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Economia

Decreto fiscale, per l’avvocato e tributarista Pisani “c’è molta confusione e niente è stato previsto per riformare la giustizia tributaria”

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Sul decreto fiscale, fonte di importanti introiti per il Governo, abbiamo chiesto all’avvocato Angelo Pisani, esperto anche di Tributi, Presidente di Noiconsumatori, una sua valutazione sul condono o sanatoria fiscale. Che a giorni arriverà in Parlamento per l’approvazione.

Angelo Pisani. Avvocato e presidente di Noi Consumatori

Che cosa ne pensa, alla luce di quello che è l’accordo raggiunto in maggioranza?

In realtà sono tutti scenari incerti. I contribuenti a me sembrano merce di scambio di strategie politiche senza poter mai godere di nessuna efficiente e reale riforma di un sistema oramai al collasso e senza giustizia.

Cioè?

Non c’è certezza su cosa poter dire ai contribuenti. Si viaggia a vista e si salvi chi può. La nuova grande rottamazione prevederebbe il pagamento in 10 rate mensili. Saranno ammessi quelli delle vecchie rottamazioni? Che fine faranno tutte le ipoteche e i pignoramenti che ossessionano i contribuenti? Perché non si è prevista una riforma della Giustizia tributaria oggi tutta a favore di un sistema impositivo che è nemico dei cittadini contribuenti? Come si fa a consigliare il da farsi a chi ha rateazioni in corso se deve abdicare o no, per sfruttare le condizioni della nuova grande rottamazione con stralcio. Effettivamente, credetemi, ci vorrebbe solo un mago Merlino per aiutare qualcuno a salvarsi dal calvario esattoriale

Ma lei che cosa ha capito di questo condono? Che cosa si devono aspettare i contribuenti? Ci sarà la pace fiscale? Si vedrà uno Stato finalmente amico?

Per ora, da quel che si legge, pare che sulle cartelle esattoriali c’è il saldo e lo stralcio solo per i soggetti deboli e solo per coloro che versano in gravi difficoltà economiche. Non si sa nulla, però, di tempi e modalità. lnoltre la rottamazione prevede sempre nella sua terza versione la cancellazione degli interessi e le sanzioni consentendo di dilazionare il pagamento fino a cinque anni. Ma solo in sede di conversione del decreto sarà dunque aggiunto il saldo e lo stralcio delle cartelle relative ai soggetti economicamente più deboli con il seguente meccanismo in caso di Isee e indicatore della situazione economica equivalente sotto i 15.000 euro si pagherà il 6% del dovuto, se l’isee è compreso tra 15.000 e 22.000 euro si potrà chiudere versando il 10%, tra i 22 e i 30.000 euro basterà pagare il 25%. Per la super rottamazione è prevista la possibilità di rateizzare fino a 10 mesi il saldo e stralcio così come da accordo raggiunto tra  Salvini e Di Maio.

Va bene così, dunque?

Affatto. Va bene un corno! Se veramente il Governo voleva avere rispetto dei contribuenti doveva prima di tutto cancellare tutte le procedure esecutive come ipoteca , fermi e pignoramenti che invece con questa legge rimarranno accesi e dovranno essere comunque oggetto di folli contenziosi con costi ingiustificabili e decisioni contrastanti a dispetto del giudice adito.

Dunque non c’è ancora la pace fiscale? I cittadini ancora non percepiscono lo Stato amico, a suo giudizio?

Sulla pace fiscale Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno trovato il compromesso senza badare alle esigenze dei cittadini . Il leader dei Cinque Stelle si distingue per aver preteso la cancellazione totale dello scudo penale e quella della sanatoria per i beni all’estero, oltre a un tetto più stringente, 100 mila euro ad annualità, delle somme sanabili (contro i precedenti 100 mila euro per anno e per imposta). Ma vantandosi di aver mantenuto le promesse elettorali Salvini tenta di portare a casa una sorta di “saldo e stralcio” delle cartelle Equitalia. Il condono al quale il Movimento 5 stelle si era opposto obbligando la Lega ad accettare una sanatoria solo su sanzioni e interessi come quella del governo Gentiloni.

Dunque non è ancora il condono vero e proprio?

Il vero condono non arriverà subito. Il nuovo condono con tutte le sue incertezze e strascichi sarà introdotto con un emendamento durante la conversione del decreto. Anche se il testo è già pronto, nel frattempo può accadere qualsiasi cosa. Intanto i contribuenti vessati continuano a soffrire e l’economia a fallire. 

Non le piace il decreto fiscale.

No, non è questo. Mi sembra un do ut des tra Lega e M5S. Tu mi accontenti con lo scudo penale da levare, io ti faccio passare il decreto sicurezza blindato! L’emendamento-Siri, il “saldo e stralcio” avrà due binari, uno per le persone fisiche e uno per le imprese. Ovviamente anziché semplificare e risolvere i problemi , come sempre la politica ha previsto meccanismi complicati e non immagino con quali burocrati si darà il via libera ai contribuenti .

E va bene. Ci dia allora una mano a capire chi sono i beneficiari di questa definizione agevolata col fisco, condono o come lo si vuole chiamare.

Appunto, non sappiamo manco come chiamarlo. In ogni caso eccoci, proviamo a dire qualcosa su un decreto che a breve andrà in Parlamento per essere approvato. Ma partiamo dai primi presunti beneficiari degli sconti. Tutti coloro che hanno debiti con la vecchia Equitalia (oggi si chiama Agenzia delle Entrate-Riscossione) e hanno un reddito Isee inferiore a 30 mila euro, potranno accedere a una sanatoria che avrà tre aliquote: 6%, 10% e 25%. L’aliquota più bassa, quella cioè del 6%, sarà applicata a coloro che hanno un Isee inferiore a 15 mila euro. L’aliquota intermedia del 10% sarà riservata a chi ha un reddito ai fini Isee tra 15 mila e 22 mila euro. L’aliquota più alta, il 22%, sarà pagata da chi ha un reddito Isee tra 22 mila e 30 mila euro. Queste soglie di reddito potranno essere superate in alcuni casi. Poi se chi ha il debito con Equitalia è un genitore single con un minore a carico, la soglia salirà fino a 40 mila euro. Se il debitore o un suo congiunto hanno una grave patologia, il limite di reddito per poter accedere alla sanatoria super-scontata salirà fino a 60 mila euro. Per poter beneficiare degli sconti, inoltre, ci sarà un altro parametro. La somma algebrica tra il reddito del contribuente e il suo debito con l’Agente della riscossione, dovrà restituire un risultato uguale o inferiore a 9 mila euro. Se, per esempio, il reddito è di 20 mila euro, e il debito di 11 mila, si potrà accedere alla sanatoria. Se il reddito è di 20 mila e il debito di 8 mila invece no. Ma non si comprende chi e come valuterà tutto questo e darà il via agli illusi contribuenti in cerca di pace fiscale , mentre solo i furbi e gli evasori di turno sapranno come godere dei privilegi del caso . Un altro il meccanismo per le imprese . Le società che hanno un debito con Equitalia lo potranno estinguere pagando il 6% se il loro “indice di liquidità”, così come definito dal Codice Civile, è inferiore a 0,3. L’aliquota del saldo e stralcio sale al 10% se l’indice di liquidità è compreso tra 0,3 e 0,6, mentre passerà al 25% nel caso in cui l’indice di liquidità fosse superiore a 0,6.

Quale dovrebbe essere, invece, il destino ed i tempi di coloro che hanno aderito alla rottamazione-bis e hanno ancora in corso il pagamento delle rate?

Se hanno i requisiti previsti dalle norme sul saldo e stralcio, potranno aderire al nuovo condono quindi anche per loro nessuna certezza . In caso contrario dovranno invece continuare a versare le rate della precedente rottamazione.

“Con queste misure”, ha spesso spiegato il sottosegretario all’Economia Siri, “faremo quello che abbiamo promesso fin dal primo momento, consentiremo a chi ha un debito fiscale con Equitalia ed è in difficoltà economiche di saldarlo”. Speriamo. Le previsioni di gettito a questo punto, dovrebbero cambiare e superare i 2,2 miliardi di euro l’anno (11 miliardi circa in cinque anni), previsti dalla rottamazione-ter inserita nel decreto fiscale. Dove, invece, rimarrà solo la cancellazione di tutte le cartelle sotto i mille euro. Dovrebbe restare anche la chiusura delle liti pendenti con il pagamento del 50% del dovuto in caso di vittoria in primo grado del contenzioso tributario, e del 20% in caso di successo in appello.

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Al Nord stipendi talvolta quasi il doppio rispetto al Sud

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Dalla Lombardia alla Calabria l’Italia resta divisa in due anche negli stipendi, che al Nord sono mediamente più alti del 35% rispetto a quelli del Sud. I conti in busta paga li ha fatti la Cgia di Mestre, elaborando dati Inps e Istat: se gli occupati nelle regioni settentrionali hanno una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, i colleghi meridionali ne guadagnano solo 75. Una differenza, afferma l’ufficio studi mestrino, dovuta alla maggiore produttività del lavoro al Nord, che supera del 34% il dato delle regioni meridionali. Il confronto in termini assoluti rende chiarissima questa disparità: la retribuzione media annua lorda di un lavoratore dipendente in Lombardia è pari a 28.354 euro; in Calabria ammonta a poco più della metà, 14.960 euro. Ma se nel primo caso la produttività del lavoro è pari a 45,7 euro per ora lavorata, nel secondo è di 29,7.

Squilibri retributivi che del resto, osserva la Cgia di Mestre, si riscontrano anche tra le diverse aree del Paese, quelle urbane e quelle rurali. Tema che le parti sociali hanno tentato di risolvere, dopo l’abolizione delle cosiddette gabbie salariali avvenuta nei primi anni ’70 del secolo scorso, attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro. L’applicazione, però, ha prodotto solo in parte, per la Cgia, gli effetti sperati. Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste. Anche perchè nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie/assicurative/bancarie (che tendenzialmente riconoscono ai dipendenti stipendi più elevati) sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord.

A pesare inoltre è il lavoro irregolare, molto diffuso nel Mezzogiorno, che da sempre provoca un abbassamento dei salari contrattualizzati dei settori che tradizionalmente sono investiti da questa piaga sociale (agricoltura, servizi alla persona, commercio) Quanto alle città con gli stipendi più alti, spicca su tutte Milano, con 32.472 euro annui, seguita da Parma (26.861 euro), Modena (26.764 euro), Bologna (26.610), Reggio Emilia (26.100). I lavoratori dipendenti più poveri, invece, si trovano a Trapani dove percepiscono una retribuzione media lorda annua di 14.365 euro, a Cosenza (14.313 euro), Nuoro (14.206 euro). Negli ultimi posti della classifica vi sono i lavoratori dipendenti di Vibo Valentia, con una busta paga media di 12.923 euro l’anno contro una media italiana di 22.839 euro.

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Economia

Assicurazioni,utili su nei 6 mesi,12 miliardi per 4 big

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Dopo un 2023 da record, continua il periodo di crescita per il settore assicurativo. Nel primo semestre del 2024 bilanci ancora nel segno più con 4 grandi protagonisti internazionali del settore, ovvero Generali e Unipol dalle radici italiane, insieme ad Allianz e Axa, che da soli hanno chiuso il periodo con oltre 12 miliardi di utili, in crescita del 4,4% rispetto ai primi 6 mesi dello scorso anno. A rilevarlo è un report dell’Ufficio Studi e Ricerche della Fisac Cgil condotto sui bilanci delle quattro grandi compagnie assicurative europee. Complessivamente, i quattro grandi gruppi hanno superato i 204 miliardi di euro di premi (Danni e Vita) con un incremento di oltre il 9% rispetto all’anno precedente.

La crescita nei Rami Danni, che hanno presentato un utile operativo tecnico di 9,1 miliardi è stata del 3%, mentre i Rami Vita hanno rilevato un utile operativo tecnico di 6,5 miliardi con un incremento più marcato del 7%. Il campione italiano, Generali e Unipol, ha registrato utili a 2,6 miliardi di euro di utili nel primo semestre, rispetto ai 2,8 miliardi registrati nei primi sei mesi dello scorso anno. La leggera diminuzione è principalmente imputabile a utili non ricorrenti e one-off di Generali lo scorso anno, in assenza dei quali l’utile normalizzato sarebbe risultato stabile a 2 miliardi di euro, mentre Unipol è passata da 517 milioni di euro al semestre 2023 a 555 milioni di euro al 30 giugno 2024, con un incremento del 7%.

L’utile di Allianz migliora del 13,9% passando dai 4,6 miliardi di euro del 2023 ai 5,3 miliardi del 2024, mentre Axa conferma sostanzialmente l’utile del primo semestre dell’anno passato, pari a 4,1 miliardi di euro, a 4,2 miliardi nel 2024. Il settore assicurativo, conclude lo studio, si è quindi confermato nel complesso ancora una volta molto solido e, come riporta la Fisac Cgil con indici di solvibilità in deciso incremento. Gli ottimi risultati del comparto vengono evidenziato dalla ricerca della Fisc Cgil anche nell’ottica dei prossimi rinnovi di contratto: “Ancora una volta registriamo risultati estremamente positivi sul fronte della redditività e della solidità del settore assicurativo. Risultati raggiunti grazie all’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori del settore che meritano un significativo riconoscimento, a partire dai prossimi rinnovi contrattuali, di primo e secondo livello”, dice la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito. (

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Ambiente

L’Italia pensa al nucleare, 50 miliardi l’impatto sul Pil

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Il tema del nucleare di ultima generazione irrompe al forum Teha di Cernobbio con con gli imprenditori e operatori del settore che chiedono di “fare presto” per evitare di perdere l’opportunità per gli investimenti. Una tecnologia che porterebbe benefici alla crescita economica del Paese un impatto sul Pil di 50,3 miliardi al 2050. La posizione del governo non si fa attendere con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che annuncia l’arrivo “entro fine anno” di un “disegno di legge, che conterrà la normativa primaria e dove saranno previsti i soggetti regolatori”.

L’Italia, di fatto, rientrerebbe nel nucleare. Da Villa d’Este, sul lago di Como, sono Edison e Ansaldo Nucleare ad illustrare l’impatto dell’atomo sulla decarbonizzazione energetica e sull’economia italiana. Il nucleare di ultima generazione, secondo una analisi illustrata a Cernobbio, può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di euro. Ma c’è di più perché considerando anche i benefici indiretti e dell’indotto, sarà possibile creare oltre 117.000 nuovi posti di lavoro. Il nuovo nucleare non è soltanto una “risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese”, spiega Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.

“L’Italia ha l’occasione – aggiunge – di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo”. Sui tempi è il ministro Pichetto a fissare dei punti fermi. Per fine anno arriverà “l’analisi complessiva sul nucleare e su ciò che bisognerà introdurre come norma primaria che deve trasformarsi in disegno di legge”. I tempi li detterà il “parlamento, ma auspico che nel corso del 2025 che si possa chiudere quello che è il processo di valutazione normativa”. E sull’ipotesi di un nuovo referendum, “non faccio il mago di conseguenza la libertà di raccogliere firme e fare i referendum c’è”. In passato gli italiani si sono espressi su una “tecnologia di 60 anni fa, quella di prima e seconda generazione”, prosegue il ministro, ribandendo che “guardiamo al nuovo nucleare, che non prevede la costruzione di grandi centrali.

Pensiamo invece ai agli Small modular reactor e agli Advanced modular reactor”. In Italia c’è grande fermento tra i principali protagonisti del settore dell’energia per essere pronti ad affrontare la sfida del nuovo nucleare. Da mesi, infatti, sono stati siglati numerosi accordi di programma finalizzati allo ricerca ed allo sviluppo della tecnologia nucleare. Tra le ultime intese, ma solo in ordine di tempo, c’è quella tra Edison, Federacciai e Ansaldo Energia per decarbonizzare le acciaierie italiane. Per l’Italia si riapre una nuova “riflessione sul ruolo benefico che le nuove tecnologie nucleari disponibili o in via di sviluppo possono giocare nel mix energetico italiano”, spiega Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Il nucleare di nuova generazione conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo.

Nello sviluppo del nuovo nucleare, secondo l’analisi di Edison, Ansaldo Nucleare e Teha, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la catena di fornitura e su un sistema della ricerca all’avanguardia. Lo studio, inoltre, ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare che confermano una “forte resilienza di questo comparto a tre decenni dall’abbandono della produzione in Italia”. Il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende di questa filiera si attesta nel 2022 a 457 milioni di euro, con circa 2.800 occupati sostenuti, e l’Italia che si posiziona quindicesima a livello globale e settimana in Ue-27 per export di reattori nucleari e componenti tra il 2018 e il 2022.

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