Collegati con noi

Cronache

Testimone di giustizia: “Criminalità è entrata negli appalti per costruire autostrade, così cadono cavalcavia e ponti facendo stragi”

Pubblicato

del

Provare a fare chiarezza, non a scatenare psicosi o ad assecondare la caccia alle streghe se le streghe non ci sono. Dopo il crollo del viadotto della Polcevera a Genova, con 43 morti inermi, molte cose sono cambiate nel rapporto tra chi gestisce le autostrade italiane (Oggi Autostrade per l’Italia, domani chissà) e gli automobilisti che ne usufruiscono. È crollato non solo il Ponte Morandi, è venuto giù in macerie anche il rapporto di fiducia di questo colosso imprenditoriale con gli italiani. Il Governo Conte intende revocare la Concessione ad Autostrade e si avvia a farlo. Se può farlo e come lo farà si vedrà. Ad Autostrade, però, è stata già revocata la cosa più preziosa che potesse avere: la fiducia degli automobilisti, degli italiani. Quella si guadagna dopo molto tempo, e si perde in un solo colpo. Quella fiducia è sotto le macerie del Ponte Morandi. Troppi morti che potevano essere evitati. E non parliamo solo di quelli estratti dalle auto schiacciate sotto il viadotto di Genova. Perchè la questione Concessione è roba per avvocati, vertenze milionarie, cavilli, ricorsi, appelli. La fiducia non è meno importante della giustizia.  

Seguiremo il processo, quando verrà incardinato, per la strage di Genova. Stiamo seguendo il processo in primo grado della carneficina di Avellino. Altri 40 morti dentro un bus, diventato una bara di lamiere. Un bus precipitato dal viadotto dell’Acqualonga sull’autostrada Bari/Napoli. Ci sono anche in questo processo responsabilità precise contestate ad Autostrade per l’Italia al vaglio della magistratura inquirente e soggette al giudizio del Tribunale di Avellino. Vorremmo poter dire che è l’ultima volta che assistiamo a fatti che si potevano evitare. Ma forse chiediamo troppo. Vi proponiamo una intervista (al momento nella sua versione più breve con molti omissis) a un testimone di giustizia che è teste chiave in alcune inchieste sulla costruzione di ponti, viadotti, svincoli e pezzi di autostrade. È un uomo che per la sua scelta di raccontare ai magistrati alcuni fatti che potevano costituire reato non ha più una vita. Ha perso la famiglia. È sotto scorta, non può fare un passo, non può andare da nessuna parte se prima non lo comunica ai suoi angeli custodi che nella fattispecie sono dei carabinieri. Lui si chiama Gennaro Ciliberto, è tecnicamente un testimone di giustizia, vive in località protetta usando un altro nome che gli è stato assegnato dallo Stato, assieme ad un lavoro. Il suo racconto è interessante per tanti motivi. Perché spiega le (per noi presunte) infiltrazioni della criminalità organizzata nei lavori per realizzare autostrade, acquisendo con metodi poco ortodossi appalti per milioni di euro. Parla di mazzette. Parla di ditte in odore di mafia o con interdittive antimafia che dalla sera alla mattina cambiano nome all’azienda interdetta o ne costituiscono un’altra che prende il posto di quella precedente. E ci ha raccontato che tutto accade (per noi, accadrebbe) con la complicità di chi dovrebbe controllare, cioè Autostrade. In questo specifico contesto ci interessa, e lo abbiamo ritagliato, quello che Ciliberto racconta su Tangenziale di Napoli. E altri tratti di autostrada del Paese gestiti da SMA (Società meridionale autostrade). Parliamo di due società (Tangenziale Spa e SMA Spa) che producono utili per Autostrade per l’Italia e il gruppo Atlantia, che ne sono le controllanti. In Tangenziale, dove fermeremo la nostra attenzione, ogni anno passano, attraversano questo tratto a pedaggio, 85 milioni di auto. E qui il testimone di giustizia dice alcune cose che se vere sarebbero gravi circa lo stato di usura di certe strutture che rischierebbero di venire giù. 

 

Il presidente di Tangenziale di Napoli, l’ex ministro del Bilancio, Paolo Cirino Pomicino, ha spiegato che loro sono “assolutamente tranquilli, i controlli sono continui e gli interventi vengono programmati ed eseguiti nei tempi giusti”. Ma poi ci sono molte altre criticità. Che il testimone di giustizia racconta. Noi diciamo che la sua è una testimonianza che altrove, in certi processi, è stata importante. Però, si vedrà. A proposito di Tangenziale e Sma, nel video in cui parla il testimone di giustizia, vedrete delle immagini di un cavalcavia che si trova all’altezza dello svincolo per Capodichino. Si vedono delle travi massicce che dovrebbero servire a tenerlo. Non stiamo dicendo o suggerendo che stanno lì per non far cadere il Ponte, ma certo non sono molto rassicuranti quegli enormi sostegni e nemmeno rassicura il fatto che poi tutto sia stato coperto con dei teli. Se ci sono lavori, sarebbe bello scrivere in una tabella, come si fa per ogni lavoro pubblico, che tipo di lavori sono, chi li esegue e quanto costano alla collettività. Tutto qua. Ferma restando, evidentemente, il rispetto per la società che gestisce la Tangenziale.

Strage di Avellino, chiesti 10 anni di carcere per l’amministratore delegato di Autostrade Giovanni Castellucci. Di Maio: si dimetta

Advertisement

Cronache

Dal campo di calcio al carcere: la drammatica storia di Gennaro Musella

Pubblicato

del

La violenza scaturita su un campo di calcio amatoriale di Napoli due anni fa torna al centro dell’attenzione per l’inasprimento della misura cautelare nei confronti di Gennaro Musella, protagonista di un duplice tentato omicidio. Quella che doveva essere una semplice partita tra due squadre locali si è trasformata in un incubo di violenza e sangue, segnando in modo indelebile la vita dei partecipanti e delle vittime.

Tutto si è svolto nell’ottobre del 2022 sui campi di calcio di via San Rocco, durante una partita tra le squadre amatoriali dei “Bandidos Argentinos” e gli “Scugnizzi”. Gennaro Musella, allora ventenne, reagì a un intervento in scivolata da parte di un difensore avversario con una ferocia inaudita: estrasse un coltello nascosto nei pantaloncini e colpì ripetutamente l’avversario all’addome, riducendolo in fin di vita. Non contento, rivolse la sua furia verso un altro giocatore, colpendolo anch’esso.

La dinamica dell’aggressione fu chiara dalle immagini agli atti: Musella, spinto dalla rabbia e, pare, dalle incitazioni del padre sugli spalti (“uccidili, uccidili”), reagì in modo spropositato, infliggendo ferite gravi che avrebbero potuto avere esiti tragici. Il suo comportamento sul campo fu definito “pulp” per la brutalità e l’assenza di un minimo freno emotivo.

A seguito dell’arresto immediato, Musella è stato processato per duplice tentato omicidio. Difeso dall’avvocato Rosario Arienzo, ha scelto il rito abbreviato, ammettendo le proprie responsabilità e risarcendo le vittime. Nonostante la gravità dei fatti, la sua confessione e il percorso giudiziario gli hanno permesso di ottenere una riduzione della pena rispetto alle richieste della pubblica accusa. Condannato a quattro anni di reclusione, Musella ha trascorso un periodo agli arresti domiciliari.

Tuttavia, la recente violazione degli obblighi imposti dal regime di detenzione domiciliare ha portato al suo arresto. Le autorità hanno deciso di inasprire la misura cautelare, trasferendolo in carcere, dove Musella dovrà scontare il resto della sua condanna.

Il caso di Gennaro Musella ha destato scalpore non solo per la ferocia dell’aggressione, ma anche per le sue implicazioni familiari. Musella è infatti il nipote di Maria Licciardi, nota madrina di camorra, anche se in questo specifico contesto non sono state rilevate aggravanti di stampo mafioso. Tuttavia, la figura paterna ha avuto un ruolo decisivo nell’incitare la violenza, portando anche alla sua condanna.

Continua a leggere

Cronache

Morta Amelia Cortese Ardias, il cordoglio di Bassolino

Pubblicato

del

“La scomparsa della Cortese Ardias mi rattrista davvero. Amelia è stata una esponente liberale di primo piano, una donna delle istituzioni ed impegnata nella vita culturale e sociale”. Lo afferma in una nota Antonio Bassolino. “Mio padre – aggiunge l’ex sindaco di Napoli – era amico del marito. Le ho voluto molto bene e tra di noi vi sono sempre stati sentimenti di stima ed affetto. Un abbraccio ai familiari”.

Continua a leggere

Cronache

Torna il maltempo, allerta arancione in sei regioni

Pubblicato

del

Torma il maltempo e domani sarà allerta arancione in sei regioni e gialla in nove. Piogge e temporali, dalla serata di oggi, cadranno sulle regioni di Nord-Ovest e la Toscana, poi la perturbazione si estenderà nella giornata di domani al Nord-Est e in parte al Centro. Il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.

I temporali da stasera riguarderanno la Liguria e poi, dalle prime ore di domani, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana, successivamente Lombardia, Veneto e, dal pomeriggio, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria e Lazio. Possibili anche locali grandinate e forti raffiche di vento. Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per la giornata di domani allerta arancione per rischio temporali e idrogeologico su buona parte di Toscana, Emilia-Romagna Liguria, Veneto e Lombardia e su tutto il Friuli Venezia Giulia. Allerta gialla su resto di Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, oltre che su Umbria e parte di Sardegna, Marche e Piemonte.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto