Le carte prepagate dovevano servire per far fronte alle spese urgenti, come, per esempio, interventi di manutenzione improcrastinabili. Invece, sarebbero state usate anche per scopi personali, ad esempio per acquistare prodotti su Amazon e musica su Spotify: punta il dito contro gli sprechi alla Sma Campania, società in-house della Regione, l’indagine dei finanzieri del Gruppo Tutela spesa pubblica del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli coordinata dalla Procura della Corte dei conti della Campania.
A nove persone, tra amministratori, dirigenti e dipendenti della società, si chiede conto di un danno erariale stimato in oltre 5,7 milioni di euro, accumulato in un decennio, dal 2012 al 2022. Le prepagate rappresentano solo una piccola parte degli sperperi totali, ma sarebbero sintomatiche – secondo l’accusa – della leggerezza con cui in quella società si maneggiavano i soldi pubblici. La maggior parte degli sprechi – oltre 3,6 milioni di euro – si concentra in un altro capitolo dell’indagine, quello delle progressioni ingiustificate di carriera e dei conseguenti aumenti di stipendio attraverso i cosiddetti superminimi, concessi praticamente a pioggia, a una settantina di dipendenti. Poi ci sono i noleggi delle vetture e le spese per la telefonia fissa e mobile, pagati a prezzi maggiorati perché affidati direttamente ai fornitori senza alcuna gara aderendo alla convenzione Consip, in aperta violazione delle normative.
Da alcune intercettazioni emerge la consapevolezza dell’esborso da parte di alcuni degli indagati per i quali, per esempio, i noleggi a lungo termine stavano “dissanguando la Sma”. Agli atti c’è anche un caso di doppio pagamento: per il medesimo contratto di noleggio mensile, per lo stesso periodo e per la medesima vettura, la fattura è stata pagata due volte. Secondo i calcoli degli inquirenti, quei due capitoli di spesa hanno comportato sprechi, rispettivamente, per 778mila euro e 742mila euro. L’utilizzo fraudolento delle carte aziendali, tra prelievi di contante, pagamenti fittizi e, anche, ricariche telefoniche per utenze personali e familiari, ammontano invece a oltre 502mila euro. Ma tra le spese “inammissibili” scovate dagli investigatori ci sono anche quelle per i ristoranti, non legate a eventi specifici: “Peraltro, la Sma Campania- spiegano i pubblici ministeri – non si è mai dotata di un regolamento delle spese di rappresentanza e tale circostanza avrebbe dovuto rendere ancor più prudente la valutazione in merito alla possibilità di spesa per tale tipologia di acquisti”.
I destinatari delle contestazioni del procuratore regionale Antonio Giuseppone e dei sostituti procuratori generali Davide Vitale e Flavia Del Grosso sono l’ex presidente del Cda Giuseppe Cammarota; gli ex amministratori unici Ciro De Leo, Raffaele Scognamiglio e Giuseppe Esposito; l’ex consigliere delegato Lorenzo Di Domenico; l’ex dirigente Cosimo Silvestro; l’ex financial manager Roberto Iavarone; l’addetto alla contabilità e bilancio Ernesto Tartaglione e il responsabile dell’impianto di depurazione di Napoli est Luigi Riccardi. Tutti potranno ora chiedere di essere ascoltati dall’Autorità giudiziaria contabile e depositare le proprie deduzioni ed eventuale documentazione. Di Domenico, Scognamiglio, Silvestro e Tartaglione, nell’ambito di un procedimento penale parallelo, sono stati rinviati a giudizio dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a vario titolo per peculato, abuso d’ufficio e simulazione di reato, in relazione alla gestione della cassa delle carte prepagate