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Il Chelsea di Sarri vince l’Europa League, battuto 4-1 l’Arsenal a Baku

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Sarri dedica la vittoria dell’Europa League ai tifosi del Napoli: sono andato all’estero per non andare in una squadra italiana ma…

L’Europa League e’ del Chelsea di Maurizio Sarri: i Blues nella finale di Baku si aggiudicano con il punteggio di 4-1 il derby londinese contro l’Arsenal e conquistano la coppa. E’ il primo trofeo in carriera per il tecnico toscano che potrebbe chiudere in anticipo la sua esperienza inglese ed accettare la corte della Juventus che lo vorrebbe per il dopo-Allegri. Nella notte di Baku trionfa il Chelsea che dopo un inizio in sordina nella ripresa dilaga, segnando tre gol in 20 minuti, trascinato da Hazard – autore di una doppietta e prossimo all’addio ai Blues dopo sette stagioni (il Real Madrid lo aspetta) – e Giroud. Esce a testa alta l’Arsenal, capace nel primo tempo di mettere in difficolta’ i blues. Non riesce il poker al tecnico dei Gunners Unai Emery, capace di vincere l’Europa League per tre volte di fila quando era alla guida del Siviglia. In attesa di sciogliere i dubbi sul suo futuro, Maurizio Sarri (che ha ancora due anni di contratto con il Chelsea) opta per il 4-3-3 con Hazard, Giroud e Pedro a formare il trio d’attacco. A centrocampo il tecnico toscano non rinuncia a Kante’, in dubbio fino all’ultimo momento, e schiera il francese al fianco di Jorginho e Kovacic; Azpilicueta ed Emerson esterni con Christensen e David Luiz centrali di difesa mentre parte dalla panchina Higuain. Emery risponde col 3-4-1-2 con Cech (alla sua ultima partita da giocatore e dalla prossima stagione dirigente del Chelsea) in porta, Ozil dietro le punte, Lacazette e Aubameyang. Maitland-Niles e Kolasinac esterni con Torreira e Xhaka in mezzo al campo. In difesa ci sono Sokratis, Koscielny e Monreal. Non c’e’ Henrikh Mkhitaryan che ha scelto di rinunciare alla finale di Baku a causa delle tensioni politiche tra il suo Paese, l’Armenia, e l’Azerbaigian. L’Arsenal parte meglio, mentre il Chelsea esce alla distanza. Il primo lampo e’ dei Gunners (9′): cross al centro respinto con i pugni da Kepa. Aubameyang e’ il primo ad arrivare sul pallone ma il suo diagonale non inquadra la porta. L’Arsenal e’ decisamente piu’ proiettato all’attacco e si rende pericoloso con Kolasinac (16′) e poi con Lacazette (18′) che va giu’ in area di rigore dopo un contatto con Kepa (ma per Rocchi e’ tutto regolare). Il Chelsea sembra quasi far fatica a contenere le folate offensive della squadra di Emery che continua a rendersi ancora pericolosa con Maitland-Niles (20′) con Jorginho che devia in angolo e (28′) con Xhaka la cui conclusione sfiora la traversa. Bisogna aspettare la mezzora per vedere il Chelsea impensierire gli avversari quando la conclusione di Emerson Palmieri e’ deviata in angolo da Sokratis. Dopo una fase iniziale tattica e contratta le due squadre attaccano con convinzione e ne viene fuori una partita aperta e divertente. Al 34′ ancora Emerson pericoloso ma Cech respinge. L’Arsenal risponde due minuti dopo (37′): Xhaka serve in area Kolasinac la cui conclusione e’ respinta da Kepa. Al 40′ occasionissima per il Chelsea: diagonale di sinistro di Giroud che trova pronto Cech che devia in tuffo in angolo. La ripresa comincia cosi’ come era finito il primo tempo e cioe’ con il Chelsea all’attacco (e pericoloso) che al 4′ trova il gol del vantaggio con Oliver Giroud (uno dei tanti ex di questa sfida) che capitalizza di testa in tuffo un cross di Emerson anticipando Koscielny e battendo Cech. L’Arsenal non ha il tempo di riorganizzarsi che al 15′ arriva il 2-0 del Chelsea: Hazard serve Pedro che in corsa di sinistro batte Cech. Il colpo del ko arriva su rigore al 20′: Maitland-Niles atterra in area Giroud, per Rocchi non ci sono dubbi e dagli 11 metri Hazard segna il gol del 3-0. La partita sembrerebbe chiusa ma al 25′ arriva il gol di Iwobi che riaccende le speranze dell’Arsenal. Speranze che pero’ durano qualche giro di lancette perche’ al 27′ arriva il quarto gol, il secondo personale di Hazard. La notte di Baku e’ dolce per Maurizio Sarri che puo’ finalmente alzare un trofeo importante. Nei prossimi giorni se ne sapra’ di piu’ sul suo futuro: le sirene torinesi, sponda Juventus, potrebbero davvero essere irresistibili per il tecnico toscano.

Maurizio Sarri, col trionfo di stasera a Baku, diventa l’ottavo allenatore italiano a conquistare l’Europa League, il primo da quando la vecchia Coppa Uefa ha assunto la nuova denominazione e l’unico a farlo guidando una squadra straniera. Prima di Sarri avevano iscritto il loro nome nell’albo d’oro Giovanni Trapattoni (Juventus 1977 e 1993 e Inter 1991), Ottavio Bianchi (Napoli 1989), Dino Zoff (Juventus 1990), Giampiero Marini (Inter 1994), Nevio Scala (Parma 1995), Gigi Simoni (Inter 1998) e Alberto Malesani (Parma 1999). Sarri è inoltre diventato il tecnico più anziano ad alzare l’Europa League con i suoi 60 anni e 139 giorni. Strappato il record a Josè Mourinho, che nel 2017 con il Manchester United aveva 54 anni e 118 giorni. Nemmeno il tempo del fischio finale che da Napoli sono partiti i complimenti di Aurelio de Laurentiis e di tutta la squadra del Napoli “a Maurizio Sarri per la vittoria con una prestazione travolgente”.

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L’Italia ritrova Tonali e rinasce, ora testa a Israele

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Voglia di rivalsa tanta, e poi gioco e gambe per mettersi alle spalle il flop degli Europei. La vittoria sulla Francia dell’Italia di Spalletti segna un nuovo spartiacque della non sempre facile avventura della Nazionale: l’uscita di scena in Germania, da campioni in carica, resta sempre una pagina amarissima, certo è che se si doveva ripartire non poteva esserci contesto migliore di quello del Parco dei Principi. Una vittoria in rimonta nel match d’esordio della Nations League che mette in un angolo i fantasmi del disastroso Europeo di due mesi fa: Luciano Spalletti ritrova il sorriso, ha lasciato Parigi con con tre punti e soprattutto con la consapevolezza che qualcosa è davvero cambiato.

Archiviati i primi 20 minuti da incubo, con il gol subito dopo una manciata di secondo, gli azzurri si sono ricompattati. Spalletti ha definito i suoi “dei giganti” ma soprattutto ha ritrovato quei giocatori che, ad esempio in Germania contro la Svizzera non c’erano (Calafiori, Dimarco e Tonali, giusto per fare i nomi) e che nella Ville Lumiere sono stati note armoniosi nello spartito del successo sulla nazionale francese. I gol dell’Italia sono stati un piccolo grande manifesto di realtà. Uno l’ha segnato Davide Frattesi, che sarebbe titolare in 19 squadre della Serie A, ma fa la riserva nell’unica in cui deve giocare. Il terzo gol è stato di Giacomo Raspadori che presto avrà un destino simile: la panchina nel Napoli.

Il pareggio di Dimarco con un tiro al volo sotto la traversa è nato da un colpo di tacco di Sandro Tonali, tornato in Nazionale dopo aver scontato dieci mesi di squalifica per la vicenda delle scommesse. Il ct ne ha esaltato la prestazione (“Abbiamo ritrovato un giocatore fortissimo, avevamo paura che non avesse i novanta minuti nelle gambe e invece alla fine ha dato due ‘sgasate’ da far paura”) e lui ha messo in campo tutte le sue qualità, facendo vedere quanto ha perso con la sua squalifica la Nazionale agli Europei e cosa ha perso il Milan nel cederlo al Newcastle. E le parole del ct appaiono come una riconferma anche per il match con Israele. L’Italia ha messo in campo “grinta e voglia di rivalsa” come ha sottolineato Andrea Cambiaso. Entusiasmo e libertà di giocare, altri concetti vincenti: “Abbiamo fatto una grande partita dal punto di vista dell’orgoglio e dell’approccio in campo – ha aggiunto l’esterno azzurro – Ci sentiamo tutti più liberi di giocare, non che prima non lo fossimo, con il ct che è sempre stato molto disponibile e ci ha lasciato liberi di esprimerci. Poi – aggiunge – il cambio di gioco deciso dal ct è stata l’arma vincente”.

Il compito degli Azzurri e di Spalletti, ora, è non solo di far bene in Nations League – passaggio importante anche per le qualificazioni ai prossimi Mondiali – ma anche quello di riconquistare l’affetto dei tifosi. Ieri sera la partita è stata seguita su Rai1 da 5 milioni 567mila spettatori e il 31.1% di share, quasi la metà dei 12 milioni di media di Italia-Svizzera dello scorso mese di luglio, ultima apparizione dell’Italia agli Europei; più o meno alla sessa ora, su Sky e Supertennis andava in scena la semifinale degli US Open con Jannik Sinner che ha fatto registrare una media di oltre 2,3 milioni di spettatori unici. Intanto gli azzurri hanno raggiunto Budapest, in Ungheria, per la prossima sfida con Israele. Arrivo in mattinata ed allenamento nel pomeriggio. Il prossimo impegno di Nations è lunedì sera nella capitale magiara contro gli israeliani (ore 20.45, diretta su Rai 1 – arbitra lo slovacco Kruzliak) andranno a caccia di altri tre punti utili anche per un posto tra le teste di serie al sorteggio per le qualificazioni al Mondiale del 2026.

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Us Open: Sinner sogno americano ‘finale Slam è speciale’

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Il sogno americano è a un passo. A sette mesi dal trionfo a Melbourne che gli regalava il primo slam e da lì la corsa, andata a buon fine, a diventare il n.1 al mondo, Jannik Sinner si ritrova di nuovo a fare i conti con la storia: a New York sul cemento di Flushing Meadows il tennista azzurro va a caccia degli Us Open. Dopo aver battuto l’amico Draper, al termine di una maratona resa ancora più complicata dall’afa, Sinner dovrà vedersela con Taylor Fritz: tra il n.1 al mondo e la conquista dello slam americano c’è il ricchissimo padrone di casa. I due si incontrano per la terza volta e il bilancio finora è di un successo per parte: alte le motivazioni per entrambi, Sinner non vuole lasciarsi fuggire l’occasione di vincere il secondo slam nella stessa stagione, e fare un altro salto tra i più grandi dopo settimane difficili per il caso della positività al doping (tennista assolto, ma la Wada ha ancora la possibilità di fare ricorso).

Il golden boy a stelle e strisce ha l’ambizione di restituire a un americano il titolo degli Us Open che manca da oltre vent’anni, quando a esultare nel 2003 fu Andy Roddick. L’ultimo americano ad arrivare in finale, tre anni dopo, battuto da Roger Federer. Da allora più nulla è per questo che Fritz, che già a due anni teneva la racchetta in mano cresciuto in una famiglia di tennisti, si trascina il tifo di un’America che aspetta questo momento da troppi anni. E proprio il tennista di San Diego, già papà del piccolo Jordan, adesso si dice pronto a sfidare il n.1 e convinto anche di poterlo battere. “Sono fiducioso e so che quando gioco bene posso battere chiunque – le parole del 27enne californiano – Con Jannik sarà diverso, giocherò da sfavorito. Ma contro di lui mi sono sempre ben comportato. Il traguardo? Per L’America è una grande cosa, penso che faccia capire che stiamo provando a vincere uno Slam”. Sinner, alla sua 60/a partita in stagione (il bilancio è di 54 vittorie e 5 sconfitte) punta a regalarsi il secondo slam: “Ho solo un’esperienza di finale alle spalle, non è molto – ha detto il campione altoatesino – quando arrivi a giocare la domenica significa che hai fatto un ottimo risultato.

Lo slam è diverso, penso comunque che bisogna scendere in campo anche per divertirsi. Da Melbourne a oggi ci sono state tante vittorie, momenti belli, altri difficili. Una finale slam è speciale, e sarà una domenica speciale”. Il match con Draper è stato seguitissimo in tv nonostante la concomitanza con la nazionale di Spalletti: ora il grande appuntamento a New York. Sinner circondato dal suo staff e dalla fidanzata Anna Kalinskaja dopo il match è apparso con il ghiaccio sul polso mentre pedalava sulla cyclette. Nessun allarme però. “Due anni e mezzo fa quando abbiamo iniziato questo percorso, il nostro obiettivo era portare Jannik a un livello per cui potesse andare in fondo in tutti i i tornei. Ed è quello che ha fatto quest’anno con continuità. Jannik sta crescendo, non deve giocare solo su se stesso ma anche sulle debolezze dell’avversario. Una finale Slam non è un traguardo facile da raggiungere, speriamo di fare l’ultimo passo domenica” le parole del coach Simone Vagnozzi. Contro l’americano, trascinato dal tifo di casa, Sinner va a caccia di un’altra perla: sempre più vicino a chiudere la stagione 2024 da numero 1, l’azzurro confida in una nuova “domenica speciale”.

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Truffato e derubato l’ex arbitro Paolo Casarin

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Anche l’ex arbitro Paolo Casarin, oggi 84enne, è finito tra le vittime della classica truffa del finto incidente stradale con parente nei guai, come si legge oggi su ‘Il Giorno’, e gli sono stati rubati in casa denaro e preziosi per un valore di circa 40mila euro. L’ex arbitro e opinionista tv ha presentato denuncia il 27 agosto scorso, raccontando di aver ricevuto una telefonata da una persona che si è spacciata per un militare, invitandolo a ritirare un verbale urgente che riguardava il figlio coinvolto in un incidente stradale.

Casarin è andato a San Donato Milanese seguendo le indicazioni dell’interlocutore, che ha continuato a tenerlo al telefono per impedirgli di chiamare altre persone. Dopo mezz’ora, però, l’ex arbitro ha chiuso la conversazione ed è tornato a casa dove ha scoperto che, nel frattempo, qualcuno aveva detto alla moglie di consegnare tutto quello che aveva di prezioso nell’abitazione, sempre con la scusa del figlio che, ovviamente, in realtà stava benissimo.Casarin si è rivolto ai carabinieri, che hanno acquisito le immagini del suo impianto di sorveglianza.

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