Collegati con noi

Economia

Truffe bancarie, arrivano i primi rimborsi a 200mila risparmiatori truffati di 11 istituti

Pubblicato

del

Il decreto attuativo è stata pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 21 agosto. Il giorno dopo si è cominciato a rimborsare le vittime dei crack bancari.
Circa 200mila risparmiatori che possono accedere al Fondo da 1,5 miliardi istituito dall’ultima legge di Bilancio, eredità del governo gialloverde caduto la scorsa settimana. Il Fir (Fondo indennizzo risparmiatori) è riservato a chi è stato danneggiato da banche e loro controllate con sede legale in Italia, messe in liquidazione dal 16 novembre 2015 al 1° gennaio 2018, a causa delle violazioni degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza (previsti dal Testo unico della finanza). I titoli indennizzabili sono quindi le azioni e le obbligazioni subordinate emesse da 11 istituti: Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, Credito cooperativo padovano, Banca Brutia, Banca popolare delle province calabre, Banca di Paceco e Credito cooperativo interprovinciale Veneto.
Con la pubblicazione del Dm (terzo e ultimo provvedimento attuativo), si è spalancata una finestra di 180 giorni a partire dal 22 agosto per presentare le richieste di indennizzo, “secondo moduli informatici rinvenibili e compilabili” sul portale gestito dalla Consap (https://fondoindennizzorisparmiatori.consap.it/).
Sulla piattaforma, già attiva a livello informativo dal 1° luglio scorso, sarà anche possibile seguire lo stato dell’istruttoria: l’esame parte subito, secondo l’ ordine di presentazione, senza aspettare la fine dei 180 giorni.

 

Ma chi sono i beneficiari?

Ad attingere alle risorse sono le persone fisiche, gli imprenditori individuali (anche agricoli o coltivatori diretti), le microimprese, le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale. Ma anche i famigliari del risparmiatore truffato (coniugi, uniti civilmente, conviventi more uxorio o di fatto, parenti entro il 2° grado), a cui sono stati trasferiti gli strumenti finanziari dopo la messa in liquidazione della banca. O i suoi successori mortis causa.
Una procedura semplificata e prioritaria, “automatica”, viene riservata a coloro che al 31 dicembre 2018 avevano un patrimonio mobiliare inferiore a 100mila euro (esclusi i titoli per cui si chiede l’ indennizzo, nonché i contratti di assicurazione a capitalizzazione o mista sulla vita); e a coloro che nel 2018 avevano un reddito Irpef inferiore a 35mila euro (al netto di eventuali prestazioni di previdenza complementare erogate sotto forma di rendita). Per gli altri risparmiatori – circa il 10%, secondo le stime del Mef – è previsto invece un esame più approfondito.

Gli importi degli indennizzi

L’ indennizzo oscilla dal 30% (per le azioni) al 95 % (per le obbligazioni) del costo di acquisto dei titoli, entro il limite di 100mila euro ciascuno. Queste percentuali potranno essere incrementate se negli anni 2019, 2020 e 2021 i rimborsi complessivamente erogati secondo il piano di riparto si rivelano inferiori alla previsione di spesa per l’esercizio finanziario.
Cioè se dai bilanci si ottengono maggiori risorse rispetto a quelle destinate (525 milioni per ognuno dei tre anni). Dalla cifra che spetta al risparmiatore vengono detratti gli eventuali importi già ricevuti, in relazione allo stesso strumento finanziario, come altra forma di indennizzo, ristoro o risarcimento. E nel rimborso delle obbligazioni si detrae anche la differenza (se positiva) tra il rendimento degli strumenti finanziari subordinati e quello di mercato di un BTp di durata equivalente, comunicata dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd).

Come avviene l’erogazione

Le somme verranno liquidate con bonifico bancario o postale, con precedenza per chi ha diritto a rimborsi fino a 50mila euro. Al netto di tale corsia “privilegiata” (e del fatto che il ministero ha comunque la facoltà di chiedere integrazioni ai documenti inviati), il principio è semplice: chi prima fa domanda, prima riceve l’indennizzo.
Tenendo però presente che, in caso di variazione delle coordinate bancarie, occorre aggiornare i dati sul portale (così come con qualsiasi altra informazioni richiesta in fase di domanda): altrimenti si perde il diritto al risarcimento.

Advertisement

Economia

Neva punta sull’innovazione con due fondi da 500 milioni

Pubblicato

del

Neva Sgr, la società di venture capital del gruppo Intesa Sanpaolo, raggiunge gli obiettivi con un anno di anticipo e lancia due nuovi fondi con una capacità di investimento di 500 milioni di euro. La vita di Neva è “già piena di successi. Visti i risultati ottenuti, siamo convinti che sia arrivato il momento di crescere ancora”, afferma Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. I nuovi fondi Neva II e Neva II Italia, dedicati a investimenti in società che si impegnano a fornire soluzioni di business a problemi globali, avranno una capacità raddoppiata rispetto ai 250 milioni di euro dei fondi Neva First. In quattro anni di attività “siamo diventati un punto di riferimento non solo in Italia per il venture capital dedicato all’innovazione”, spiega il presidente Luca Remmert.

Risultati ottenuti anche grazie al supporto di Intesa Sanpaolo e alla collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center. Per presentare, oltre ai due nuovi fondi, i risultati conseguiti negli ultimi quattro anni e le prospettive di crescita, la società di venture capital di Intesa Sanpaolo, ha riunito alle Officine grandi riparazioni di Torino una platea di investitori istituzionali, esperti, imprenditori e startupper da tutta Italia e da numerosi altri Paesi, Stati Uniti in testa. Per i nuovi fondi sono stati fissato importanti obiettivi. Neva II punta a una raccolta finale di circa 400 milioni di euro, da investire nelle migliori aziende emergenti altamente innovative a livello mondiale, mentre Neva II Italia prevede di raccogliere 100 milioni di euro da riservare alle realtà italiane. Entrambi i fondi concentreranno l’attenzione su società che operano principalmente nei settori delle scienze della vita, la transizione energetica, la trasformazione digitale, la produzione manifatturiera di nuova generazione e l’aerospazio.

Neva ha deciso di costruire un fondo da 500 milioni perchè “ci presentiamo come un partner robusto solido e consistente”, afferma Mario Costantini, amministratore delegato e direttore generale. In particolare con Neva II Italia “consentiremo – aggiunge – ai fondi pensione, casse di previdenza e fondazioni bancarie di poter entrare in questo mercato”. Grande soddisfazione per le attività svolte negli ultimi quattro anni. Dall’agosto del 2020, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia nei primi due anni, Neva ha raggiunto in anticipo gli obiettivi prefissati, arrivando a investire con i suoi primi tre fondi circa 170 milioni di euro in oltre 40 società altamente innovative e in forte crescita.

Continua a leggere

Economia

Salone nautico Genova, più spazi e mille barche per 64^ edizione

Pubblicato

del

– Ci sono tutti i grandi marchi della nautica, e anche molti nuovi, a presentare gli ultimi modelli dei più innovativi, performanti, eleganti e anche sostenibili yacht, barche a vela e imbarcazioni di ogni taglia e tipologia. Il Salone Nautico internazionale di Genova, arrivato alla 64 esima edizione aprirà i battenti domani, fino al 24 settembre, con più spazi rispetto all’edizione precedente e un “contenitore” più completo, grazie all’avanzamento dei lavori del Waterfront di levante di Genova, progettato dall’architetto Renzo Piano, anche se resta ancora un pezzo di cantiere: il nuovo ingresso nel “vecchio” Palasport ristrutturato, le barche esposte anche nel canale che circonda per intero l’isola del Padiglione Blu.

Al di là della cornice, a testimoniare l’importanza del Salone Nautico di Genova, che conferma la sua vocazione multispecialistica, dagli yacht e superyacht ai fuoribordo, la vela, la componentistica e gli accessori, ci sono i numeri della rassegna: 1.052 brand, 1.030 imbarcazioni esposte, 220 mila metri quadrati di esposizione fra terra e acqua, 100 novità con 30 première, 23 espositori esteri in più dell’anno scorso nel solo settore della produzione. E ancora, più biglietti venduti online rispetto all’anno scorso, la presenza del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini e di Nello Musumeci ministro delle Politiche del mare, a testimoniare l’importanza del settore per l’economia, più il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Il fatturato nazionale della nautica da diporto è cresciuto ancora a doppia cifra, con una corsa che continua ininterrotta da 7 anni, e conferma la leadership globale nella produzione italiana di superyacht che nel 2023 ha registrato +21% rispetto all’anno precedente detenendo il 51% degli ordini globali. Una crescita all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, nei materiali, nelle propulsioni, nelle tecnologie, che vuole diventare una bandiera anche della manifestazione, con il Nautico che punta alla certificazione Iso 20121per l’organizzazione di eventi sostenibili. Moltissime le novità in tutti i settori.

Nel segmento degli yacht e superyacht, al Salone ci saranno fra gli altri l’Amer 120 (35,50 metri) di Amer Yachts, dotato di un sistema catalitico che riduce le emissioni, l’Exuma 35 (35,20 metri) di Maiora, dotato di una terrazza di oltre 130 metri quadrati, e il Sanlorenzo SL86A (26,60 metri) che con l’organizzazione asimmetrica del ponte ha rivoluzionato il mondo dello yachting.

Continua a leggere

Economia

Inflazione turistica, continua la salita dei prezzi

Pubblicato

del

Se nell’estate 2024 si registrerà un record di turisti stranieri in Italia – secondo l’ultimo calcolo di Cna Turismo sono stati oltre 32 milioni -, di certo sono state evidenti anche le difficoltà degli italiani, presi nella morsa del caro-prezzi. Lo confermano anche le stime di Demoskopika che ad agosto registra un tasso di inflazione turistica in aumento dell’1,0% su base mensile e del 4,6% su base annua (da 4,1% del mese precedente).

Crescono su base tendenziale i prezzi di pacchetti vacanza (da 19,5% a 23,2%), servizi ricettivi e ristorazione (da 4,3% a 4,4%). Riprende la crescita tendenziale dei servizi di trasporto (da -2,2% a +0,4%). Stabili i servizi ricreativi e culturali (3,8%). Sul versante congiunturale si registra un incremento più che significativo per i servizi di trasporto, pari al 7,8% rispetto a luglio. Al rialzo principalmente trasporto marittimo (+33,8%) e aereo passeggeri (+16,3%). Il differenziale inflazionistico, in termini tendenziali, tra l’indice generale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) e quello turistico (Nict) cresce in modo significativo portandosi a 3,5 punti percentuali (dai 2,9 di luglio 2024).

L’inflazione turistica acquisita per il 2024 è pari al 4,9%. Tra i primi cinque sistemi regionali a registrare l’inflazione turistica più elevata si collocano Abruzzo (6,5%), Liguria (6,5%), Valle d’Aosta (5,8%), Puglia (5,6%) e Trentino Alto Adige (5,3%). Sul versante opposto la dinamica dei prezzi più contenuta si registra prevalentemente nelle seguenti regioni: Lazio (3,8%), Basilicata (3,6%), Molise (3,6%) e Sicilia (3,4%). In base alle stime di Demoskopika, infine, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo turistico (Ipcat) per l’Italia, sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo, registra a luglio un ritmo di crescita su base annua del 4,2% a fronte di un 4,6% dell’Unione Europea. Una dinamica dei prezzi del “paniere turistico” che colloca il belpaese al terzo posto preceduto soltanto da Portogallo (2,4%) e Francia (2,7%). Sul, versante opposto, a presentare, infine, un andamento dell’inflazione turistica più elevato dell’Italia le rimanenti destinazioni osservate: Polonia (6,8%), Grecia (6,8%), Paesi Bassi (6,1%), Austria (5,5%), Germania (4,9%), Svezia (4,7%) e Spagna (4,4%).

Conferma l’allarme il Codacons: il 45% degli italiani, circa 27 milioni di cittadini, secondo l’associazione, non si è concesso tra giugno e settembre una vacanza, e per la metà di questi il caro-prezzi nel settore turistico è la causa di rinuncia alle partenze. Nel 2019 la percentuale di chi rinunciava alle vacanze estive si attestava al 39%, oggi raggiunge il 45% – analizza il Codacons – e questo significa che rispetto al periodo pre-Covid è aumentato di 3,6 milioni il numero di italiani che non si concede una villeggiatura. Alla base di tale trend negativo il caro-prezzi che ha colpito il comparto turistico: non a caso più di un cittadino su due, il 55% di chi non parte, motiva tale decisione con l’impossibilità di affrontare le spese legate a una vacanza.

Ed effettivamente a parità di notti fuori casa e di beni e servizi acquistati, la spesa pro-capite di chi va in vacanza tra giugno e settembre (tra viaggio, alloggi, cibo e servizi vari) è salita in 5 anni del 26,3%, passando da una media di 950 euro del 2019 ai circa 1.200 euro del 2024, con un incremento di circa 250 euro a persona – stima il Codacons. “Tutti i numeri sul turismo confermano purtroppo i nostri allarmi circa la stangata che ha colpito le vacanze estive degli italiani – afferma il presidente Carlo Rienzi – Rincari del tutto ingiustificati dovuti unicamente alla ripresa del turismo nel nostro Paese e alla crescita delle presenze di visitatori stranieri, che hanno portato gli operatori del settore a ritoccare al rialzo i listini”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto