiando sinergie tra università, mondo della ricerca e industria, con l’ulteriore scopo di incrementare la presenza delle donne nel mondo della ricerca e del lavoro e la loro partecipazione attiva alla vita economica e sociale del Paese”, scrive l’Infn. Ogni studentessa ha ricevuto una borsa di studio del valore di 1.500 euro come incentivo per intraprendere i propri studi: cinque sono state assegnate alle studentesse di fisica subnucleare, altrettante per le astroparticelle, per la fisica teorica e per la ricerca tecnologica interdisciplinare e della fisica degli acceleratori; tre nella fisica nucleare.

Le vincitrici arrivano soprattutto dalla Sapienza di Roma (sei), e poi dalle Università di Ferrara, Pavia e Milano Bicocca (tre vincitrici ciascuna), da Pisa, Catania e Federico II di Napoli (due ciascuna), Bologna e Trieste (una ciascuna) Il concorso è stato replicato anche quest’anno, per una terza edizione e il nuovo bando è online, rivolto alle studentesse iscritte al corso di laurea magistrale in Fisica o in Scienze dell’universo per l’anno accademico 2023/2024, che avranno tempo fino al 31 gennaio per inviare la propria candidatura.

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Verso l’intelligenza ibrida, interazione fra quella umana e l’Ia

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Una sorta di intelligenza ibrida nata dall’interazione fra l’intelligenza umana e quella artificiale: è questa la nuova forma di pensiero che sta nascendo, secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Human Behaviour, guidata dall’Università Cattolica di Milano e nata dalla collaborazione fra discipline diverse, dalla neuropsicologia all’informatica fino alla filosofia e alla linguistica. Gli autori della ricerca hanno chiamato la nuova forma di pensiero ibrido ‘Sistema 0′, per distinguerlo sia dal pensiero intuitivo, rapido e automatico (Sistema 1) sia dal pensiero analitico e riflessivo (Sistema 2). E’ una rivoluzione appena iniziata, affermano, i cui sviluppi dipendono soltanto dalla capacità degli esseri umani, di gestire l’interazione con l’intelligenza artificiale.

“Il rischio è di affidarsi troppo al Sistema 0 senza esercitare un pensiero critico”, avvertono i coordinatori dello studio Giuseppe Riva, direttore dello Humane Technology Lab dell’Università Cattolica di Milano e del Laboratorio di tecnologia applicata per la Neuropsicologia presso l’Istituto Auxologico Italiano di Milano, e Mario Ubiali fondatore e Ceo della start-up Thimus. Quello che è chiaro è che “il ‘Sistema 0’ non potrà mai sostituirsi alla nostra capacità di pensiero critico, ma solo aiutarla”, scrive il gruppo di ricerca, del quale fanno parte anche Massimo Chiriatti del gruppo Infrastructure Solutions Group di Lenovo, Marianna Ganapini del dipartimento di Filosofia dello Union College a New York, Enrico Panai della Facoltà di Lingue straniere e linguaggio della scienza dell’Università Cattolica di Milano.

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Milano capitale mondiale dello spazio, al via lo Iac 24

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Sostenibilità, inclusione e pace: sono le tre parole chiave del 75esimo Congresso internazionale di astronautica (Iac 2024) che si è aperto a Milano, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Organizzato dalla Federazione Astronautica Internazionale (Iaf), con l’Associazione italiana per l’Aeronautica e l’Astronautica (Aidaa), l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Leonardo, era stato annunciato come un evento da record e tale si è confermato.

“E’ il più grande raduno di professionisti dello spazio mai realizzato nella storia”, ha detto il presidente della Iaf, Clay Mowry, snocciolando numeri straordinari: oltre 11.000 i partecipanti da tutto il mondo, insieme a decine di astronauti e più di 60 tra capi e rappresentanti di agenzie spaziali che parteciperanno al primo Global Space Leaders Summit. Europa e Stati Uniti sono in prima fila con Canada e Giappone, ma ci sono anche i Paesi emergenti nel settore spaziale, come Cina e India, mentre si fa notare la pesante assenza della Russia, inizialmente prevista dal programma preliminare dell’evento. Le tensioni geopolitiche internazionali erano del resto il convitato di pietra, considerati i tragici sviluppi dei conflitti in corso nel mondo.

La cerimonia inaugurale dello Iac, cominciata con entusiasmo nel segno di Leonardo da Vinci e con i saluti agli astronauti a bordo della Stazione spaziale internazionale, ha dovuto fare inevitabilmente i conti con le cronache di questi giorni. L’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, ha fatto cenno agli oltre 50 conflitti in atto nel mondo auspicando che “in futuro la pace sarà più facile nello spazio che sulla Terra: dipende da noi – ha detto – dobbiamo dimostrare di aver imparato la lezione”. Parole di pace sono arrivate anche dal capo della Nasa, il senatore Bill Nelson, che ha sottolineato come guardando la Terra dallo spazio non si vedano divisioni politiche, religiose o razziali: “siamo tutti cittadini dello stesso Pianeta”. E l’idea dell’esplorazione spaziale per scopi pacifici è tornata pure a proposito delle prossime missioni sulla Luna del programma Artemis, con cui la Nasa prevede di riportare l’uomo a calpestare il suolo lunare “entro la fine del 2026”.

Lo farà insieme a tanti partner internazionali e per questo è stata ribadita ancora una volta la centralità delle partnership. “La cooperazione multilaterale in ambito spaziale è un elemento determinante per affrontare le sfide globali, e deve coinvolgere anche il mondo dell’impresa e della ricerca, che sono motore di innovazione”, ha ricordato il ministro delle Imprese e del Made in Italy con delega per lo Spazio, Adolfo Urso. Anche per questo l’Agenzia spaziale italiana ha contribuito all’organizzazione dello Iac puntando sull’inclusività geografica e generazionale, come ha puntualizzato il presidente Teodoro Valente, favorendo la partecipazione di studenti e giovani professionisti provenienti da Paesi emergenti oltre che di un numero significativo di Pmi provenienti da Africa, America Latina e Sud-Est asiatico. Gli occhi di tutti sono puntati sulle opportunità che potranno nascere dalle missioni lunari (comprese quelle promosse da India e Cina) oltre che dalla commercializzazione dell’orbita bassa terrestre.

Con l’interesse cresce di pari passo anche l’attenzione per la sostenibilità, che tutte le principali agenzie spaziali intendono perseguire sia sulla Terra che in orbita. Spiccano in particolare le iniziative come quella della Carta Zero Detriti, fortemente sostenuta dall’Esa, e le iniziative di privati come lo sviluppo di razzi riutilizzabili: forte l’entusiasmo suscitato dal razzo Super Heavy di SpaceX, che domenica è riuscito nell’impresa di tornare sulla Terra con un rientro di precisione tra i bracci metallici della sua stessa torre di lancio. Tra l’annuncio di nuove scoperte, firme di accordi e meeting di alto livello, lo Iac proseguirà fino a venerdì rendendo Milano la capitale mondiale dello spazio. Uno spazio che si potrà quasi toccare con mano agli stand, soprattutto venerdì con la giornata di apertura al pubblico, grazie alla presenza di un campione dell’asteroide Bennu e di un campione di Luna prelevato sul lato nascosto dalla missione cinese Chang’e-6.

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Al via la missione che cerca vita in una luna di Giove

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Ha preso il via Europa Clipper, la missione della Nasa che avrà il compito di cercare tracce di vita sull’omonima luna di Giove: la sonda è stata lanciata senza intoppi alle 18,06 ora italiana dalla piattaforma 39A del Kennedy Space Center in Florida, a bordo di un razzo Falcon Heavy di SpaceX. La partenza era inizialmente prevista per il 10 ottobre, ma si è reso necessario un rinvio a causa del passaggio dell’uragano Milton. Inizia ora il lungo viaggio della sonda, che dovrà percorrere 3 miliardi di chilometri in 5 anni e mezzo per giungere a destinazione: dopo i passaggi ravvicinati con Marte e Terra, che le consentiranno di ricevere la spinta necessaria, la missione arriverà infatti nei pressi di Europa solo nel 2030. La sonda interplanetaria, la più grande mai sviluppata dalla Nasa, dovrà studiare da vicino lo spesso strato ghiacciato che ricopre la superficie della luna gioviana ed il grande oceano di acqua liquida che sembra nascosto al di sotto.

Ciò avverrà anche grazie al radar Reason, sviluppato con il contributo dell’Università di Trento: lo strumento è il gemello di ‘Rime’, l’altro radar a bordo della sonda Juice dell’Agenzia Spaziale Europea, lanciata nell’aprile 2023 e attualmente in viaggio anch’essa verso Giove e le sue lune. Le due missioni, infatti, erano state inizialmente progettate come un’unica congiunta. “La prospettiva di avere due missioni operative in tempi vicini nel sistema gioviano, con a bordo due radar finalmente in grado di svelare i misteri che si nascondono sotto la superficie di Europa, Ganimede e Callisto è estremamente affascinante”, commenta Lorenzo Bruzzone dell’Università di Trento, membro del team scientifico Esa-Nasa che aveva progettato la missione congiunta e i due radar.

“Sarà possibile fare luce su uno degli aspetti che più hanno stimolato la fantasia dei ricercatori e dei planetologi di tutto il mondo. Occorrerà ancora un po’ di pazienza – aggiunge Bruzzone – ma a partire dal 2030 le nuove generazioni di ricercatori avranno davvero a disposizione un’enorme quantità di dati, capace di far compiere un notevole passo in avanti nella comprensione del Sistema Solare e di rivoluzionare le nostre conoscenze sulle possibilità di presenza di vita al suo interno”. La missione di Europa Clipper è stata pensata per durare almeno 10 anni.

Una volta arrivata alla sua meta, la sonda non entrerà in orbita attorno a Europa, poiché questa si trova proprio all’interno del forte campo di radiazioni che circonda Giove: in quelle condizioni, gli strumenti e i pannelli solari durerebbero solo pochi mesi. Il piano, invece, prevede 49 sorvoli a bassa quota: durante questi passaggi ravvicinati, la sonda si avvicinerà alla superficie fino ad una distanza minima di circa 25 chilometri, mentre per il resto del tempo si terrà a distanza di sicurezza. Le ‘incursioni’ saranno comunque sufficienti a disegnare una mappa quasi completa della superficie e a capire se il satellite offre condizioni adatte a ospitare la vita.

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