Napoli è città dalla sconvolgente bellezza, un laboratorio permanente di creatività, cultura e innovazione. Ha lasciato tracce importanti che ancora oggi identificano il nostro paese nell’immaginario internazionale. Tra i segni indelebili che Napoli ha lasciato, la Real Fabbrica di Capodimonte e la sua produzione di porcellane ancora oggi rappresentano un’eccellenza indiscussa. Senza ripercorrere la storia, ai più già nota, vale la pena invece ricordare che questa nobile produzione esiste ancora oggi, esiste un intero comparto produttivo fatto di aziende e botteghe che ha un cuore, l’Istituto ad indirizzo raro della porcellana di Capodimonte, il Caselli – De Sanctis cui fu assegnato il compito, nel 1961, di tramandare le competenze e la tradizione della Real Fabbrica. Esiste dunque una realtà unica in italia e nel mondo, un modello estremamente innovativo nel cuore del Parco di Capodimonte: la scuola della porcellana. Formazione, produzione e cultura, una scuola tutt’uno con la fabbrica e con un museo, in via di allestimento, il MUDI – museo didattico della porcellana. L’impianto didattico e organizzativo non è lontano da quello della storica Bauhaus ma con un focus sulla porcellana e sulla ceramica e con una significativa differenza, c’è una fabbrica ancora viva, un marchio storico protetto e brevettato, il giglio borbonico. Un cerchio che si chiude quindi, che raccoglie al suo interno tutte le fasi dall’ideazione alla produzione e commercializzazione, dalla storia alla contemporaneità.
Artigianato, scienze, arte e design convivono in una sorta di officina creativa permanente con scambi internazionali, dove passano artsti del calibro di Liu Jianhua, Walead Beshty o Santiago Calatrava, e lavorano con studenti, docenti e maestri, dove all’improvviso arrivano turisti da tutto il mondo, passando dagli gli spazi espositivi ai laboratori, dove si incontrano docenti, universitari e ricercatori insieme a gente comune che desidera respirare il senso più profondo di un’esperienza creativa unica. Un luogo di condivisione, un luogo magico immerso nei suoni e nei colori del Real Bosco. Un’esperineza dei sensi e della mente. Quest’anno, in occasione dell’edizione 2019 della manifestazione Buongiorno Ceramica, l’Istituto ad indirizzo raro Caselli-De Sanctis e la Real Fabbrica Di Capodimonte apriranno nuovamente il Forno Civico, sarà quindi possibile ammirare sia le produzioni delle aziende del territorio (ad esempio attanasio, carusio, cooperativa goleto) sia quelle degli allievi della scuola, oltre ai magnifici oggetti disegnati per le nuove collezioni prodotte dalla Real Fabbrica di Capodimonte. Un progetto quello del Forno Civico nato a supporto dell’intera filiera, con uno scopo sociale alto. Un modello di impresa sociale dove il pubblico interviene a sostegno del privato per determinare non solo una rigenerazione culturale ma anche economica e di mercato. Così si costruisce un futuro possibile e di qualità per le nuove generazioni, con queste premesse ha senso una scuola che tramandi competenze stratificate a giovani che possano poi rintracciare una domanda concreta di mercato.
Evento centrale e straordinario dell’evento di quest’anno sarà la mostra “IL PRESEPE LIBERATO”, collezione ideata da Valter Luca De Bartolomeis e realizzata dai maestri dell’Istituto, partendo dal presepe storico napoletano, all’interno del quale sono stati scelti e decontestualizzati alcuni elementi – volti, braccia, simboli naturalistici, ecc. – che, liberati dalla scenografia e dall’allestimento consueti, sono stati ricontestualizzati in oggetti d’uso quotidiano, dal vaso al centro tavola fino al gioiello indossabile. Il simbolismo del presepe rivive in un racconto nuovo che rievoca la bellezza classica, che parla del rapporto tra uomo e natura, tra bene e male, scaramanzia napoletana e forza del divino. Piante apotropaiche e tralci di natura, sempre presenti nel presepe, sono stati recuperati direttamente nel bosco di Capodimonte. I danni del maltempo che ha colpito recentemente il verde pubblico di Napoli, ha danneggiato anche il Real Bosco. Foglie, cortecce e rami degli alberi abbattuti sono stati raccolti e utilizzati come stampi per simboleggiare la sopravvivenza della natura attraverso l’uso della porcellana. A corredo della collezione di oggetti, saranno presentati una serie di vasi, sempre in edizione limitata, dipinti a mano dagli allievi dell’Istituto, che hanno utilizzato per i decori segni e colori caratteristici dei tessuti impiegati nelle vestizioni dei pastori, dal porpora al vermiglio alle nuance di oro, rievocando la tradizione anche nei dettagli. In particolare sono stati scelti gli abiti dei circassi, I mori del presepe, che testimoniano la convivenza storica di diverse culture all’interno delle tradizioni di una città come Napoli, da sempre aperta e inclusiva. L’eccezionalità del progetto sta proprio nella rivisitazione contemporanea operata attraverso il design su pezzi che provengono dall’arte e dall’artigianato presepiale antichi, che rinascono, rivivono e soprattutto trovano una funzione d’uso al di là della pura estetica, entrando nelle case, arredando finemente le tavole, adornando con eleganza.
Dirigente dell'Istituto ad indirizzo raro Caselli - De Sanctis e della Real Fabbrica di Capodimonte. Laurea in architettura, Dottore di ricerca in Tecnologia dell'Architettura, Perfezionamento in Arredamento, Design e Grafica, Specializzazione in Disegno industriale, presso la Facoltà di Architettura di Napoli Federico II.
Ha partecipato all'organizzazione e al coordinamento scientifico di workshop, seminari, mostre e convegni. Ha collaborato ad iniziative della rete nazionale SDI, Sistema Design Italia, nella Unità di Napoli "Federico II". Membro del comitato scientifico del Wd Workshop design selezione Compasso d'oro 2004 e del progetto di ricerca-azione INPORCELLANE per il comparto della porcellana di Capodimonte.
Autore di numerosi libri e saggi su design e comunicazione per la valorizzazione del patrimonio culturale e del territorio. Docente di Graphic Design presso l'Accademia di Belle Arti di Frosinone.
Un tycoon delle criptovalute sta per mangiare la banana appiccicata alla parete di Maurizio Cattelan. Pagando 6,2 milioni di dollari da Sotheby’s, il collezionista Justin Sun, fondatore della piattaforma Tron, ha battuto altri sei concorrenti per una di tre edizioni dell’opera concettuale Comedian creata nel 2019 dall’artista padovano celebre in tutto il mondo per le sue provocazioni. Sun, che nella sua raccolta ha un Giacometti da 78 milioni comprato nel 2021, ha seguito l’asta da Hong Kong e pagato in criptovalute. Dopo aver messo le mani su Comedian ha fatto sapere che “nei prossimi giorni mangerà la banana come parte di questa unica esperienza artistica, onorandone il ruolo sia nella storia dell’arte che nella cultura pop”.
La banana in questione era stata acquistata poche ore prima dell’asta per 35 centesimi da un banchetto di frutta e verdura dell’Upper East Side: assieme al nastro adesivo grigio che l’attacca alla parete, deve essere sostituita regolarmente e questo fa parte del progetto di Cattelan che aveva inteso Comedian come una satira delle speculazioni del mercato: “Su che base un oggetto acquista valore nel sistema dell’arte?”, si era chiesto l’artista famoso per America, il water d’oro massiccio installato nel 2016 al Guggenheim. Piu’ di recente lo stesso Cattelan aveva aggiunto che “l’asta sara’ l’apice della carriera di Comedian. Sono ansioso di vedere quali saranno le risposte”.
Comedian aveva debuttato ad Art Basel Miami dove la galleria Perrotin ne aveva venduto le tre edizioni, due per 120 mila dollari e la terza per 150 mila, pagati da un anonimo acquirente che l’aveva poi donata al Guggenheim. Durante la fiera, l’artista delle performance David Datuna ne aveva mangiata una, costringendo Perrotin a chiudere lo stand prima del tempo. Un’altra banana era stata mangiata l’anno scorso da uno studente d’arte sudcoreano nel museo della fondazione Samsung a Seul: il giovane si era giustificato dicendo che “aveva fame”. Uno dei concetti alla base dell’installazione e’ che le sue parti devono essere continuamente rigenerate.
“Non è solo un’opera d’arte,” ha dichiarato Sun a Sotheby’s: “Comedian è un fenomeno culturale che collega i mondi dell’arte, dei meme e della comunità delle criptovalute e che ispirerà ulteriori discussioni in futuro”. Fatto sta che gia’ prima di essere messa all’asta, la banana è stata oggetto di attenzione quando, all’inizio di novembre, l’executive di Sotheby’s Michael Bouhanna ha lanciato anonimamente una criptovaluta ispirata a Cattelan e denominata $Ban.
Immediatamente accusato di aver usato informazioni riservate per guadagnare sull’aumento del prezzo del token, l’executive ha negato, dichiarando di aver “scelto di lanciarlo per hobby in modo anonimo”, senza associazioni quindi con il suo profilo personale. Due rivali di Sun all’asta di Sotheby’s avevano investito nella cripto di Bouhanna. Uno dei due, Theodore Bi, voleva comprare Comedian come dono per Elon Musk ma si era fermato alla soglia dei 2,5 milioni di dollari.
Dopo sei anni di chiusura, la Casa della Fontana Piccola di Pompei riapre al pubblico, rivelando nuovamente tutta la sua bellezza. Questo straordinario esempio di architettura pompeiana torna a incantare i visitatori con i suoi affreschi, i colori vividi e una fontana unica, simbolo dell’arte e della cultura dell’antica città.
Un esempio di eleganza pompeiana
La Casa della Fontana Piccola è un autentico capolavoro. I suoi affreschi murari, con il celebre rosso pompeiano, e le decorazioni ricche di dettagli, raccontano la vita e i costumi dell’epoca. Ma ciò che rende davvero speciale questa dimora è la fontana visibile già dall’ingresso. Si tratta di un’opera d’arte decorata con tessere di pasta vitrea e valve di mollusco, con un sistema che faceva sgorgare acqua dalla bocca di una maschera tragica in marmo e dal becco di un’oca tenuta da un amorino in bronzo.
Storia e particolarità della domus
Costruita unendo due abitazioni precedenti, la casa aveva due ingressi su via di Mercurio, simbolo dello stato sociale elevato dei proprietari. Danneggiata dal terremoto del 62 d.C., fu quasi completamente affrescata in IV stile pompeiano, pochi anni prima dell’eruzione del Vesuvio. Le pareti laterali del peristilio presentano paesaggi mozzafiato, tra cui una veduta di città marittima, un tema molto in voga nella decorazione di giardini.
Esplorata tra il 1826 e il 1827 dall’architetto Antonio Bonucci, direttore degli scavi, la casa sarebbe appartenuta a Helvius Vestalis, un pomarius (mercante di frutta), secondo un’iscrizione elettorale trovata sulla facciata.
I restauri e gli interventi strutturali
La casa è stata oggetto di importanti lavori di restauro per preservarne la struttura e garantirne la sicurezza. Tra gli interventi principali:
Rinforzo strutturale delle travi in calcestruzzo dell’atrio principale, utilizzando materiali innovativi come il fibrorinforzo (FRP).
Impermeabilizzazione dei solai per prevenire infiltrazioni.
Revisione delle coperture, inclusa quella del peristilio, per proteggere la casa dagli agenti atmosferici.
Le coperture, già restaurate nel 1971, sono state riportate all’altezza originaria per restituire l’antica volumetria della dimora.
L’iniziativa “Raccontare i cantieri”
Con la riapertura della Casa della Fontana Piccola, prende il via una nuova stagione di “Raccontare i cantieri”, giunta alla sua quarta edizione. Ogni giovedì, fino al 17 aprile 2025, i possessori della MyPompeii Card potranno visitare i cantieri di restauro in corso nel Parco Archeologico, iniziando proprio dalla Casa della Fontana Piccola.
Conclusione
La riapertura della Casa della Fontana Piccola rappresenta non solo un recupero storico di grande valore, ma anche un’occasione per riflettere sulla continua necessità di valorizzare e preservare il nostro patrimonio culturale. Un appuntamento imperdibile per tutti gli amanti della storia e dell’archeologia.
Il Gruppo del Gusto della Stampa Estera ha scelto L’Aquila per celebrare il 20° Premio dedicato all’eccellenza agroalimentare italiana, un traguardo prestigioso che quest’anno rende omaggio a Marino Niola, antropologo e divulgatore scientifico, nella categoria “Divulgatore dell’autenticità agroalimentare italiana”.
Il contributo di Marino Niola all’antropologia della gastronomia
Marino Niola (nella foto Imagoconomica in evidenza) , nato a Napoli nel 1953, è un antropologo della contemporaneità, noto per i suoi studi sulle pratiche devozionali, le trasformazioni culturali legate alla globalizzazione e, soprattutto, per il suo contributo alla comprensione dei riti e simboli della gastronomia contemporanea.
Docente all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Niola insegna discipline come Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea. È inoltre editorialista de La Repubblica, dove cura la rubrica “Miti d’oggi” sul Venerdì, e collabora con testate nazionali e internazionali come Il Mattino e Le Nouvel Observateur.
Tra i suoi numerosi saggi, si ricordano titoli come:
Si fa presto a dire cotto. Un antropologo in cucina (2009)
Homo dieteticus. Viaggio nelle tribù alimentari (2015)
Andare per i luoghi della dieta mediterranea (2017)
Mangiare come Dio comanda (2023).
Queste opere riflettono il suo impegno nel valorizzare la cultura alimentare italiana, esplorando le radici antropologiche e culturali che legano il cibo alle identità locali e nazionali.
Il Premio del Gruppo del Gusto
Il Premio del Gruppo del Gusto, giunto alla sua 20ª edizione, si propone di valorizzare e promuovere l’agroalimentare italiano a livello internazionale, grazie alla partecipazione di giornalisti esteri provenienti da 34 Paesi e 5 continenti. Marino Niola è stato selezionato per la sua capacità di divulgare l’autenticità e la tradizione agroalimentare italiana, combinando rigore scientifico e passione narrativa.
La cerimonia a L’Aquila
La premiazione si terrà sabato 23 novembre, alle ore 18, nella Sala ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo, a L’Aquila. Durante l’evento, verranno premiate altre eccellenze del settore, tra cui:
Tenuta Vannulo (categoria “Esercizio legato all’alimentare da almeno 100 anni della stessa famiglia”);
Cooperativa Altopiano di Navelli (categoria “Consorzio/cooperative a difesa dei valori agroalimentari italiani”);
Associazione PIZZAUT (Premio speciale della giuria per l’inclusione lavorativa di giovani autistici).
L’importanza del riconoscimento
Il premio a Marino Niola sottolinea l’importanza di valorizzare le eccellenze italiane, non solo nella produzione agroalimentare, ma anche nella capacità di raccontare il legame profondo tra cibo, cultura e identità. L’impegno di Niola nel promuovere la dieta mediterranea e nel raccontare le tradizioni culinarie italiane lo rende una figura chiave nella diffusione internazionale del patrimonio enogastronomico italiano.
Grazie al suo lavoro, il professor Niola contribuisce a consolidare l’immagine dell’Italia come culla di tradizioni culinarie uniche e radicate nella storia. Questo premio rappresenta un ulteriore riconoscimento del suo ruolo cruciale come ponte tra antropologia, cultura e divulgazione enogastronomica.