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La Nike pronta a rescindere il contratto con Ronaldo, le accuse di stupro fanno perdere decine di milioni di euro in Borsa alla Juventus

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Lo scriviamo da giorni noi di Juorno. Se Cristiano Ronaldo è a Torino, in Italia, e non più a Madrid, nel mitico Real, un motivo c’è. In Spagna era inseguito dal Fisco. C’è una vicenda familiare pesante che lo inquieta: il papà della sua compagna Georgina che non vuole tra i piedi, perché il signor Jorge Rodriguez non è uno stinco di santo, anzi è sotto costante attenzione delle unità antidroga spagnole perché è un narcotrafficante recidivo con qualche anno di galera già scontato. E poi c’è la storia dello stupro della modella americana, Kathryn Mayorga, che riemerge dal passato e lo accusa di violenza sessuale . Una brutta storia davvero. Cristiano Ronaldo, ahi noi, sembra sempre più triste, solitario y (speriamo di no)  final per dirla con le stesse parole del grande scrittore argentino, Osvaldo Soriano.

La coppia. Cr7 e Georgina fanno di tutto per mostrarsi uniti in questo momento difficile

La crudeltà dei veleni e delle maldicenze, purtroppo, non guarda in faccia nessuno. E così, anche se ti chiami Ronaldo, o forse proprio perché ti chiami Ronaldo, può succedere che una serie indistinta di questioni o nemici, al solo scopo di farti del male, magari si ritrovano dalla stessa parte della barricata solo per farti male, anche se non condividerebbero mai nulla, nella vita. Comunque, non è un bel momento per CR7. E quello che più lo sconvolge, lo fa stare male, è il dover tornare sulle  accuse di stupro rilanciate dalla ex modella Kathryn Mayorga. Lei sostiene di essere stata violentata da Ronaldo nove anni fa a Las Vegas. E come e perché riemerge ancora questa vicenda? Perché Leslie Stovall, avvocato di Kathryn Mayorga, sostiene che la donna, messa a tacere con quasi 400 mila dollari in passato, si è ripresa un coraggio che non aveva avuto in passato grazie “al movimento #MeToo e alle le donne che hanno parlato e denunciato abusi sessuali”.

 

Da questi movimenti e dalle donne che hanno denunciato anche potenti (vedi Weinstein o Bill Cosby) hanno dato a Kathryn molto coraggio, permettendole di presentare denuncia”. E i soldi che ha intascato in passato? E l’accordo che ha firmato per tacere? Carta straccia. L’avvocato Leslie Stovall ne ha chiesto l’annullamento ad una Corte di Las Vegas. Insomma Ronaldo a breve rischia una incriminazione per stupro. La vicenda ha acquisito una  eco planetaria, d’altronde il personaggio lo impone quasi, molti giornali e giornalisti stranieri sono in pianta stabile a Torino per fare le pulci alla vita del portoghese. Che da settimane, oramai, è chiuso in casa. Recluso. Persino la sua nazionale non l’ha convocato. Ufficialmente perché l’ha chiesto lui. Avrebbe concordato con il ct Santos il rientro in nazionale nel 2019 in modo da poter lavorare a Torino di più per inserirsi al meglio. La storia rischia di avere strascichi pesanti per CR7, per la sua immagine e per un portafoglio personale rigonfio di ricchissimi contratti con gli sponsor. Alcuni di questi son già pronti a revocare contratti milionari, non firmarne altri o rescinderne qualcuno.

CR7. Nike è solo uno dei tanti sponsor preoccupati per le vicenda del campione portoghese

La Nike, il colosso dell’abbigliamento con cui il portoghese ha un contratto a vita, si è detta “molto preoccupata per le accuse inquietanti”.  Analoga preoccupazione è stata espressa anche dalla EA sports, il gruppo canadese che sviluppa il celebre videogioco del calcio a marchio Fifa e con cui Ronaldo ha un contratto commerciale. “Stiamo seguendo la situazione da vicino perchè ci aspettiamo che gli atleti che sono sulle copertine dei nostri prodotti e che sono nostri ambasciatori si comportino in modo coerente con i valori di EA”, ha scritto il gruppo nordamericano in una nota. Si vedrà. Per ora chi sta pagando questa vicenda è la Juventus. In Borsa le cose vanno in maniera inversa rispetto ai successi sul campo. Andrea Agnelli ha schierato la società in difesa del fenomeno portoghese,  diramando un comunicato che è stato ripreso dai media di tutto il mondo. “In questi mesi Cristiano ha dimostrato la sua grande professionalità e serietà, apprezzata da tutti alla Juventus – si legge nella nota del club -. Le vicende asseritamente risalenti a quasi 10 anni fa, non modificano questa opinione, condivisa da chiunque sia entrato in contatto con questo grande campione”. Ma la stessa Juventus, come detto, deve subire la flessione del proprio titolo a Piazza Affari. Che era volato ai massimi storici con l’arrivo in luglio di CR7 e in meno tre settimane ha subito una correzione del 25%, comprendendo anche l’oltre 5,1% perso nella seduta odierna, ulteriore arretramento che i mercati spiegherebbero proprio con il caso che dagli Usa coinvolge Cristiano Ronaldo. A ribadire la piena fiducia nel giocatore ci ha pensato Massimiliano Allegri, che a precisa domanda dei giornalisti in conferenza stampa ha risposto: “Cristiano sta bene. Lo conosco da tre mesi, ma sulle sue vicissitudini posso dire che nei suoi 15 anni di carriera ha mostrato grande professionalità e serietà dentro e fuori dal campo. Si è dedicato e si dedica molto al sociale – ha aggiunto Allegri – e questo la dice lunga: per quanto riguarda il campo invece è pronto per rientrare”.

 

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Mai così tante famiglie operaie in povertà assoluta

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Essere o diventare poveri in Italia non è un’esperienza riservata a pochi. Nel 2023, con quasi 6 milioni di “poveri assoluti”, esattamente 5,69 milioni di residenti, si è toccato il record storico del numero di indigenti dal 2014, anno in cui si è cominciato a fare questo tipo di rilevazione. Dati alla mano, in Italia essere poveri è una condizione che riguarda più di una persona su dieci (10,6%), e i minori in condizioni di povertà sono arrivati a 1,29 milioni, anche questo un triste primato. La probabilità di essere povero aumenta ovviamente se si è disoccupati ma, meno ovviamente, aumenta anche se un lavoro ce l’hai e sei un operaio, un lavoratore dipendente, se vivi in una famiglia numerosa, se sei straniero e se vivi al Sud, benché anche al Nord stiano aumentando le famiglie in povertà.

Dal rapporto Istat, emerge che il disagio economico si aggrava per gli operai la cui quota in “povertà assoluta” è in continuo aumento. Le famiglie operaie in povertà nel 2023 hanno toccato il livello record di 16,5%, cioè un balzo di quasi due punti in più rispetto al 14,7% del 2022, stesso balzo anche per le famiglie operaie considerate in “povertà relativa” che passano dal 16,8% del 2022 al 18,6% del 2023. Il dato non stupisce considerando che la produzione industriale italiana ha segnato ad agosto il suo diciannovesimo mese di calo consecutivo mentre gli annunci di tagli, chiusure, cassa integrazioni, si susseguono con un bollettino senza tregua.

Ma la povertà inizia a erodere anche le categorie sociali considerate privilegiate. Nel 2023 sono aumentate le famiglie di “dirigenti, quadri e impiegati dipendenti” in “povertà assoluta”, passate dal 2,6% del 2022 al 2,8% del 2023 come quelle di “imprenditori e liberi professionisti” (da 1% all’1,7%). Migliora invece il tenore di vita delle famiglie di lavoratori autonomi: in questo segmento si registra una diminuzione delle famiglie in povertà assoluta che scendono dall’8,5% del 2022 al 6,8% del 2023. Meno prevedibile, e per questo più preoccupante, è l’aumento della povertà riscontrata nelle regioni del Nord Italia. Se l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene ancora più alta nel Mezzogiorno, dove coinvolge oltre 859mila famiglie cioè più del doppio delle famiglie in povertà assoluta nel Nord-Est (413mila), al Nord e al Centro la fetta di famiglie in povertà assoluta è in aumento: rispettivamente al Nord dal 42,9% del 2022 al 45,0% e al Centro dal 15,6% al 16,2%.

Mentre nel Mezzogiorno la percentuale diminuisce dal 41,4% al 38,7%. Stesse dinamiche si riscontrano nelle famiglie in “povertà relativa”. Nel report l’Istat segnala un “aumento dell’intensità in tutto il Nord (sia nel Nord-est che nel Nord-ovest, dove è pari a 19,4% e 19,9%, rispettivamente), e al Centro (20,2%), mentre il Mezzogiorno segnala una riduzione che porta i valori dell’intensità al 20,9%”. Viene considerata dall’Istat in “povertà relativa” una famiglia di due persone che abbia una spesa per consumi pari o al di sotto la soglia mensile di 1.210,89 euro. Se la famiglia è di quattro persone la soglia sale a 1.973,75 euro. Mentre viene considerato in “povertà assoluta” un single di 30-59 anni che vive nell’area metropolitana della Lombardia e spende 1.217,10 euro al mese, o se vive in Sicilia spende 756,16 euro al mese.

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Uccide la zia nel negozio e si barrica in casa

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Un’altra donna vittima di violenza, stavolta vicino a Firenze dove un giovane ha ucciso la zia nel negozio e poi, ancora armato, si è fatto arrestare dai carabinieri nell’orto. La vittima è Laura Frosecchi, 54 anni, sposata, due figli. Le ha sparato il nipote Mattia, 22 anni, disoccupato, stamani a Chiesanuova (Firenze), un paese di collina poco distante dalla città. Una cliente andata a fare la spesa ha trovato la vittima in una pozza di sangue, ha chiamato soccorso e una parente ha dato l’allarme al 118. Intanto il presunto omicida, fuggito verso la sua abitazione che è appena al di là della stessa strada, la provinciale Volterrana, ha contattato più o meno negli stessi momenti per telefono in un forte stato di agitazione i carabinieri di San Casciano Val di Pesa, che lo hanno riconosciuto e hanno avvisato il comando in città.

Per la donna, che lavorava col marito Stefano nell’alimentari di famiglia, un panificio ben avviato, i sanitari del 118 hanno subito constatato la morte. Invece, la presenza di una persona armata nel paese ha fatto scattare un piano di emergenza per isolare parte dell’abitato e cercare il colpevole. Sono stati inviati a Chiesanuova carabinieri protetti da caschi e giubbotti antiproiettile pronti per un’irruzione. In forze hanno raggiunto la casa del 22enne che con la pistola poteva diventare pericoloso per gli altri e per sé. Si era nascosto nel terreno retrostante, in un orto e qui lo hanno trovato dopo una prolungata trattativa. Grazie all’intervento di un negoziatore dell’Arma lo hanno convinto a consegnarsi. L’intervento, spiegano i carabinieri, è stato tale da “farlo desistere da ogni ulteriore iniziativa, anche autolesionistica”. La pistola è stata sequestrata, lui è stato portato in caserma a Firenze.

Quando l’auto con il fermato a bordo è transitata davanti al gruppo di residenti, sbigottiti per l’accaduto, alcuni lo hanno offeso. Un parente della vittima ha urlato “Sei un pezzo di m…’. Laura Frosecchi lavorava nell’alimentari dei suoceri, gestendolo insieme al marito Stefano. Il suo omicidio è un fatto eclatante per zone solitamente esenti da fatti di sangue. Subito tra i residenti è girata la voce che le avesse sparato il nipote, qualcuno lo avrebbe visto mentre si allontanava dal negozio. Secondo gli abitanti il 22enne girava armato di pistola e sarebbe coinvolto in “brutti giri”, pure il parroco è a conoscenza del fatto che aveva “difficoltà”. Le ricostruzioni sono in corso, a partire dal motivo per cui avrebbe ucciso la zia.

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Carabiniere ucciso nel 1987, Corte d’Assise vuole perizia fonica

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Nella tarda mattinata la Corte d’Assise d’appello di Bologna ha dato incarico per una perizia fonica sulla voce del telefonista che da una cabina del litorale ferrarese ai familiari chiese il riscatto di 300 milioni di lire per la liberazione di Pier Paolo Minguzzi, 21enne studente universitario di Alfonsine (Ravenna), figlio di imprenditori dell’ortofrutta e carabiniere di leva a Bosco Mesola, nel Ferrarese, rapito e subito ucciso nella notte tra il 20 e il 21 aprile 1987 mentre, in un periodo di licenza pasquale, rincasava dopo avere riaccompagnato la fidanzata. I suoi aguzzini infine lo gettarono nel Po di Volano da dove il corpo riaffiorò l’uno maggio successivo. In totale sono tre gli imputati: tutti assolti in primo grado il 22 giugno 2022, dopo poco più di un’ora di camera di consiglio a fronte di altrettante richieste di ergastolo, per non avere commesso il fatto.

Si tratta di due ex carabinieri al tempo in servizio alla caserma di Alfonsine: il 59enne Angelo del Dotto di Ascoli Piceno (avvocato Gianluca Silenzi) e il 58enne Orazio Tasca, originario di Gela (Caltanissetta) ma da anni residente a Pavia (avvocato Luca Orsini). E dell’idraulico del paese: il 67enne Alfredo Tarroni (avvocato Andrea Maestri). Parte civile, oltre ai familiari del defunto, figura il nuovo sindacato carabinieri (Nsc) con l’avvocato Maria Grazia Russo. In particolare la Corte bolognese vuole capire se chi aveva realizzato le telefonate estorsive alla famiglia Minguzzi, possa o meno essere identificabile in Tasca attraverso la comparazione delle registrazioni della voce dell’imputato provenienti dal processo per la tentata estorsione, sempre da 300 mila euro, a un altro imprenditore ortofrutticolo della zona, Contarini.

La Corte ha in particolare chiesto espressamente di indicare quali siano i criteri che i periti utilizzeranno. Il nuovo presidente della Corte, il giudice Domenico Stigliano, ha invitato i periti e i consulenti di parte alla massima collaborazione e lealtà al fine di raggiungere il fine ultimo comune a tutti: che è quello del perseguimento della verità. Le operazioni inizieranno il 4 novembre, data entro la quale anche Nsc avrà facoltà di nominare propri consulenti tecnici. I periti individuati dalla Corte sono l’ingegnere informatico Sebastiano Battiato (università di Catania) e la professoressa Chiara Meluzzi (università statale di Milano), linguista.

La scelta di quest’ultima è stata dettata dalla volontà della Corte di esplorare anche la possibile individuazione del dialetto di provenienza dell’estorsore, già indicata, genericamente nelle perizie di primo grado, in quella siciliana. Il termine per il deposito della perizia è di giorni 90. L’udienza per l’esame dei periti è stata fissata per il 10 febbraio. Ulteriore udienza istruttoria è stata fissata per il 17 febbraio. Nelle motivazioni di assoluzione, l’allora presidente della Corte d’Assise di Ravenna, il giudice Michele Leoni oggi in pensione, aveva scritto che si era trattato di “un omicidio di stampo mafioso”, un “classico esempio di lupara bianca”.

Tanto che l’eliminazione del ragazzo “avvenne con un rituale simbolico e tipico delle vicende di mafia”. E in quanto al riscatto, la spiegazione poteva celarsi dietro alla volontà di “infliggere alla famiglia un ulteriore pregiudizio” o a mero sciacallaggio. Di sicuro chi aveva rapito Minguzzi, aveva continuato per tutti il tempo a chiedere il riscatto ben sapendo che il ragazzo fosse già morto. Durante il processo di primo grado, il consulente nominato dal pm Marilù Gattelli, l’ingegnere Sergio Civino, era giunto alla conclusione di una forte corrispondenza tra la voce del telefonista e quella di Tasca. Il perito nominato dalla Corte d’Assise, il professor Luciano Romito, si era invece espresso escludendo categoricamente Tasca.

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