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Atterraggio di emergenza per la navicella spaziale Soyuz per avaria, salvi gli astronauti Ovchinin e Hague

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Un atterraggio difficile ma riuscito in Kazakistan, al cosmodromo di Baikonur, per la Soyuz Ms-10. La navicella spaziale è  rientrata per un guasto al motore. Avrebbe dovuto trasportare i due cosmonauti, il russo Aleksei Ovchinin e lo statunitense Nick Hague,verso la Iss. “L’arresto di emergenza dei motori del secondo stadio” subito dopo il decollo, avvenuto alle 10.40 (ora italiana), li ha obbligati al rientro.

Gli astronauti, fa sapere la Nasa, sono stati estratti dalla capsula e trasportati, via elicottero, nella città di Dzhezkazgan, in Kazakistan. Dopo le prime visite mediche, sono stati  trasferiti a Star City, il grande centro di addestramento di astronauti alle porte di Mosca. Le prime immagini sono piuttosto confortanti: gli astronauti sorridono e sembrano in buone condizioni di salute, nonostante l’enorme accelerazione cui sono stati sottoposti durante l’atterraggio di emergenza. “Grazie a Dio l’equipaggio è salvo”: ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, dopo avere appreso dell’atterraggio riuscito. 

La missione prevedeva un periodo di oltre sei mesi nella stazione orbitale per i due astronauti che, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Ria Novosti, “non hanno riportato lesioni”. Secondo le fonti, la comunicazione con l’equipaggio non si è mai interrotta. Il problema al motore è avvenuto “al 119esimo secondo di volo, quando si sono separati i blocchi laterali del primo stadio dal blocco centrale del secondo stadio della navicella”.  Ora si pone il problema di individuare le cause dell’incidente. Un processo che potrebbe rallentare le prossime missioni umane verso lo spazio. “Finché non saranno chiarite le cause dell’incidente di oggi”, ci spiega Alessandro Gabrielli, responsabile dell’unità lanciatori e trasporto spaziale dell’Agenzia Spaziale Italiana, “è altamente probabile che i voli in programma per la Soyuz saranno sospesi. La Soyuz, al momento, è l’unico mezzo di cui disponiamo per portare gli esseri umani nello Spazio e sulla Stazione spaziale: i vettori di Boeing e SpaceX non saranno pronti prima di maggio 2019”. Non c’è da preoccuparsi, comunque, per la sorte dell’attuale equipaggio della Stazione spaziale, che pur essendo più “isolato” del solito ha comunque tutto il necessario per proseguire in sicurezza le sue attività, tanto più che i rifornimenti arrivano con altre navicelle (senza equipaggio).

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Missione Starliner Boeing conclusa col rientro della capsula vuota, posticipato il ritorno degli astronauti

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La prima missione spaziale di astronauti di Boeing è terminata venerdì sera con un atterraggio della capsula vuota e due piloti di test ancora nello spazio, rimasti fino al prossimo anno perché la NASA ha giudicato il loro ritorno troppo rischioso. Sei ore dopo essere decollata dalla Stazione Spaziale Internazionale, la Starliner è atterrata con il paracadute nel White Sands Missile Range del New Mexico, scendendo in modalità automatica attraverso l’oscurità del deserto. È stata una conclusione priva di eventi di un dramma iniziato con il lancio di giugno del tanto atteso debutto con equipaggio della Starliner e rapidamente evolutosi in un cliffhanger prolungato di una missione colpita da guasti ai propulsori e perdite di elio. Per mesi, il ritorno di Butch Wilmore e Suni Williams è stato incerto mentre gli ingegneri lottavano per comprendere i problemi della capsula. Boeing ha insistito, dopo estesi test, che la Starliner era sicura per riportare i due a casa, ma la NASA non era d’accordo e ha prenotato un volo con SpaceX. Il loro volo con SpaceX non decollerà fino alla fine di questo mese, il che significa che rimarranno nello spazio fino a febbraio, più di otto mesi dopo il decollo di quella che doveva essere una rapida missione.

Wilmore e Williams avrebbero dovuto riportare la Starliner sulla Terra entro metà giugno, una settimana dopo il lancio. Tuttavia, il loro viaggio verso la stazione spaziale è stato compromesso da una cascata di problemi ai propulsori e perdita di elio, e la NASA ha infine deciso che era troppo rischioso riportarli con la Starliner. Così, con aggiornamenti software freschi, la capsula completamente automatizzata è partita con i loro posti vuoti e le tute spaziali blu, insieme ad alcune attrezzature vecchie della stazione. “Sta tornando a casa”, ha radiofonato Williams mentre la capsula bianca e con rifiniture blu si sganciava dalla stazione spaziale a 260 miglia (420 chilometri) sopra la Cina e scompariva nel vuoto nero. Williams è rimasta sveglia fino a tardi per vedere come andava a finire. “Un buon atterraggio, davvero eccezionale”, ha detto il controllo missione di Boeing.

Le telecamere della stazione spaziale e un paio di aerei NASA hanno catturato la capsula come una striscia bianca in fase di atterraggio, suscitando applausi e incoraggiamenti. La demo dell’equipaggio della Starliner ha concluso un viaggio pieno di ritardi e battute d’arresto. Dopo il ritiro degli Space Shuttle oltre un decennio fa, la NASA ha assunto Boeing e SpaceX per il servizio di taxi orbitale. Boeing ha incontrato così tanti problemi nel suo primo volo di prova senza passeggeri nel 2019 che ha dovuto ripeterlo. Il rifacimento del 2022 ha rivelato ulteriori difetti e il conto per le riparazioni ha superato il miliardo di dollari. Il volo di trasporto equipaggio di SpaceX alla fine di questo mese sarà il decimo per la NASA dal 2020. La capsula Dragon decollerà per l’espedizione semestrale con solo due astronauti, poiché due posti sono riservati a Wilmore e Williams per il volo di ritorno.

Come astronauti esperti e capitani della Marina in pensione, Wilmore e Williams si aspettavano ostacoli durante il volo di prova. Hanno mantenuto attivi nello spazio, aiutando con riparazioni e esperimenti. I due sono ora membri a tempo pieno dell’equipaggio della stazione insieme agli altri sette membri a bordo. Anche prima del lancio del 5 giugno da Cape Canaveral, Florida, il sistema di propulsione della Starliner perdeva elio. La perdita era piccola e considerata isolata, ma ne sono emerse altre quattro dopo il decollo. Poi cinque propulsori hanno fallito. Sebbene quattro dei propulsori siano stati recuperati, la NASA ha avuto dubbi se ulteriori malfunzionamenti potessero ostacolare la discesa della capsula dall’orbita. Boeing ha condotto numerosi test dei propulsori nello spazio e a terra durante l’estate ed era convinta che il suo veicolo spaziale potesse riportare gli astronauti in sicurezza. Ma la NASA non si è sentita a suo agio con la situazione dei propulsori e ha scelto SpaceX.

I controllori di volo hanno eseguito ulteriori accensioni di prova dei propulsori della capsula dopo il distacco; uno ha fallito nell’accensione. Gli ingegneri sospettano che più i propulsori vengono accesi, più diventano caldi, causando il rigonfiamento dei sigilli protettivi e ostacolando il flusso del propellente. Non saranno in grado di esaminare nessuno dei pezzi; la sezione contenente i propulsori è stata scartata poco prima del rientro. La Starliner sarà trasportata di nuovo al Kennedy Space Center della NASA, dove verranno effettuate le analisi. “Esamineremo i dati e determineremo i prossimi passi per il programma”, ha dichiarato Mark Nappi, responsabile del programma Boeing. Il responsabile del programma equipaggio commerciale della NASA, Steve Stich, ha detto all’inizio di questa settimana che l’agenzia spaziale rimane impegnata ad avere due aziende americane concorrenti per il trasporto degli astronauti.

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Dall’Ue 780 milioni a 494 giovani ricercatori emergenti

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Dai microrobot impiantabili al modo in cui i virus si trasformano per invadere le cellule, dalle particelle subatomiche come i neutrini alle tecniche laser più avanzate per aiutare a prevenire gli incendi: sono queste le ricerche che l’Europa ha scelto di sostenere, tra le oltre 3.500 domande presentate, per sostenere la sfida cruciale dell’innovazione. Il Consiglio Europeo della Ricerca (Erc) ha infatti assegnato 780 milioni di euro a 494 giovani ricercatori emergenti tramite gli ‘starting grant’, finanziamenti che aiutano i ricercatori all’inizio della loro carriera a lanciare i propri progetti e perseguire le idee più promettenti. “Congratulazioni ai giovani ricercatori italiani che hanno ottenuto gli Erc Starting Grants”, ha scritto in un post su X il ministro dell’Università e la Ricerca Anna Maria Bernini. “State trasformando le vostre idee in progetti concreti in grado di aprire nuove strade per il futuro. Sono le vostre intuizioni ad alimentare il potente motore dell’innovazione”.

L’Italia è quinta in classifica con 41 progetti finanziati, 17 dei quali guidati da donne, mentre sul gradino più alto del podio troviamo la Germania (98) seguita da Paesi Bassi (51) e Regno Unito (50). In base alle nazionalità più rappresentate, invece, gli italiani sono al secondo posto con 61 ricercatori, superati solo dai tedeschi (94) mentre i francesi si collocano terzi (44). “La Commissione europea è orgogliosa di sostenere la curiosità e la passione dei nostri talenti all’inizio della loro carriera”, dichiara Iliana Ivanova, Commissaria per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù.

“I nuovi vincitori mirano ad approfondire la nostra comprensione del mondo: la loro creatività è vitale per trovare soluzioni ad alcune delle sfide sociali più urgenti”. La percentuale di donne vincitrici è arrivata al 44%, in aumento rispetto agli anni precedenti. “In questo bando – sottolinea, infatti, Ivanova – sono felice di vedere una delle percentuali più alte di donne beneficiarie fino ad oggi, una tendenza che spero continui”. Gli Starting Grant assegnano a ciascun ricercatore 1,5 milioni per 5 anni. “Dare potere ai ricercatori all’inizio della loro carriera è al centro della missione del Erc”, afferma Maria Leptin, presidente del Consiglio Europeo della Ricerca. “Sono particolarmente contenta di poter accogliere nuovamente i ricercatori britannici, che sono mancati negli ultimi anni: con 50 sovvenzioni assegnate a progetti nel Regno Unito – prosegue Leptin – questo afflusso è molto positivo per la comunità di ricerca nel suo complesso”. Si stima che, grazie a questi nuovi fondi assegnati, sarà possibile creare 3.160 nuovi posti di lavoro.

In Italia, sono 23 gli atenei e centri di ricerca premiati, per la grande maggioranza situati al Centro-Nord. Al primo posto l’Università di Padova, con ben 5 ricercatori che si sono aggiudicati il finanziamento, seguita a pari merito con 3 grant da Università Sapienza di Roma, Università Bocconi e Politecnico di Milano, Università Federico II di Napoli e Consiglio Nazionale delle Ricerche. I progetti che prenderanno il via sul suolo italiano indagheranno ambiti e quesiti ancora irrisolti molto diversi tra loro.

Ad esempio, Veronica Iacovacci della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa svilupperà la prima generazione di microrobot impiantabili, in grado di navigare in modo controllato e non invasivo nel corpo umano, mentre Andrei Puiu dei Laboratori Nazionali Infn del Gran Sasso esplorerà nuove frontiere nella fisica dei neutrini, confermando o meno le teorie di Ettore Majorana. Per passare poi al lavoro di Davide Pierangeli dell’Isc-Cnr, che affronterà la sfida dei computer fotonici del futuro, e di Matilde Malaspina della Sapienza, che cercherà di ricostruire una delle maggiori biblioteche europee della prima età moderna: la biblioteca di Siviglia del XVI secolo riunita da Hernando Colón, secondo figlio di Cristoforo Colombo.

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Bezos rilancia la sua sfida spaziale a Musk con un nuovo razzo

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Jeff Bezos rilancia la sua sfida spaziale a Elon Musk: è stato infatti annunciato per ottobre il volo inaugurale del nuovo razzo riutilizzabile per carichi pesanti New Glenn della Blue Origin, diretto concorrente dei razzi Falcon Heavy e Starship di SpaceX. Il lancio dovrebbe avvenire da Cape Canaveral non prima del 13 ottobre per la prossima missione marziana della Nasa ‘Escapade’ (Escape and Plasma Acceleration and Dynamics Explorers). Lo si legge sul sito dell’agenzia spaziale statunitense. Con i suoi 98 metri di altezza, il nuovo lanciatore New Glenn (che prende il nome da John Glenn, il primo astronauta americano a volare in orbita attorno alla Terra nel 1962) sarà uno dei razzi più grandi e potenti mai costruiti e lanciati.

Capace di trasportare carichi fino a 45 tonnellate nell’orbita terrestre bassa, avrà il primo stadio riutilizzabile che a fine missione tornerà sulla Terra atterrando su una piattaforma nell’oceano Atlantico. Con il suo volo inaugurale lancerà il primo dei due orbiter gemelli della missione Escapade, con cui la Nasa studierà l’interazione del vento solare con la magnetosfera su Marte. I voli successivi di New Glenn sono già stati prenotati da diversi clienti come Telesat, Eutelsat e la stessa Amazon di Bezos. In futuro il razzo verrà utilizzato anche per posizionare in orbita lunare il lander Blue Moon di Blue Origin nell’ambito della missione Artemis 5. Il suo diretto concorrente, il razzo Starship di SpaceX, verrà invece impiegato in una versione modificata per fare atterrare i primi astronauti sulla Luna durante la missione Artemis 3, prevista per settembre 2026.

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