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Cronache

Atterraggio di emergenza di un Canadair, chiuso e riaperto dopo 2 ore l’aeroporto di Capodichino

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La pista dell’aeroporto di Napoli Capodichino è chiusa dalle ore 20, a causa dell’atterraggio di emergenza di un Canadair. Il velivolo ha subito un danno meccanico che non gli ha consentito l’uscita dalla pista, che è quindi attualmente chiusa. Lo scalo partenopeo – si apprende dalla Gesac, la società di gestione dell’aeroporto – ha applicato il piano di emergenza aeroportuale e l’aereo è in fase di rimozione. Non ci sono feriti sul Canadair. Tutti i voli il cui atterraggio era previsto a Napoli dalle 20 sono stati dirottati su altri scali.  Verso le 22:05 la pista è stata liberata dal Canadair che aveva  subito un danno meccanico. Ha avuto quindi esito positivo l’ispezione effettuata dopo la rimozione del velivolo dalla pista. La riapertura è stata comunicata attraverso la pagina Facebook dell’aeroporto di Capodichino.

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Cronache

Estorsioni nel Napoletano, quattro arresti dei carabinieri

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Per conto del clan Mallardo imponevano le estorsioni agli imprenditori dell’hinterland a nord di Napoli per consentire loro di continuare a svolgere la propria attività lavorativa. Quattro persone sono state arrestate dai carabinieri della Compagnia di Giugliano al termine di indagini coordinate dalla Dda partenopea.

Il gip del Tribunale di Napoli contesta, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso nonché di tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Si tratta di Giovanni Di Cicco, 62 anni, di Vincenzo Strino, che a breve compirà 57 anni, di Sabatino Cimmino, 44 anni, e di Antonio Russo, 55 anni. Le estorsioni sarebbero state tentate il 3 e il 26 settembre 2018 ai danni di imprese che stavano lavorando in località Varcaturo di Giugliano in Campania, in provincia di Napoli.

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Cronache

Scoperti a Torino tre falsi dentisti e sequestrati quattro studi

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L’operazione, denominata ‘Sorriso amaro’, ha portato la guardia di finanza di Torino, coordinata dalla Procura, alla scoperta di tre falsi dentisti che gestivano quattro studi odontoiatrici nel capoluogo piemontese. I falsi professionisti erano privi di titolo di studio e non erano in possesso di autorizzazioni per l’esercizio della professione medica. Le indagini, svolte dai finanzieri del 1° Nucleo Operativo Metropolitano, reparto guidato dal capitano Elisa Viterale, avevano già consentito, nello scorso aprile, di individuare e chiudere tre studi dentistici, che erano stati aperti in diversi quartieri del capoluogo piemontese, dove operavano gli indagati in collaborazione tra loro.

Grazie tariffe vantaggiose, erano riusciti a garantirsi competitività e attrattiva sul mercato. Uno degli indagati, nonostante il primo sequestro, aveva mantenuto i suoi clienti e riorganizzato l’attività sotto forma di società di capitali a lui intestata. Una sorta di clinica poliambulatoriale dotata di un direttore sanitario ma proseguendo, di fatto e autonomamente, il solo illecito esercizio della professione odontoiatrica.

L’inchiesta ha consentito di appurare che le prestazioni odontoiatriche svolte erano avvallate dal rilascio di certificati medici recanti prescrizioni terapeutiche e di medicinali, corredate del timbro di un inconsapevole professionista iscritto presso l’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino, totalmente estraneo ai fatti. Secondo gli investigatori l’illecita attività, a partite dal 2023, ha portato all’incasso di circa un milione di euro.

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Uccisa nel Casertano, Cassazione annulla ergastolo per il marito

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La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo pronunciata dalla Corte di assise di appello di Napoli nei confronti del 42enne Michele Marotta, accusato dell’omicidio della moglie, Maria Tedesco, 33 anni, commesso a San Felice a Cancello (Caserta) l’11 novembre del 2020. La Suprema Corte, nonostante il diverso avviso del procuratore generale, ha accolto il motivo di ricorso presentato dal difensore di Marotta, l’avvocato Dario Vannetiello, annullando senza rinvio la pena del carcere a vita, e rideterminandola in 26 anni e mezzo di reclusione. In primo grado la Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – era il 21 febbraio 2022 – aveva inflitto a Marotta proprio la pena di 26 anni e mezzo per omicidio aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione, poi però la procura sammaritana fece ricorso e la Corte d’Assise d’Appello di Napoli comminò l’ergastolo.

Oggi la Cassazione è tornata dunque alla prima condanna, e determinante nella decisione di annullare la sentenza di secondo grado è stato un cavillo giuridico scoperto dal legale di Marotta; l’impugnazione del pm, accolta in appello, avrebbe dovuto infatti essere dichiarata inammissibile perché il pubblico ministero non avrebbe potuto impugnare la sentenza emessa in primo grado nel punto in cui riteneva equivalenti le attenuanti generiche con le aggravanti contestate. Marotta uccise la moglie in una stradina sterrata di Cancello Scalo, frazione di San Felice a Cancello, sparandole sei colpi di pistola da distanza ravvicinata.

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