Matteo Salvini, il vicepremier favorevole, dice che “ci sarà il pieno sostegno del governo senza farsi carico di oneri diretti alla candidatura italiana”. Attenzione alla espressione “oneri diretti” perché poi tornerà utile in futuro.
In ogni caso era questa la rassicurazione di cui il Coni aveva bisogno. Ora l’8 ottobre la delegazione italiana sarà a Buenos Aires per la sessione annuale del Comitato internazionale olimpico, e ci andrà “nulla osta” ricevuto da Palazzo Chigi, che è disponibile a firmare gli atti necessari per formalizzare la candidatura dell’ Italia (si tratta di impegni di carattere generale su diritti umani, libera circolazione delle persone, antidoping), purché le garanzie economiche le metta qualcun altro (le Regioni). Questa dichiarazione è quanto basta a Giovanni Malagò per curare il suo sogno olimpico, quello che fu interrotto bruscamente a Roma da Virginia Raggi. Ma che fine ha fatto Torino? Oltre a Milano e Cortina c’era inizialmente. Ha preferito sfilarsi dal cosiddetto “tridente”, è ancora in corso, proprio perché garantirebbe alla candidatura il finanziamento statale. Per ora Chiara Appendino (che ha problemi in maggioranza in consiglio) non sembra intenzionata a ripensarci, anzi, continua a ribadire la superiorità del suo dossier rispetto agli altri. A Roma la pensano diversamente anche nel suo M5s. Se la situazione non cambierà, al ritorno dal congresso Cio, il Coni provvederà a votare in giunta il passaggio dal tridente al tandem Milano-Cortina. Le chance aumentano, insieme alle difficoltà degli avversari (Canada e Svezia sono alle prese entrambe con problemi politici) e al diminuire dei veti incrociati interni. L’ assegnazione sarà decisa a ottobre 2019 a Milano (potrebbe pure essere anticipata).
Poi, in caso di vittoria, bisognerà trovare i soldi: almeno 400 milioni di euro da investire negli impianti, ma Lombardia e Veneto sono tranquille.
Anche perché la frase sibillina di Salvini, che ha parlato solo di “oneri diretti”, lascia aperta una porticina per i vari aiuti “indiretti” che farebbero molto comodo alle Regioni. Da Roma a Milano, passando per Cortina, sono tutti convinti che in qualche modo le risorse salteranno fuori: lo crede anche Torino, che teme di rimanere beffata e per questo chiede inutilmente “chiarezza”.